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GILDA: Ipotesi: una Y anche per il canale dell'Istruzione
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1. GILDA: Ipotesi: una Y anche per il canale dell'Istruzione
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Ipotesi: una Y anche per il canale dell'Istruzione.

Premessa.
La Riforma del Titolo V della Costituzione e la Legge 53 del 28 marzo 2003 definiscono l'impianto normativo entro cui dovrà essere organizzata la scuola italiana del terzo millennio. Nei prossimi 24 mesi, con i Decreti attuativi, si dovranno definire in maniera dettagliata sia la struttura, sia i contenuti della scuola futura. Per quanto riguarda il 'secondo ciclo', la legge 53/2003 prevede l'istituzione di due canali di "pari dignità": quello dell'istruzione e quello dell'istruzione-formazione professionale. Ed è proprio la modalità di strutturazione del canale dell'istruzione che inciderà in modo determinate sulla validità complessiva della Riforma, almeno per quel che attiene il secondo ciclo. Attualmente si confrontano due correnti di pensiero che fanno capo una al prof. Bertagna (uno dei 'padri' della Riforma) e l'altra alla Confindustria. Secondo la prima corrente di pensiero, il canale dell'istruzione dovrebbe essere costituito da 8 licei 'puri', propedeutici all'università e alla Formazione Tecnica Superiore, orientati esclusivamente a contenuti di tipo 'teorico' e con nessun percorso di apprendimento di contenuti disciplinari professionalizzanti. Otto licei del tutto simili agli attuali Classico e Scientifico o alla sperimentale Scientifico-Tecnologico, articolati su 25 ore di impegno settimanale (contro le attuali 30) e con una quota di discipline specifiche per ogni indirizzo. La seconda corrente di pensiero è sostenuta da Confindustria (si veda a questo proposito l'audizione della Confederazione degli Industriali alla Commissione Cultura del Senato del 10 maggio 2002 e i risultati dell' incontro che si è tenuto il 6 Maggio 2003 a Roma "Impresa, cultura e
professionalità: le novità della riforma Moratti" che ha visto la partecipazione di esponenti di tutti gli schieramenti politici, sindacalisti ed esperti del settore. E di cui dà conto " il Sole 24 Ore " del 7 maggio
2003.) Essa individua in uno degli otto licei, quello tecnologico, un
percorso che, garantendo un certo grado di 'conclusività', sia organizzato per indirizzi e sia assimilabile, con i necessari correttivi e miglioramenti, agli attuali Istituti Tecnici Industriali. Ipotesi Bertagna: elementi fortemente critici. L' ipotesi Bertagna parte da un limite piuttosto forte : immagina che il sistema scolastico italiano sia all' anno 0 . Senza storia, né tradizioni , per cui, con un metodo che ricorda le annessioni politiche della Storia , si dovrebbe separare radicalmente in due tronconi un sistema che era triadico. Come se memoria, esperienze , abitudini, mentalità potessero essere radicalmente spazzate via, per far posto ad una tabula rasa dell' istruzione , pronta a rigenerarsi, perché così ha deciso la legge. Invece, così non è. Troppe sono le mutazioni strutturali che hanno bisogno di mediazioni pazienti , di adattamenti mentali , di comportamenti e di verifiche puntuali. L' istituzione troppo rapida di due soli canali (al di là dell' opportunità, su cui si potrebbe discutere), e l' attribuzione di uno dei due canali (per obbligo costituzionale) alla legislazione esclusiva delle Regioni determinerebbero una serie di conseguenze assai negative. Vediamone alcune. 1. L' incertezza sulle gestione organizzativa e culturale da parte delle Regioni del secondo canale indurrebbe la maggior parte degli studenti a scegliere il percorso liceale. Non dimentichiamo infatti che le Regioni hanno attualmente ( e non tutte) esperienze nel campo della formazione. E' realistico pensare che possano in tempi brevi istituire un canale che possa da subito competere con il canale dell' Istruzione, che può vantare molti decenni di validissima esperienza? Non è un caso che, già da ora, Tecnici e Professionali stiano registrando vistosissimi cali di iscrizione. Naturalmente, la scelta per il liceo esulerebbe dalle attitudine effettive per quel tipo di studi. 