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COSSMA: Audizione 6 dicembre 2002
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1. COSSMA: Audizione 6 dicembre 2002
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AUDIZIONE PRESSO LA VII COMMISSIONE PERMANENTE (cultura, scienza e istruzione) CAMERA DEI DEPUTATI.

Oggetto: valutazioni e proposte del CO.SS.MA in merito al disegno di legge n. 3387, approvato dal Senato della Repubblica il 13/11/2002, di delega al governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.

SCUOLA DELL’INFANZIA
La scuola dell’infanzia, come anello debole della catena dell’istruzione è stata utilizzata per risolvere in maniera maldestra la riduzione di un anno dell’intero percorso di studi e la razionalizzazione delle ‘primine’. La Riforma non perseguirà nessuno di questi obiettivi in quanto non vi sarà riduzione dei tempi, ma solo anticipo rispetto al precedente iter. Tale anticipo riguarderà solo una parte degli studenti in barba all’assicurazione dell’effettiva eguaglianza delle opportunità educative e alla garanzia della rimozione degli ostacoli, inutilmente dettata dall’art.3 della Costituzione. Pari opportunità e rimozione degli ostacoli rimarranno per molti cittadini italiani solo nobili assunti teorici, proprio nella fascia di età nella quale risultano più fruttuosamente perseguibili e in cui è possibile ottenere maggiori risultati di uguaglianza, come attestato unanimemente da tutte le correnti psico-pedagogiche. Non verrà neppure debellato il fenomeno delle ‘primine’ alle quali comunque continueranno ad accedere i bambini nati dopo il 30 aprile.

Art.2 commi d) e)
La scuola dell’infanzia, nell’impianto complessivo della Riforma, non ha trovato un’adeguata valorizzazione del patrimonio di esperienze e di professionalità che dalla sua istituzione sono maturate sul territorio nazionale. A essa, con l’esclusione dal percorso di istruzione e formazione obbligatorio, viene assegnato un ruolo marginale di ‘concorrenza’ all’educazione e allo sviluppo.
L’assicurazione dell’effettiva eguaglianza delle opportunità educative e quella della generalizzazione della sua diffusione sul territorio, non sono successivamente supportate dai necessari impegni di natura finanziaria.
Le parole con cui termina il comma e): “anche in rapporto all’introduzione di nuove professionalità e modalità organizzative” risultano enigmatiche e preoccupanti per gli insegnanti di questo ordine scolastico: quali professionalità, con quali titoli di studio, con quali modalità di accesso, con quali competenze, con quali mansioni? Superficialità e ignoranza dell’effettivo funzionamento e organizzazione delle scuole dell’infanzia porteranno alla reintroduzione di figure ibride di supporto agli insegnanti quali le assistenti eliminate dalla Legge 463/78? La scuola dell’infanzia si era faticosamente emancipata dal ruolo di Cenerentola dell’educazione ottenendo per i suoi docenti analogo titolo di studio rispetto agli altri docenti, dovrà ora vedere i suoi standard educativi e formativi, internazionalmente apprezzati e riconosciuti, pericolosamente abbassati? Una norma di una Legge, che andrà a sconvolgere l’intera scuola, non dovrebbe garantire maggiori certezze di quelle frettolosamente e ipoteticamente offerte, quasi come una generosa concessione, dalla congiunzione “anche” ? Le ‘modalità organizzative’, non meglio specificate, chiudono il quadro di totale indeterminatezza e approssimazione in una materia nella quale si decidono i destini educativi e formativi dei futuri cittadini italiani e per la quale la ‘navigazione a vista’ è quantomeno irresponsabile.

SCUOLA PRIMARIA
Le soluzioni prospettate in ordine al primo ciclo di istruzione lasciano i due ordini di scuola, elementare e media, separati nelle loro specificità, tuttavia forzati nella comune cornice dell’unico esame finale. Ancora una volta appare il settore inferiore, quello maggiormente penalizzato e destrutturato, sebbene insieme alla scuola dell’infanzia, siano i soli a procurare orgoglio al nostro Paese nelle comparazioni internazionali.

