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CISL: Dichiarazione 1 Agosto 2002
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1. CISL: Dichiarazione 1 Agosto 2002
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Nota della Segreteria Nazionale Cisl Scuola
concernente prime riflessioni sull’iniziativa di sperimentazione nazionale di avvio della riforma del sistema scolastico


Il reale proposito dell'Amministrazione di predisporre gli atti necessari all'avvio della sperimentazione (e quindi la richiesta di parere al CNPI), sciogliendo le riserve e le perplessità presenti tra gli stessi vertici politici e burocratici di Viale Trastevere, è stato esplicitato solo nel tardo pomeriggio di ieri, a conclusione dell'incontro con l'ufficio di Presidenza cui è stata preannunciata, in tempi strettissimi, la consegna dell'apposito decreto, che fisserà i contenuti, le modalità, gli obiettivi e i vincoli della sperimentazione, cioè il vero oggetto del richiesto parere.

Per una valutazione complessiva dell'iniziativa, ad integrazione delle prime durissime censure della Segreteria Generale di metodo esplicitate nel comunicato stampa di martedì 30 luglio u.s., sarà necessario attendere il testo del Decreto, che dovrà tradurre in termini giuridico-amministrativi l'insieme dei "vincoli organizzativi" esposti nelle indicazioni nazionali per i piani di studio, relative alla scuola dell'Infanzia ed alla scuola elementare.
Solo nel Decreto, infatti, sarà possibile capire - ad esempio - se la "flessibilità" del 15% è applicabile a tutti gli aspetti vincolanti delle indicazioni ovvero se riguarda esclusivamente la compensazione oraria tra le discipline.

Infatti i "vincoli organizzativi" della sperimentazione, se rigidamente mantenuti nel decreto autorizzativo, mettono a rischio alcuni aspetti fondamentali a garanzia della qualità dell'offerta formativa della nostra scuola elementare: la pluralità degli interventi didattici, la pari dignità tra docenti del team, la contemporaneità da cui ricavare adeguanti e indispensabili spazi di programmazione, sede non solo di progettazione educativa, metodologica e didattica, ma anche di elaborazione di modelli e stili educativo-professionali condivisi, estensibili con i necessari adattamenti anche alla scuola dell'infanzia.

Su queste scelte si è realizzata la massima coincidenza tra le aspirazioni e le tensioni culturali e professionali degli insegnanti e le battaglie del sindacato in materia di politiche contrattuali e di riforma.

Questo patrimonio di esperienze professionali non potrà essere disperso e azzerato in nome di una nuova organizzazione del lavoro scolastico ispirata a logiche di natura ragionieristica, essenzialmente miranti al risparmio e non alla qualità e che, sotto il pretesto dell'innovazione ripropongono di fatto modelli obsoleti che le scuole hanno da tempo rifiutato.

La responsabilità di definire l'articolazione degli impegni orari dei docenti, nel rispetto dei vincoli contrattuali anche in relazione all'assolvimento di compiti diversi del cosiddetto "lavoro d'aula", per noi deve rimanere competenza esclusiva delle scuole e non può essere imposta dall'alto, e tantomeno attraverso una sperimentazione.

Tanto premesso, proponiamo alcune riflessioni, frutto di un primo rapido contributo di un gruppo informale di lavoro, cui sono stati sottoposti i documenti (Indicazioni/Raccomandazioni) ricevuti.

