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S.in.COBAS: Comunicato 13 aprile 2003
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1. S.in.COBAS: Comunicato 13 aprile 2003
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NON SI SMENTISCONO MAI!

LA QUESTIONE. Da alcuni anni le scuole e numerosi enti pubblici sono invasi, a ondate ricorrenti, da fac-simile di moduli di richiesta per ottenere il pagamento delle festività coincidenti con la domenica. Una disposizione della legge n. 260 del 1949 prevede infatti il diritto alla corresponsione di un compenso aggiuntivo per le festività (25 aprile, 1° maggio, ecc.) che coincidono con la domenica. Mediamente, ogni anno una di queste festività viene "persa" senza alcun “risarcimento”.

· TORINO. Alcuni lavoratori della scuola ricorrono al giudice del lavoro per vedersi riconosciuto, come accade per i lavoratori privati, il diritto previsto dalla sopra citata legge 260/49. Il giudice del lavoro chiede all'Aran se quella norma debba ritenersi tuttora valida, non essendo compresa tra quelle disapplicate dal CCNL scuola 1994-1997.

L'ARAN, insieme ai nostri prodi sindacati firmatari del contratto nazionale (della scuola in questo caso ma sia detto tra parentesi il tema riguarda tutti i dipendenti pubblici) ha fornito, il 27 marzo scorso, l’interpretazione autentica della norma, precisando che il CCNL ha disciplinato in via esaustiva la materia dei compensi, non comprendendo la legge 260/1949, che deve intendersi incompatibile (e quindi non applicabile) al personale della scuola. Per essere ancora più precisi aggiungono che l’attribuzione di trattamenti economici può avvenire esclusivamente mediante contratti collettivi e che le disposizioni di legge che attribuiscono incrementi retributivi non previsti da contratti cessano di avere efficacia con l’entrata in vigore del relativo rinnovo contrattuale.

· LA MANO DESTRA NON SA QUELLO CHE FA LA SINISTRA? Il paradosso di questa “inconcepibile ” interpretazione raggiunge il ridicolo, se pensiamo che, in alcuni casi, i “distributori” di moduli, tra i dipendenti pubblici, per il recupero di detti compensi erano, a seconda delle città e degli enti, i rappresentanti sindacali ora dello SNALS, ora della UIL, ora della CGIL ,ora della CISL oltre che nostri naturalmente ma, non essendo noi firmatari di contratto, non siamo certo stati interpellati. Ancora: nella piattaforma per il rinnovo del contratto delle Autonomie locali per il 2002-2005 CGIL,CISL e UIL hanno inserito questa “richiesta”: Disciplinare, in coerenza con la legislazione vigente nel diritto del lavoro privato, il recupero delle festività coincidenti con la domenica.!! Dobbiamo interpretare che si vorrebbe per gli enti locali ciò che non si vuole per la scuola?

LA CONCLUSIONE: potete tirarla da voi, naturalmente. Noi ci permettiamo solo di aggiungere che un’altra legge, la 124 del 1999 - quella che ha disposto, tra l’altro, il trasferimento forzoso di 70.000 ATA dagli enti locali allo STATO - dispone che a detto personale sia riconosciuta "ai fini giuridici ed economici” l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza". Purtroppo, a causa di un accordo sindacale – quello del 20 luglio 2000 - sempre a firma dei famigerati quattro moschettieri (CGIL-CISL-UIL-SNALS) siamo costretti a fare cause città per città per vederci riconosciuta l’anzianità maturata negli enti di provenienza ai fini economici. Ma anche qui i soliti noti non si smentiscono: con una mano firmano un contratto che dice una cosa diversa e peggiorativa rispetto a quanto previsto dalla legge e con l’altra chiedono ai lavoratori i soldi per ricorrere contro il loro stesso accordo. Per fortuna la legge è molto chiara, tant’è che dalla 1^ sentenza – quella di Milano del marzo 2002 – ad oggi moltissime sono le città in cui i sindacati di base e singoli lavoratori hanno presentato e vinto le cause. Le ultime, a Gela e a Siena, confermano ampiamente quanto andiamo dicendo dal 2000: l’accordo sindacale del 20 luglio 2000 era e resta una TRUFFA ai danni dei lavoratori. Infatti in un sol colpo sono stati loro tolti alcuni “diritti acquisiti” come l’indennità di turno, la mensa, quote consistenti di produttività oltre al mancato riconoscimento integrale dell’anzianità maturata nell’ente di provenienza.

