ART. 5: URGENTE LA DEFINIZIONE DEI CREDITI PER I PRECARI
Si sta verificando, con l’approvazione in via definitiva da parte del CdM del 3 Agostodello schema di decreto legislativo che definisce le “norme generali in materia di formazione
degli insegnanti ai fini dell'accesso all'insegnamento” ai sensi dell’art. 5 della legge 53/03,
quanto da tempo il MIIP aveva preannunciato. Effettuata una manciata di immissioni in
ruolo, si appronta un nuovo sistema di reclutamento attraverso il 3+2; nel contempo si cerca
di tranquillizzare i precari (l’attuale sistema di reclutamento resterà in vigore ancora per due
anni) e di ingenerare ancora una volta un insensato e irragionevole clima da “si salvi chi può”,
tra false illusioni e speranze di quanti ritengono di poter entrare in ruolo con le prossime
tornate. Il tutto si risolverà a breve in una catastrofe per i più: mancano infatti, nel citato
decreto, norme transitorie, unica vera forma di tutela e soluzione a fronte di quanto si sta
prospettando, soluzione che deve naturalmente essere organica e reale nel rispetto del diritto:
le cabale dei numeri non sono più tollerabili!
Ricordiamo che la questione precariato, nonostante le varie dichiarazioni del Ministro
Moratti, è tutt’altro che risolta, come del resto risulta dagli stessi dati ufficiali del MIUR
pubblicati di recente nel volume “La scuola in cifre”: di contro a un esiguo numero di
immessi in ruolo, ripetiamo, il problema rimane irrisolto e sarà destinato ad acutizzarsi; i
futuri pensionamenti anziché aprire possibilità di stabilizzazione per i precari, nella logica
ministeriale, e secondo un trend in atto da diversi anni, si risolveranno ipso facto in un taglio
di personale, come già mostrano nella loro nuda evidenza i dati.
Sarebbe stato quindi dovere preciso del Ministro, prima di andare a definire il nuovo,
stabilire in maniera chiara e inequivocabile il destino dei precari, che oggettivamente
costituiscono un patrimonio per la scuola, possedendo un notevole bagaglio di esperienze e
competenze (un alto “profilo formativo e professionale”, come denominato nel decreto)
costituito da anni e anni di insegnamento, una o più lauree quadriennali, abilitazioni plurime,
una mole di titoli culturali, che non ha uguali all’interno della scuola e che non appartiene e
non apparterrà ad alcuna altra categoria di docenti, tanto meno – è evidente – alla nuova
prevista dall’art. 5. Dobbiamo invece constatare ancora una volta come il Ministro sia più
interessato a definire il “mirabolante” nuovo – mirabolante nuovo sempre secondo la bassa
logica dei suoi “innovativi” interventi – piuttosto che seriamente impegnato a risolvere le
vere, concrete e cruciali questioni della scuola. L’esiguo passaggio del decreto del 3 agosto,
sapientemente non definito dal Ministro («le modalità ed i criteri per l'accesso ai corsi [quelli
che andranno a costituire il nuovo canale di formazione e reclutamento] da parte di coloro
che risultino in possesso di titoli di studio universitario acquisiti in base al previgente
ordinamento» saranno definite in un successivo decreto), a questo punto costituisce il
riferimento più importante, la vera questione e il luogo vero delle norme di transizione: non
vorremmo, e però già lo temiamo, che l’indeterminatezza del passaggio sia voluta da chi
intenda garantire alcuni privilegi anziché operare per fornire soluzioni. Sarebbe veramente
troppo!
Il MIIP aveva presentato da tempo e per tempo, in relazione all’art. 5, una precisa
richiesta e uno schema di riferimento affinché tramite il sistema dei crediti e in base non ad
astratte definizioni, ma a determinazioni concrete, fossero pienamente riconosciuti
professionalità e titoli dei precari. Rifiutando la logica della sterile contrapposizione tra
passato e futuro, il MIIP ha sempre richiesto un confronto puntuale sul presente come
necessario luogo delle soluzioni e del reale passaggio verso il nuovo. Su questo urge una
risposta precisa: crediamo che il Ministro, con le sue dichiarazioni, di fatto a questa soluzione
si sia impegnato fortemente, a meno che le sue non siano vuote parole. Dare definizione
all’indefinito passaggio del decreto è necessario, urgente e non ulteriormente
procrastinabile.
Si ripropone qui di seguito la proposta fatta dal MIIP nel documento “L’insensato e il
ragionevole” del 17 Aprile scorso:
«Pensare al nuovo garantendo diritti acquisiti dovrebbe essere assunto come regola per ogni
governo che vuol chiamarsi riformatore e per chiunque abbia la sana ambizione di promuovere
politiche programmatiche. Una soluzione, infatti, può dirsi veramente organica solo se mostra di
sapersi inserire nell’esistente e utilizzarne le risorse. Sicuramente non si deve prescindere dalla
Costituzione, con la quale l’articolo 5 fa a pugni, come già rilevato in più sedi.
Necessario e ragionevole sarebbe quindi prevedere che nel nuovo sistema si pensi all’accesso
di tutti quanti possiedano una laurea quadriennale e un’abilitazione di qualsiasi (Ordinario, Riservato e
SSIS), poiché tutte le abilitazioni sono state volute dalle leggi dello Stato e sono pertanto equivalenti;
coloro che abbiano inoltre prestato servizio nella scuola pubblica debbono avere accesso direttamente
alle stesse posizioni destinate a chi conclude il biennio abilitante previsto dal nuovo percorso, visto
che tali graduatorie darebbero diritto al ruolo dopo un anno di tirocinio, anno che questi precari hanno
già ampiamente e da tempo di fatto espletato, ma che comunque potrebbe tradursi, per coloro che già
insegnano da tempo, in anno di formazione-aggiornamento in tematiche didattico-pedagogiche (che i
precari ben conoscono per averle studiate e praticate). Ragionevole sarebbe pensare inoltre ad un
inserimento nel biennio specialistico, ad esempio attraverso un semestre aggiuntivo, di chi possiede i
titoli sopra elencati ma non il servizio: tale inserimento potrebbe essere studiato tramite il
riconoscimento di crediti, riconoscimento che però non deve essere lasciato all’arbitrio delle singole
Università ma deve essere reso coerente su scala nazionale e determinato dallo Stato che, per forza
di cose, non può non riconoscere abilitazioni da esso stesso rilasciate.
Perseverare nella negazione di norme di transizione organiche, consegnando questa
operazione all’insensatezza, non può che portare la politica riformatrice verso il fallimento: l’azione si
prospetta come nefasta perché astratta, priva di una morale e avulsa dalla vera politica che, lo
ripetiamo per l’ennesima volta, è capacità di trovare soluzioni e di approdare alla costruzione di nuovi
percorsi. La distruzione tout-court e la difesa di interessi particolari saranno operazioni gravide di
contraddizioni pesanti che il paese non potrà più tollerare.”
Venerdì 26 Agosto 2005
Movimento Interregionale Insegnanti Precari