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APEF: Lettera agli Insegnanti
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1. APEF: Lettera agli Insegnanti
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Lettera agli Insegnanti
di Sandro Gigliotti

Cari colleghi,

il terzo millennio è già da tempo iniziato. Seppure tra mille contraddizioni, è il carattere “globalizzato” della società a porsi in evidenza, mentre è il tasso di know how a definire i margini di tenuta e di possibile sviluppo di ogni nazione. Cambiano sistemi, strutture, modelli interpretativi. Si va, in Occidente almeno, verso forme di decentramento sempre più accentuate che investono tutti i settori della società. Anche l’Istruzione italiana vive il suo momento di complessiva modifica. Autonomia gestionale e didattica, valorizzazione del segmento della formazione professionale, centralità del soggetto che apprende, responsabilità in merito ai risultati, efficienza amministrativa ed efficacia dell’azione didattica: la Scuola italiana diventa scuola europea, seppure cercando giustamente di mantenere saldi i tratti più positivi della sua tradizione.
Partecipare alla gestione di questo grande percorso di cambiamento è, per gli insegnanti, un dovere sociale, ma anche e soprattutto, una grande occasione per collocarsi al centro dell’attenzione della società e vedere riconosciuti, esaltati e valorizzati quei livelli di professionalità che un insieme di motivi (non ultimo dei quali una storica tendenza alla passività dell’intera nostra categoria) ha finora impedito che fossero dispiegati.
Il sindacalismo scolastico italiano, al di là dei proclami e delle affermazioni altisonanti, non è in grado di guidare questo processo di riscatto della funzione docente. E non lo è perché ha sempre privilegiato lo status quo al cambiamento. Uno status quo fondato sull’ugualitarismo, sull’appiattimento, sulla uniformità, che sono tratti che consentono agli apparati il controllo pieno di una categoria. Non ad altro è da ascrivere la modalità “impiegatizia” del lavoro che ha caratterizzato l’insegnamento da decenni.
Oggi si ripropone la questione della dimensione professionale. Cioè, per essere chiari, dei modi attraverso cui si è di fatto ( e non per petizione di principio) “professionisti”. E questi modi, sono da declinare, in ogni epoca e in ogni professione, così: responsabilità, qualità, diversità. Cioè l’opposto di ciò che caratterizza il lavoro impiegatizio ed esecutivo.
Questa “declinazione” è ancor più necessaria, oggi, per far funzionare al meglio la Scuola dell’Autonomia. Personalmente ho impiegato non pochi anni della mia vita a costruire una Associazione proiettata nella auspicata dimensione professionale. Il tentativo non è andato in porto, come molti sanno, ed ho fondato una nuova Associazione, l’A.p.e.f., che oggi si federa alla nuova organizzazione dei Dirigenti, dopo che questi hanno compiuto l’importante passo di cambiare “ragione sociale” aprendo le iscrizioni agli Insegnanti. Lavoreremo insieme, l’Apef sul versante dell’elaborazione professionale, l’Associazione Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola su quello sindacale, per costringere il Parlamento ed il Governo ad assumersi le loro piene responsabilità, e per raggiungere il livello di rappresentatività necessario per partecipare alle trattative contrattuali.
Obiettivi: valorizzare la professionalità docente, ottenere contrattazione separata, definire una vera carriera. E, in più, costruire una mentalità che porti Docenti e Dirigenti a collaborare perché la Scuola sia luogo di responsabilità diffuse e reticolari, e per chiudere l’epoca della conflittualità permanente che fa dei Collegi dei Docenti, in modo del tutto improprio, luoghi sindacali invece che professionali.
Ai colleghi, soprattutto ai più giovani, che sono meno inclini al condizionamento ideologico, e che hanno diritto ad una prospettiva migliore di quella che abbiamo vissuto noi, chiediamo di farsi parte attiva in questa grande prospettiva, nell’interesse non solo della nostra categoria, ma dello sviluppo dell’intero nostro Paese.

Sandro Gigliotti
Presidente dell’APEF


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 18 Feb, 2003 on 19:48
APEF: Lettera agli Insegnanti
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