ELEMENTI PER LA COSTRUZIONE DEL PARERE SUL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE NAZIONALE


A) Aspetti formali e di metodo

· Le "indicazioni" e le "raccomandazioni" equivalgono ai compiti di cui all'articolo 8 del dPR 275/99? L'Amministrazione lo esclude. Sarà un compito che il Ministro assolverà dopo l'approvazione della Legge. La sperimentazione, dunque, riguarda solo l'art. 11 e non l'art. 8.
· Di conseguenza, il parere del CNPI implicitamente può riferirsi anche ai curricoli di cui all'art. 8? Evidentemente no, come si deduce dalla precedente rassicurazione.
· Quindi, pronunciarsi sulla sperimentazione non implica anche l'automatico parere sui futuri curricoli/piani di studi.
· Non si fa alcun accenno alle risorse finanziarie, anche in riferimento alla formazione in servizio prevista per i docenti "prevalenti - tutor - coordinatori" (vedi punto 8 della richiesta di parere). Tale formazione, in quali tempi dovrebbe avvenire? E con quali risorse finanziarie essendosi già provveduto alla ripartizione regionale dei fondi nazionali?


B) Alcuni elementi di positività

· Volontarietà nell'adesione da parte delle scuole alla sperimentazione, che può essere accolta in tutto o in parte.
· Verifica delle condizioni di fattibilità da parte delle scuole, a partire dalle risorse di organico.
· Si intravede uno strumento di informazione e discussione da parte dei collegi (punto 10 del richiesto parere). Tale obiettivo è però vanificato dall'angustia di tempi. Come sarà possibile avviare una discussione e giungere ad una decisione così importante a lezioni praticamente avviate?


C) Tempi di attuazione

· Forti riserve sulla gestibilità dell'operazione e sulla possibilità che i collegi si pronuncino in modo responsabile.
· Non esistono i tempi relativi alla formazione di tutti gli insegnanti.


D) Legittimità giuridica

Risolta con gli artt. 11 e 13 del dPR 275/99 (si può fare).


E) Opportunità politica

Inopportunità nell'operazione, considerato che tutta la materia è all'esame del Parlamento. Si tratta di una responsabilità specifica del Ministro, su cui il CNPI ritiene di non aver titolo a pronunciarsi.

ASPETTI DI MERITO

Indicazioni nazionali per i "Piani di studio personalizzati" sulla scuola primaria
In assenza di curricoli definiti ai sensi dell'art. 8, DPR 275/99 (sempre che l'articolo mantenga la sua validità alla luce della modifica del titolo V della Costituzione - Legge 3/2001, art. 3, c. 2, lettere "m" e "n"), la sperimentazione propone il seguente percorso, definito nelle indicazioni:
1) definizione degli obiettivi generali del processo educativo;
2) definizione degli obiettivi specifici di apprendimento;
3) passaggio dagli obiettivi specifici agli obiettivi formativi;
4) passaggio dagli obiettivi formativi alle unità di apprendimento;
5) costituzione, con le unità di apprendimento, del piano di studio personalizzato di ciascun allievo;
6) compilazione, utilizzando la documentazione ricavata dal Piano di studio, del portfolio delle competenze individuali.

Osservazioni
Già di per sé questo percorso potrebbe rappresentare, da solo, il possibile oggetto vero delle sperimentazioni; infatti, elaborare i nuovi "Piani di Studio" alla luce delle Indicazioni (prescrittive) e delle Raccomandazioni (indicative) e compilare il "portfolio" rischia di rendere residuale tutti gli altri aspetti della sperimentazione (anticipi, insegnante prevalente, ecc.), che invece vengono declinati e enfatizzati tra i vincoli organizzativi.
Il riferimento all'art. 13, circa il contributo delle scuole alla definizione degli obiettivi specifici di apprendimento, prevede la riorganizzazione di percorsi didattici secondo modalità fondate su "obiettivi formativi e competenze".
Nel documento proposto, invece, c'è scarsa chiarezza nei concetti di "obiettivi formativi" e "competenze" e le indicazioni fornite interferiscono con l'autonomia didattica dei docenti. Sembra un lavoro ripreso da una rivista didattica per docenti, trattandosi di veri e propri "piani di lavoro" con la presenza dei contenuti (argomenti), che non dovrebbero rientrare tra le "competenze" del Ministro. Tale impostazione crea imbarazzi tecnico/scientifici, considerata la prescrittività delle indicazioni.
Al contrario, nelle "Raccomandazioni" ci sono elementi che andrebbero messi nelle "indicazioni" e ricompresi tra gli OBIETTIVI GENERALI. Ad esempio, i concetti relativi alla valorizzazione delle differenze, andrebbero "indicati" in modo forte, per motivi di ordine etico/pedagogico/valoriale.
Analogamente, tra gli obiettivi generali, andrebbero ribadite in modo forte i principi relativi alla valorizzazione/riconoscimento dei bambini con handicap e stranieri (la previsione, tra i vari laboratori, di quello di recupero, "LARSA", non risolve il problema giacché la gestione degli stessi risulterà molto problematica, come illustreremo più avanti, tanto da renderlo irrealizzabile).
Tra gli obiettivi generali andrebbe ribadita l'educazione alla cittadinanza, educazione che compare soltanto a pag. 38 del documento. Tra l'altro tale "educazione" espressa sotto forma di "obiettivi specifici" sarà di difficile "valutazione" in quanto non equiparabile ad altre discipline sotto il profilo valutativo della misurazione.