Art.2 comma f)
La scuola elementare andrà a costituire una porzione consistente di un primo ciclo di cui non conoscerà gli esiti. I docenti della scuola elementare, interessata di recente da un processo di profondo cambiamento (Legge di Riforma n.148 del 1990), dovranno ancora una volta riconvertire le loro professionalità mettendole al servizio di un percorso di cui non conosceranno i risultati. Opereranno come in un limbo di passaggio, senza la motivazione di un compimento attraverso l’esame finale.
E’ sensato, dopo poco più di un decennio, vanificare con un colpo di spugna l’organizzazione del settore scolastico fra i meglio attrezzati per rispondere alle sfide della complessità e della continua innovazione tecnologica dei nostri giorni? Si è pensato alla risposta in termini di disagio e di frustrazione nei docenti i quali si sono generosamente rimboccati le maniche, specializzando le loro competenze, nell’accogliere e rendere fecondo il recente cambiamento?
La ripartizione in periodi didattici con verifica biennale che apparentemente potrebbero sembrare strumenti di flessibilità, appaiono praticamente ulteriori gabbie burocratiche della libertà di insegnamento. Nella scuola elementare i cicli (ora bienni) già c’erano e davano la libertà ai docenti di dare più tempo al bambino qualora lo si ritenesse necessario; lo strumento della bocciatura veniva usato con grande responsabilità e parsimonia. Perché istituzionalizzare un anno di semina o talvolta di pascolo ed uno di raccolta? Ci domandiamo: l’alunno che non supera il periodo didattico ripeterà il biennio o solo il secondo anno?
E’ venuto in mente a qualcuno dei super e ignoti esperti convocati dal Ministro di fare elementari conti di applicabilità? Risulterebbe, a nostro umilissimo avviso, che in un’ipotetica seconda elementare potrebbero trovarsi a convivere alunni la cui età spazia dai 5 anni e otto mesi agli 8 anni e tre mesi:

II ELEMENTARE - Età al 1° settembre
PRIMINE ANTICIPATARI OBBLIGATI POSTICIPATARI
Dai 5 anni e 8 mesi
ai 6 anni e 4 mesi Dai 6 anni e 5 mesi
ai 6 anni e 8 mesi Dai 7 anni e 1 mese
ai 7 anni e 8 mesi Dagli 8 anni
agli 8 anni e 3 mesi

Legenda:
Primine = privatisti – bambini che compiono i 6 anni dopo il 30 aprile.
Anticipatari = bambini che compiono gli anni da gennaio ad aprile dell’anno scolastico di
riferimento.
Obbligati = ammessi alla prima elementare dopo il compimento del 6° anno.
Posticipatari = bambini che compiono i 6 anni dal 1° settembre al 31 dicembre.

L’anticipo facoltativo di ingresso alla scuola elementare a cinque anni e mezzo, la persistenza del fenomeno delle primine per i bimbi che non rientrano nell’anticipo, il posticipo dell’obbligo, assurdamente introdotto insieme all’anticipo …, contribuiranno ad acuire il senso di disorientamento dei docenti che, alla variabile indipendente dei diversi livelli di maturazione rispetto ad una determinata età cronologica, vedranno aggiungersi la variabile dell’età di ingresso in classi costituite in media da 25 alunni. Conseguentemente si moltiplicheranno gli stili di comportamento, le modalità di approccio e ricezione, da cui emergeranno solo i bambini più fortunati, quelli meglio attrezzati culturalmente ed affettivamente. Anche in questo caso il compito di rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana non potrà che rimanere frustrato.
La tanto deprecata ‘onda anomala’ (cfr.Legge 30/2000) anche da noi giustamente avversata, appare, al confronto di una simile furia degli elementi, una lieve risacca. Come è possibile una tale colpevole insensatezza? E’ possibile trascurare i più elementari dettami della psicologia dell’età evolutiva circa le macroscopiche differenze di performance nei bambini anche con soli pochi mesi di differenza?
Al termine di questo primo ciclo di studi, alle macroscopiche differenze di età (con convivenza fra piccoli boss e minuti anticipatari) si aggiungeranno i conseguenti differenti livelli di apprendimento. A meno di ipotizzare il ricorso a miracoli da parte dei docenti, non si può non prevedere gravi situazioni di disagio, di stress da prestazione, di mortificazione dell’autostima personale, per giunta nella difficile età dell’adolescenza. Di fatto la dispersione scolastica, teoricamente combattuta, verrà alimentata dall’istituzione che CREERA’ DIVERSITA’. Perché creare disuguaglianze nella scuola che poi dovranno essere sanate con oneri maggiori di quelli già faticosamente assunti nella situazione attuale?
Al genitore che a suo tempo, in prima elementare, sarà piaciuto e convenuto l’anticipo, farà piacere tale situazione? Questo quadro apocalittico è stato sufficientemente pubblicizzato? Non ci pare che vi fosse traccia di tale pericolo nell’opuscolo sulla riforma “Una scuola per crescere” diffuso con risorse che potevano essere impiegate più utilmente nella scuola!

