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APEF: Lettera aperta 25 novembre 2002
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1. APEF: Lettera aperta 25 novembre 2002
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La formazione dei docenti vista dall’interno

Lettera aperta al Ministro Moratti da parte di rappresentanti dei Supervisori, docenti di scuola secondaria in servizio nelle attuali strutture di formazione iniziale dei docenti


Onorevole Ministro,

di questi tempi si fa un gran parlare di SSIS (le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario, entrate “in funzione” dal 1999 per la formazione dei futuri docenti della Scuola italiana) e di “sissini”, come vengono chiamati specializzati e specializzandi SSIS. Però non se ne parla in termini di funzionalità ed efficacia della formazione fornita/conseguita, ma in termini di trenta punti sì, trenta punti no, quasi fosse una questione di opposte tifoserie, come se questo fosse IL PROBLEMA della formazione iniziale e della conseguente capacità professionale dei futuri docenti. Certo non è un nodo trascurabile, quando si parla di diritti delle persone niente lo è, ma resta il fatto che poco viene detto sulla questione della qualità della formazione fornita ai futuri docenti. E’ su questo che, mentre il Parlamento sta discutendo l’art. 5 del DdL 1306 (formazione degli insegnanti) che introduce nuove strutture al posto delle SSIS, vorremmo dire qualcosa come “persone informate sui fatti”, portando l'opinione di chi, docente di scuola secondaria, ha vissuto all’interno delle SSIS questa prima esperienza di formazione iniziale dei docenti. Siamo Supervisori al tirocinio e coordinatori del medesimo con le altre attività didattiche SSIS, cioè docenti di scuola secondaria che, superato un pubblico concorso universitario per titoli ed esami, si trovano in posizione di “semiesonero” ai sensi della legge n. 315/1998, e sono quindi presenti contemporaneamente nella struttura universitaria finora deputata alla formazione iniziale (SSIS) e nella scuola secondaria, dove continuano a esercitare il loro lavoro di docenti per metà dell’orario di cattedra.

A nostro avviso la questione centrale per la buona riuscita della formazione (sia iniziale che in servizio) dei docenti è nel tipo di rapporto Scuola-Università, e questo dipenderà in maniera decisiva da come l’art. 5 del DdL 1306 sarà “tradotto” nei decreti attuativi. E’ indubbio che Università e Scuola devono operare assieme in questa impresa, ma è su “cosa”, “come” e con “chi” questa collaborazione si svilupperà che si deciderà la qualità dei risultati. D’altra parte è un fatto che le due istituzioni hanno da lungo tempo solo contatti occasionali e, solo recentemente con l’esperienza delle SSIS sono tornate a parlarsi. In un momento in cui la domanda di formazione va ben oltre la richiesta di competenze disciplinari, un loro positivo rapporto per la formazione dei docenti, basato su contributi diversi ma paritetici, è ancora da costruire e molto può il legislatore in questo senso. Il compito non è facile, ma è in ogni caso decisivo. Una formazione di qualità dei docenti dovrà necessariamente far dialogare e comporre al meglio le capacità di ricerca e di approfondimento tipiche di specialisti disciplinari ad alto livello, quali sono i docenti universitari, con la professionalità di chi, docente esperto di scuola secondaria in servizio effettivo, è depositario del “mestiere” dell’insegnare, delle metodologie e delle pratiche didattiche realizzate “sul campo”, delle progettualità e relazionalità vissute tutti i giorni in prima persona per elaborare strategie volte a rendere attraenti e a far amare le discipline.