* Confuso appare anche il passaggio dal "pre-disciplinare", per i primi anni di scuola, al "disciplinare", così come confuse appaiono le definizioni di pluri/inter/transdisciplinare.
* L'idea di "competenza", su cui si è tanto discusso in questi tempi, è solo accennata.
* Si ha l'impressione di voler giustificare, sotto il profilo epistemologico, la validità delle indicazioni ricorrendo al linguaggio filosofico e proponendo una terminologia complessa e di difficile comprensione ("ontologia", "gnoseologia", "ologramma").

ASPETTI ORGANIZZATIVI

Si propone la sperimentazione nella prima classe, non tenendo conto dell'inevitabile coinvolgimento anche di docenti delle classi successive e con la modifica, pertanto, di situazioni modulari o di tempo pieno consolidate. E cosa avverrà negli anni successivi? D'accordo: la durata prevista è di un anno, ma gli alunni che escono dalla prima ritorneranno ai programmi dellྑ e ai moduli della Legge 148/90? Sembra inverosimile!

* La proposta dell'insegnante prevalente, alla luce della specificità dei compiti che gli vengono attribuiti in aggiunta alle 21 ore settimanali di insegnamento "frontale" (che diventano 18 nei bienni successivi) prefigura una vera e propria "figura di sistema" e comporta una serie di problemi professionali (di competenza del parere del C.N.P.I.) e sindacali (che ci riguardano più direttamente come CISL Scuola):
· ricolloca l'organizzazione didattica della scuola elementare alla fine degli anni ྌ, azzerando 15 anni (3 di sperimentazione e 12 di attuazione effettiva della Riforma 148/90), riproponendo le primissime esperienze attuative della legge 820/71 (attività integrative) che non hanno niente a che vedere neanche con l'ipotesi dell'organizzazione cosiddetta "stellare", che pur qualcuno intenderebbe attribuire alla stessa legge 148/90;
· mette in discussione le competenze disciplinari acquisite dai docenti in questi anni, il ritorno all'insegnante "tuttologo" e riporterebbe ad una situazione di genericità formativa e superficialità didattica. Si metterebbe seriamente in crisi un modello professionale ormai interiorizzato dagli insegnanti, imponendo un nuovo processo di riadattamento;
· mette in discussione i molteplici riferimenti sul piano affettivo/emotivo/interpersonale da parte dei bambini e la loro identificazione nei modelli comportamentali;
· comporta un sovraccarico di lavoro sul piano didattico e sul piano burocratico-amministrativo, con conseguente presumibile poca attenzione ad aspetti legati alle personalizzazioni/differenziazioni didattiche.

* Viene omesso qualsiasi riferimento esplicito al momento della programmazione collegiale, che invece ha qualificato fino ad ora tutto il lavoro del team docente.