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROPOSTE

Il CO.SS.MA. valuta positivamente alcuni aspetti del Ddl delega e in special modo:
la formazione iniziale di pari dignità e durata per tutti i docenti da attuarsi attraverso il conseguimento della laurea specialistica;
le pari opportunità di accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore a prescindere dalla scuola secondaria frequentata

Il CO.SS.MA. denuncia invece con forza i pericoli e le involuzioni connessi all’anticipo di ingresso alla scuola materna a 2 anni e mezzo e alla scuola elementare a 5 anni e mezzo. E’ questo un giudizio disinteressato, estraneo a logiche corporative e a rivendicazioni sindacali, in quanto, allargando la fascia di utenza delle due scuole, aumenta proporzionalmente il numero dei docenti.
Considera limitante il ricorso alla legge delega; questa di fatto depaupera l’ampiezza dei contributi in una materia che dovrebbe prevedere il massimo livello di pluralismo.
Rigetta un sistema di verifiche su base nazionale che andrebbe a costituire un percorso parallelo a quello di competenza dei docenti, pregiudicandone la libertà di insegnamento e il riconoscimento della specifica professionalità.

IL CO.SS.MA. CHIEDE CHE VENGANO GARANTITE ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA LE SEGUENTI CONDIZIONI ESSENZIALI PER IL SUO SVILUPPO QUALITATIVO

Assicurare l’espansione qualificata della scuola dell’infanzia nel suo ciclo unitario tre-sei anni in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Attuare una rapida e attenta ricognizione delle strutture edilizie esistenti per adeguarle e renderle pienamente idonee ad un corretto funzionamento.

Assicurare parità di condizioni pedagogiche, didattiche e formative a tutti i bambini, indipendentemente dal tipo di scuola (statale, autonoma) che frequentano.

Rendere possibile l’effettiva qualificazione della relazione educativa, favorire una metodologia didattica basata sulla continua interazione tra adulti e bambini anche nei piccoli gruppi e realizzare la partecipazione consapevole dei bambini alle esperienze di apprendimento formando le sezioni con un massimo di 20 alunni, 15 nelle sezioni con bambini portatori di handicap.

Stabilire un tempo scuola che risponda pienamente alle esigenze educativo-didattiche specifiche del bambino di tre-sei anni. Tenuto conto delle esperienze maturate in questi anni, delle opportune flessibilità del servizio, della diversa intensità dei tempi da dedicare all’accoglienza, alle relazioni, al curricolo, occorre stabilire un orario settimanale di funzionamento di massimo 35 ore da distribuire su cinque o sei giorni secondo le esigenze locali. Eventuali prolungamenti di orario dovrebbero rispondere ad esigenze del tutto eccezionali e vanno considerati come tempi aggiuntivi e diversi rispetto al comune curricolo scolastico. Ad essi occorre far fronte a livello locale con risorse ad hoc, nel rispetto del bisogno dei bambini anche attraverso forme organizzative elastiche organiche e raccordate con altri servizi sociali e del tempo libero presenti nel territorio (ludoteche, play-group, spazi gioco, ecc.). Occorre altresì stabilire un calendario scolastico annuale delle attività didattico-educative pari a quello delle lezioni negli altri ordini di scuola. Pertanto il monte ore annuale non deve superare le 1.200 h.

Per garantire la qualità del servizio scolastico la risorsa fondamentale è rappresentata dalla disponibilità, dalla preparazione, dal numero adeguato alle caratteristiche della scuola dell’infanzia, del personale docente. Per questo è necessario mantenere al modulo organizzativo di base due insegnanti per sezione assicurando così a tutte le scuole un tempo adeguato e significativo di compresenze dei docenti (15 ore su 35 settimanali di funzionamento) , da utilizzare in modo flessibile ed adeguato al progetto educativo.

Per garantire una efficace e corretta integrazione degli alunni portatori di handicap occorre attribuire un insegnante specializzato ogni 100 bambini iscritti alla scuola dell’infanzia.

Sopperire alla mancata istituzione delle direzioni didattiche autonome (previste dalla Legge 444/68 e mai attuate) assicurando alla scuola dell’infanzia dell’autonomia, una competente gestione didattico-organizzativa con l’istituzione di adeguate figure di coordinamento e di leadership educativa, nella scuola o su reti di scuole. Queste figure devono essere scelte tra i docenti con provata preparazione ed esperienza nelle scuole dell’infanzia.

In considerazione della dovuta attenzione ai diversi bisogni dei bambini, in particolare a quelli di ordine igienico-sanitario e alimentare è essenziale che gli insegnanti possano avvalersi di collaboratori scolastici particolarmente qualificati e in numero adeguato: una unità ogni sezione. Occorre inoltre garantire “ l’assistenza sanitaria, in modo particolare per quanto riguarda la medicina preventiva, nonché la copertura assicurativa”.

Per garantire, nella scuola dell’autonomia una effettiva e pari opportunità di partecipazione e gestione alle famiglie e ai docenti della scuola dell’infanzia occorre prevedere e garantire una adeguata rappresentatività negli organi collegiali.


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 10 Dec, 2002 on 06:22
COSSMA: Audizione 6 dicembre 2002
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