Netta contrarietà della Uil Scuola alla proposta di Confindustria
No alla scuola azienda: gli insegnanti non possono
essere trasformati in esecutori senza tutele
Funzione centrale della scuola è dare al Paese più istruzione, più cultura, più libertàIl diritto all’ istruzione è tra i compiti principali dello Stato: occorre una buona scuola pubblica per tutti. Dovrebbe essere semplicemente questo l’obiettivo di ogni processo riformatore - commenta Massimo Di Menna a proposito del documento sottoscritto da Confindustria.
Mentre le prospettive del nostro sistema rimangono confuse - e destano non poche preoccupazioni - le scuola italiane continuano a garantire livelli di funzionamento validi e esiti positivi, soltanto per la qualità dei lavoratori e per la capacità e l’impegno degli insegnanti nell’affrontare le diverse difficoltà.
La sfida riformista - mette in evidenza il segretario della Uil scuola - deve essere rivolta ad una scuola che ampli le opportunità, favorisca la crescita culturale di tutti i ragazzi in quanto cittadini, riconosca e valorizzi il patrimonio professionale costituito dall’impegno quotidiano dei tanti lavoratori della scuola.
Lo ‘smantellamento di radicate consuetudini’ - aggiunge il segretario della Uil scuola - significa eliminare le tutele contrattuali dei lavoratori? Dimenticare il carattere nazionale dell’istruzione? La centralità della scuola pubblica? I risultati di riforme condivise come ad esempio quella della scuola media unica?
Altro che professionisti: la scuola azienda farebbe degli insegnanti degli esecutori senza tutele.
A tale smantellamento il mondo della scuola si oppone con molta determinazione
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