Come definire tutto ciò se non una TRUFFA?

A dimostrazione che le cause cominciano a produrre dei risultati riportiamo alcuni stralci di un articolo pubblicato sul periodico “Tuttoscuola” di fine marzo:

“Ata ex-dipendenti comunali: valutato tutto il servizio. 60 mila collaboratori scolastici, passati dai Comuni allo Stato in base alla legge 124/1999, potrebbero avere titolo ad incamerare un buon gruzzolo di arretrato per la revisione dei loro inquadramenti, stimabile tra i 2.500 e i 4.500 euro lordi. <….> Per la maggior anzianità che potrebbe essere riconosciuta per effetto delle decisioni dei giudici del lavoro (che ancora una volta si sostituirebbero all'amministrazione), i 60 mila collaboratori ex-scolastici potrebbero compiere, come minimo, un salto di gradone (livello stipendiale) o forse due, con un aumento annuo compreso tra 1.620.000 e 2.830.000 di vecchie lire, che, sotto forma di arretrato dal 2000 ad oggi, equivale ad un importo pro capite tra i 2.500 e i 4.500 euro lordi. Per l'Amministrazione scolastica la ricostruzione di carriera dei 60 mila ex-dipendenti comunali comporterebbe un maggior costo, comprensivo degli oneri riflessi, oscillante tra i 190 e i 340 milioni di euro (373/650 miliardi di vecchie lire): una mazzata, contro la quale e' immaginabile una difesa a tutto campo per impedire o attenuare l'effetto delle sentenze.”

Questo spiega il motivo per cui “i nostri prodi” hanno firmato il famigerato accordo del luglio 2000. Per “dare una mano” all’Amministrazione scolastica sulla pelle dei lavoratori!

Volete un’altra riprova di come i confederali a parole stanno dalla parte dei lavoratori ma nei fatti fanno tutt’altro? Eccola! Per andare sul sicuro ci riferiamo al sindacato più “battagliero”: la CGIL. Il sindacato che almeno rivendica l’art. 18 per chi ancora ce l’ha, Peccato per quelli che stanno nelle piccole aziende, ma un sindacato come la CGIL non può certo pensare di estendere questo fondamentale diritto invitando i propri iscritti a votare sì nel referendum del giugno prossimo. Meglio una legge dice la CGIL: che sciocchi, non ci avevamo pensato! Il Presidente Berlusconi starà già correndo a mettendola in calendario!!.

Ma torniamo al punto. La riprova si diceva. Ebbene, Agostino Megale, presidente dell'Ires CGIL, ha usato di recente i soldi del più grande sindacato italiano per condurre ricerche statistiche che, a suo dire, dimostrerebbero: la tenuta sostanziale, negli ultimi anni, del potere d'acquisto delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, il ruolo positivo svolto su questo versante dalla politica dei redditi e, "dulcis in fundo", l'assurdità delle richieste salariali avanzate dalla Fiom (135 euro uguali per tutti). Eppure, per sapere come stanno veramente le cose, basterebbe intervistare le famiglie italiane. Da qualche anno infatti le buste paga di operai e impiegati non reggono più il confronto con il caro vita. In effetti il problema non nasce oggi, ma viene da lontano. Ci pensa il Corriere Lavoro, l' inserto del Corriere della Sera, del 4 aprile scorso a smentire il presidente dell'Ires Cgil. Secondo un'indagine condotta in collaborazione con la società di consulenza "Od&M" rispetto a tre anni fa, «gli italiani ora guadagnano meno». In alcuni casi, molto meno: dal 2000 al 2002, le retribuzioni di operai e impiegati avrebbero perso rispettivamente il 4, 9% e il 7, 1%.

Il contratto della scuola è scaduto da 15 mesi e le ultime notizie dicono che i soldi messi a disposizione dal Consiglio dei Ministri in questi giorni sono meno di quelli promessi qualche mese fa!

Forse e’ il caso di mandare a lavorare Agostino Megale, ma non solo lui, in qualche piccola azienda. Chissà che non ritrovi la capacità di “far di conto”.

S.in.Cobas
Sindacato intercategoriale dei Comitati di Base


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Date: 13 Apr, 2003 on 20:19
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