Ma quali i punti di forza dell’esperienza compiuta? Indubbiamente il tirocinio, laddove questo è stato organizzato come vero “bagno di esperienza”, lontano mille miglia dall’anno di formazione vissuto dai neo immessi in ruolo. La situazione è tuttavia molto variegata sul territorio nazionale (e questo è un punto su cui riflettere per l’organizzazione delle nuove strutture), perché nell’ambito dell’autonomia delle Università il tirocinio ha nelle varie SSIS durata e organizzazione diversa. Assume l’aspetto di applicazione di quanto appreso a livello teorico, oppure di tentativo di integrare la logica delle discipline con la realtà delle istituzioni scolastiche, è ripartito in attivo, passivo, osservativo, collaborativo, ecc., con attività che durano trenta o trecento ore, ecc. Inoltre non in tutte le realtà prevede momenti di verifica e valutazione, oppure, laddove questa è prevista, è effettuata da attori diversi e in varie forme, con o senza ricaduta diretta sul curricolo. A nostro parere il tirocinio deve essere un’attività continua, estesa a tutto il curriculum di formazione dello specializzando, strettamente connessa con le attività delle aree socio-psico-pedagogica, disciplinare e di laboratorio di didattica disciplinare, e come tale in grado di completare la relazione fra Università e Scuola secondaria favorendo l’emergere e lo svilupparsi di competenze operative. Solo un progetto formativo personalizzato che attinga da esperienze diverse, dalla riflessione teorica, dalle didattiche disciplinari e dalla ricerca, è in grado di costruire una nuova professionalità docente. Per questo la formazione iniziale degli insegnanti richiede, anche durante il percorso della laurea specialistica, momenti di “formazione in situazione” finalizzati alla professione docente, e realizzati in collaborazione con le istituzioni scolastiche. Anche l’esperienza pratica successiva alla laurea specialistica non può limitarsi all’applicazione tecnica della teoria, e quindi deve prevedere momenti di osservazione guidata seguiti da riflessione, azione in accompagnamento e azione in responsabilità, che tengano conto della complessità dei rapporti attivati durante i processi educativo-didattici. La sinestesi tra i vari momenti permetterà di attingere al modello comportamentale idoneo, adattabile alle diverse situazioni educative. La rilevanza formativa di tale attività rende necessaria la presenza di professionisti cui affidare la responsabilità della progettazione, del controllo e della valutazione di tale esperienza “pratica”. Per questo la formazione degli insegnanti richiede strutture in cui possa convergere l’apporto dei migliori know-how delle università e delle istituzioni scolastiche. Anche la formazione in servizio dovrebbe essere progettata valorizzando l'esperienza acquisita dai docenti, preferendo modelli integrati studio/lavoro, certificando crediti utilizzabili per la progressione di carriera, ecc.

In una logica di efficacia e di efficienza, è anche importante non sprecare (come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato) preziose competenze e professionalità già acquisite, e quindi valorizzare ciò che di positivo c’è stato nella esperienza delle SSIS. Questa ha permesso agli specializzandi, per la prima volta in Italia, di entrare nelle aule in un ruolo diverso da quello di studente o di docente. In tale ruolo hanno potuto apprezzare le modalità significative e attingere alle Best Practice dell’attività docente, riflettere, confrontare, interiorizzare, provare percorsi efficaci sotto la guida di professionalità - per la prima volta accertate - di rilevante profilo didattico come quelle dei Supervisori. Questi hanno fatto da tramite tra il “modo d’essere” accademico e quello scolastico, fra ricerca disciplinare e didattica applicata, fra specialistica universitaria e modi di gestione-organizzazione-interazione propri della Scuola. Si tratta quindi di figure professionali emergenti, formate e sperimentate nelle diverse realtà regionali, che hanno coordinato, supportato e guidato il tirocinio gestendo risorse umane, negoziando e pianificando attività con attenzione alle prospettive ed esigenze altrui. Per fare ciò hanno acquisito, valutato, organizzato, gestito informazioni, metodologie, materiali, esperienze, ricercando e aiutando la riflessione didattica e la progettazione di percorsi formativi innovativi e efficaci. E’ in primis dal confronto e dallo scambio delle loro esperienze che emergeranno i punti di forza a partire dai quali sarà possibile progettare le aree di miglioramento della formazione - sia iniziale che continua - degli insegnanti, in un’ottica di costante riqualificazione delle risorse umane.

Sandra Gavazzi (Rappresentante Supervisori SSIS Toscana sede di Firenze)
Alfio Pelli (Rappresentante Supervisori SSIS Toscana sede di Pisa –
Direzione Nazionale APEF)


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Date: 25 Nov, 2002 on 20:38
APEF: Lettera aperta 25 novembre 2002
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