2. L'inserimento di allievi non sufficientemente performanti e motivati nel canale dell'istruzione, comporterebbe un decadimento generale del livello di preparazione complessivo raggiunto dai futuri Liceali. Si ripeterebbe nella scuola lo stesso errore che si è commesso nelle Università con la Riforma Zecchino e a cui oggi, pare, si voglia porre rimedio. 3. Gli allievi senza elevata vocazione allo studio, che optassero per il canale dell'Istruzione, si troverebbero poi costretti a dover proseguire all'Università o nella FTS (Formazione Tecnica Superiore). Ma le Università non sono, come succede oggi per le scuole superiori, distribuite capillarmente sul territorio e la frequenza universitaria ha, sia per le famiglie, sia per la collettività, un costo molto più elevato rispetto alla frequenza dell'attuale scuola superiore. Invece la FTS, se si escludono i pionieristici tentativi dei corsi IFTS già attivati, attualmente non esiste. 4. I due canali organizzati rigidamente, priverebbero l'economia del Paese di tutte quelle figure professionali intermedie (Geometri, Periti, Ragionieri), che attualmente vengono formate in 13 anni e per avere le quali sarà necessario prevedere una ulteriore permanenza degli allievi di uno o più anni nel sistema dell'istruzione/formazione. Se poi si aggiunge che quelle figure hanno attualmente, nel mercato del lavoro, una rapida collocazione, diventa piuttosto difficile comprendere scelte che volessero modificare proprio quel tipo di istruzione. Più ragionevole l'ipotesi della Confindustria. Nell'iter di approvazione della Legge 53/2003, nel corso dell'audizione al Senato e ribadita nel seminario del 6 maggio 2003 , è emerso il punto di vista della Confindustria sulla Riforma. Punto di vista che può essere così
sintetizzato:
- è indispensabile che nel primo biennio (14-16 anni) venga assicurata a tutti gli studenti (sia nel sistema dei Licei che nella formazione professionale iniziale) l'acquisizione di quei saperi essenziali (capacità linguistiche, logico - matematiche, ecc.) che ogni azienda ritiene essenziali per l'accesso alla professionalità;
- è essenziale salvaguardare l'identità culturale e la vocazione professionalizzante degli istituti tecnici;
- è fondamentale definire il ruolo delle Regioni a cui il titolo V della Costituzione nella nuova formulazione della legge costituzionale 18.10.2001 attribuisce una responsabilità decisiva non solo nel campo della formazione, ma anche in quello dell'istruzione. Quindi la Confindustria, all'interno del canale dell'istruzione, auspicava (e auspica tuttora) un percorso parallelo a quello dei licei ma professionalizzante e che sia caratterizzato da un certo grado di 'conclusività'. E' evidente che con la strutturazione del canale
dell'istruzione- secondo gli auspici di Confindustria- verrebbero meno
tutti gli aspetti negativi insiti nella tesi Bertagna.
Analogia: l'Università dal modello 3+2 al modello a Y.
La riforma dell'Università voluta dall'ex Ministro Ortensio Zecchino (governo Prodi), nel lodevole intento di aumentare il numero di laureati, destrutturava gli storici corsi Universitari quadriennali e quinquennali (6 per la Facoltà di Medicina) e introduceva il cosiddetto 3+2. Un percorso comune di tre anni che avrebbe consentito di conseguire la 'laurea breve' e l'eventuale proseguimento biennale per il conseguimento della 'laurea quinquennale'. Buona sulla carta, lodevole nell'intento, la Riforma si è rivelata fallimentare in fase di attuazione. I motivi del fallimento sono da ascrivere prevalentemente alla scarsa lungimiranza con cui si è previsto un percorso comune per studenti che hanno obiettivi diversi, ovvero laurea breve e laurea quinquennale. L'adattamento dei piani di studio del primo triennio, per tenere conto delle due tipologie di studenti, ha comportato un decadimento generale degli studi universitari, con la conseguenza di un regresso del livello di preparazione dei laureati quinquennali, oggi nettamente inferiore rispetto a quello conseguito dai laureati ante-riforma. Proprio in questi giorni si discute di ipotesi di Riforma della Riforma Zecchino, con l'introduzione del cosiddetto modello a Y. Un primo anno comune, poi due bienni distinti: il primo "professionalizzante" e il secondo "metodologico teorico". La frequenza del primo percorso (1+2) consentirà il conseguimento della "laurea", mentre la frequenza del secondo biennio consentirà l'accesso ad un biennio successivo (1+2+2) finalizzato