In ordine alla prevista riforma degli Organi Collegiali territoriali approvata dal Consiglio dei Ministri riteniamo ingiustificabile che si sia proceduto senza la promozione di un necessario dibattito approfondito tale da consentire un reale consenso e un alto livello di condivisione, fra le componenti interessate.

La Gilda valuta molto negativamente la mancanza di una stretta correlazione tra le varie riforme in cantiere, prima fra tutte quella introdotta dalla legge 53, dai relativi regolamenti e questa riforma degli Organi Collegiali che scimmiotta quella pessima proposta a suo tempo da Berlinguer di cui raccoglie l’eredità peggiore.

Gli organi collegiali previsti dai Decreti delegati del 1974 a livello territoriale (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, Consiglio Scolastico provinciale e Consigli Distrettuali) avevano sicuramente mostrato la corda. Non solo perché erano pletorici, ma anche e soprattutto perché il modello di partecipazione consociativa, aperto cioè alle componenti esterne alla scuola non funzionava: l’esperienza ha dimostrato che, da parte dei rappresentanti del Comune, del mondo del lavoro e via dicendo, non vi era alcun interesse ad una partecipazione reale.

La riforma predisposta dall’attuale ministro prevede degli organismi consultivi a livello locale, regionale e nazionale (Consiglio nazionale dell’istruzione e della formazione, Consigli regionali e Consigli locali) che rimangono ugualmente pletorici e consociativi (con l’aggravante di una netta presenza ministeriale a livello nazionale: 10 membri su 36 sono nominati dal Ministro) e, per di più, vengono spogliati di ogni competenza e chiamati unicamente ad esprimere “pareri”.

Per la prima volta nella storia della Scuola italiana, anche quella pre-decreti delegati, ai Consigli nazionali e provinciali non vengono assegnate competenze sullo stato giuridico degli insegnanti, privando così la categoria di ogni organismo di rappresentanza, garanzia e autotutela.

Spariscono o quasi le forme elementari della democrazia diretta nella costituzione degli organismi, sia per la presenza delle designazione ministeriali sia per il meccanismo elettorale a cascata: i presidenti dei Consigli scolastici locali entrano nei Consigli scolastici regionali, i presidenti dei Consigli scolastici regionali entrano a far parte del Consiglio nazionale.

Permane - benché sia noto a tutti il fallimento passato – la forte presenza di rappresentanti di enti esterni alla scuola.

La GILDA DEGLI INSEGNANTI ritiene che:

- debba essere garantita, a tutti i livelli, la costituzione di organismi collegiali che attuino una netta separazione delle componenti o che comunque assicurino una presenza degli insegnanti forte e non minoritaria;

- debbano essere rivisti i meccanismi elettorali, con la reintroduzione di forme di democrazia diretta per ognuno degli organi;

- debba essere completamente rivisitato il modello previsto anche dal decreto Berlinguer. A favore di un assetto che sul piano funzionale non confonda le componenti, mettendole sullo stesso piano e negando nei fatti alla componente tecnica e professionale, responsabile in definitiva dei processi di insegnamento apprendimento, cioè del cuore del sistema istruzione, ogni reale capacità di autodeterminazione proprio sul fronte professionale.

Roma, 27 novembre 2003

Il Coordinatore nazionale
Prof. Alessandro Ameli