ADI- L’ADI CHIEDE UN NUOVO STATO GIURIDICOL’Adi ha chiesto a tutte le forze politiche che sia varato un nuovo stato giuridico della docenza e che già all’interno della legge delega di riforma della scuola sia previsto un preciso impegno in questo senso.
Tutte le riforme degli assetti complessivi dell’istruzione ( riforma Casati 1859, riforma Gentile 1923, riforma degli Organi collegiali 1974) sono state accompagnate da un nuovo statuto degli insegnanti. Oggi ce n’è più che mai bisogno, non solo perché l’ultimo risale a 30 anni fa, ma soprattutto perché occorre fare chiarezza fra ciò che spetta al contratto e ciò che spetta alla legge.
La legge delega 421/1992 nell’avviare la privatizzazione e contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel Pubblico Impiego ha stabilito cosa compete alla contrattazione e cosa alla legge. In questi anni però c’è stata una progressiva invasione di campo da parte della contrattazione . Questo non ha giovato né alla scuola né al prestigio della professione docente.
Una funzione così specifica e fondamentale qual è l’insegnamento, tutelata al pari della giustizia dalla costituzione, non può essere abbandonata alla sola contrattazione fra le parti, nella quale prevalgono di volta in volta interessi parziali della categoria e non l’interesse pubblico dell’educazione e dell’istruzione .
Noi sosteniamo che il riconoscimento sociale , culturale e professionale dell’insegnamento richiede che si intervenga contestualmente su tre
piani:
1-quello della legge , ossia lo stato giuridico, che riguarda : a) il riconoscimento della docenza come professione, b) la dipendenza funzionale, c) funzione docente e libertà di insegnamento, d) diritti e doveri fondamentali degli insegnanti, e) formazione iniziale e continua,
f) reclutamento, g) valutazione, h) carriera e leadership professionale); 2-quello della professione , che comporta la costituzione di un organismo di autogoverno della docenza da definirsi per legge, che abbia il compito di definire e fare rispettare gli standard professionali e il codice deontologico, e tenere l’Albo;
3- quello della contrattazione, che tratta la retribuzione, l’orario di servizio, la mobilità, i congedi ecc…). Appare logico sostenere che quest’ultimo piano, quello contrattuale, dovrebbe discendere dal riconoscimento della docenza come professione, dalla definizione del suo status e delle sue caratteristiche professionali e non precederle come oggi avviene.
La legge delega di riforma della scuola contiene un solo articolo
sugli insegnanti, quello relativo alla formazione. Noi sosteniamo che non si può più continuare a spezzettare questa professione, ad assumere provvedimenti parziali in modo dissociato, provvedimenti spesso in contraddizione gli uni con gli altri. Occorre impostare l’insegnamento in una visione di prospettiva che abbia come presupposto i bisogni dell’educazione delle giovani generazioni. Chiediamo pertanto che, come è avvenuto ogni volta che si è messo mano a complessivi processi di riforma, nel disegno di legge ci sia un preciso articolo che definisca i termini generali per la riscrittura dello Statuto della docenza.
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