al conseguimento della "laurea magistralis". Infine un ulteriore percorso di tre anni consentirà di conseguire la "laurea doctoralis". La vicenda dell'Università, presenta interessanti analogie con quello che potrebbe succedere nella scuola riformata, se dovessero prevalere le tesi del prof. Bertagna. Forse sarebbe meglio valutare le conseguenze di certe scelte, se non si vorrà tra qualche anno essere costretti a Riformare la Riforma Moratti. Una Y anche per il canale dell'Istruzione. Attualmente, la tesi Bertagna sembra prevalere: otto licei 'puri' e un canale dell'istruzione/formazione professionale indistinto, per di più gestito dalle Regioni e con prevedibili disparità di opportunità per famiglie e allievi nel contesto nazionale. Sarebbe però utile tenere conto, in fase di stesura dei decreti attuativi, di tutte le presumibili conseguenze che una riforma, che riguarda il futuro sociale ed economico del paese, potrà avere. Tenendo conto dell'impianto normativo attuale e delle sensate richieste di Confindustria, per scongiurare gli inconvenienti dell'ipotesi Bertagna, si potrebbe pensare alla seguente ipotesi di strutturazione del "secondo
ciclo":


Nel dettaglio:
1. un canale dell'Istruzione ad 'Y' con un biennio (A) comune e due trienni distinti. 2. Il primo dei due trienni (B - specifico per i licei Classico, Scientifico, Linguistico, Scienze Umane), propedeutico agli studi successivi, con contenuti disciplinari 'teorici', articolato su 24 ore d'impegno settimanale obbligatorio + 6 ore obbligatorie individualizzabili di completamento del curriculum personalizzato, con Esame di Stato conclusivo per l'accesso all'Università o in alternativa nella FTS. 3. Il secondo dei due trienni (C - specifico per i licei Tecnologico, Economico, Artistico e Musicale/Coreutico), articolato su 24 ore d'impegno settimanale obbligatorio su contenuti disciplinari 'teorici' coincidenti con quelli del percorso precedente + 8 ore su contenuti disciplinari professionalizzanti, diversificati per indirizzo. Mantenimento delle ore di Laboratorio e delle compresenze. Coordinamento con il mondo dell'impresa e attenzione alle specifiche realtà territoriali. Esame di Stato conclusivo con conseguimento di Titolo Legale (Perito, Geometra, Ragioniere, Arte, Musica, Turismo), spendibile in ambito Nazionale e possibilità di proseguimento all'Università o nella FTS. 4. Tutti gli attuali licei classici, scientifici, linguistici, ecc. diventerebbero i nuovi licei propedeutici della scuola riformata. 5. Tutti gli attuali Istituti Tecnici, Professionali di Stato, licei Artistici, scuole di musica ecc. diventerebbero i nuovi licei propedeutico/professionalizzanti della scuola riformata. 6. Strutturazione in tre anni della FTS nel contesto dei licei tecnologico, economico, artistico e Musicale, con Esame di Stato conclusivo e conseguimento di Titolo Legale spendibile in ambito comunitario. 7. Competenza esclusiva dello Stato centrale su docenti e programmi per quanto concerne il canale dell' Istruzione e salvaguardia dell'autonomia scolastica. 8. Competenza esclusiva delle Regioni - fatti salvi i principi generali su programmi e sul trattamento dei docenti - sul canale dell'istruzione/formazione professionale con salvaguardia dell'autonomia scolastica. 9. Passaggi nel primo biennio tra istruzione e istruzione/formazione. 10. Scelta del percorso di studio conclusivo rimandata dall'età di 13,5 anni all'età di 15,5 anni. 11. Struttura che meglio rispecchia l'articolazione della società, prevedendo tre percorsi (distinti solo nell'ultima fase) destinati a formare la classe dirigente, i quadri e le maestranze. Conclusioni. L'effettiva validità di una qualunque riforma può essere verificata solo dopo qualche anno dalla sua attuazione. Sulla carta non esistono riforme buone o riforme cattive! Critiche e plausi, in fase di stesura delle stesse, restano semplicemente punti di vista non verificabili. Certo è che le riforme non possono modificare alla radice sistemi di istruzione consolidati e positivi. I cambiamenti troppo repentini sono destinati al fallimento , così come destinate al fallimento sono quelle riforme che partono senza che si sia tenuto conto di evidenti incongruenze.


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 12 May, 2003 on 21:18
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