* La parcellizzazione degli interventi (degli insegnanti "non" prevalenti) rende inefficace qualsiasi tipo di intervento didattico loro assegnato con la conseguente induzione di fenomeni di "deresponsabilizzazione" e, quindi, di disagio/demotivazione/disaffezione. E a chi sarà affidata la scelta e l'individuazione del prevalente? Agli organi di democrazia scolastica ovvero ad atti unilaterali di sovranità dirigenziale?

· Le ore di contemporaneità previste sono pochissime, quasi inesistenti e attribuite non a tutti gli insegnanti residualmente coinvolti nella classe. In questo modo le attività di laboratorio rischiano di rimanere virtuali anche a causa del difficile reperimento tra le risorse professionali disponibili, competenze specialistiche. Ma è credibile una prospettiva di far riferimento alle reti di scuola? Ci sembra di intravedere notevoli difficoltà organizzativo-funzionali con ripercussioni sui trattamenti contrattuali.
E anche qui ritorna ancora una volta il problema delle risorse per compensare e retribuire eventuali impegni eccedenti.

Inoltre, dai prospetti allegati, si evince che in alcune classi non esistono proprio ore di contemporaneità come si può facilmente dedurre dalla presenza di numerosi "spazi bianchi" nei modelli allegati.

RIFLESSIONI SPECIFICHE RELATIVE ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA


Precisazioni iniziali

La sperimentazione per risultare scientifica, reale, leggibile, trasferibile nelle varie realtà ed essere quindi assunta a riferimento per scelte ordinamentali e di sistema, deve tener presente possibilmente tutte le variabili in gioco (età dei bambini, risorse di organico, disponibilità degli EE.LL. alla fornitura di strutture e servizi di supporto …. ecc.)
Quindi la possibilità concessa alle scuole di aderire in tutto o in parte al progetto nazionale, potrebbe comportare l’avvio di sperimentazioni parziali che, pur se significative e apprezzate non dovrebbero essere prese in considerazione nella tabulazione dei dati perché rischierebbero di falsare i risultati. Occorre, perciò, molta cautela e, soprattutto, un supplemento di riflessione nel momento in cui disporremo del Decreto autorizzativo.
Analogamente a quanto evidenziato nella parte relativa alla scuola elementare, il documento prescrittivo (Indicazioni) tende a confondere obiettivi e finalità.
Il termine “obiettivo” viene usato con un diverso significato rispetto all’uso pedagogico finora fatto dai docenti. Se non c’è chiarezza sui termini usati, diventa difficile “trasformare gli obietti specifici di apprendimento indicati come traguardo di sviluppo per tutti i bambini del Paese in obiettivi formativi adatti per i singoli bambini”.
A tal proposito segnaliamo che gli O’91 sono presentati come “Raccomandazioni”, di conseguenza si trasformano in una guida alle “Indicazioni” che hanno invece carattere prescrittivo. il tutto lascia dedurre (e temere) che le “Indicazioni” diventeranno, a tutti gli effetti, il nuovo documento programmatico delle scuole dell’Infanzia.


Vincoli organizzativi delle “indicazioni”

Evidenziamo qui di seguito alcune principali problematiche legate all’avvio della sperimentazione, relativamente ai vincoli organizzativi.

- Organici: si rileva una palese contraddizione tra l’organico aggiuntivo previsto nella proposta di sperimentazione con le “Indicazioni” che ribadiscono esplicitamente che l’organico sarà assegnato secondo la vigente normativa.
Problema: come è noto esistono ovunque liste di attesa. Risulta quindi incomprensibile come ad organici invariati si possano accogliere bambini con meno di 3 anni ovviamente solo a seguito dell’accoglienza di quelli che ne hanno già maturato il diritto o perché frequentanti o perché in lista di attesa.

- Laboratori: le esemplificazioni relative agli “angoli” ed ai “laboratori” contrastano con le strutture edilizie di troppe scuole sacrificate in spazi ristretti ed inadeguati. Esiste dunque un problema di investimenti per interventi sulle strutture edilizie e sui locali.

- Tempo scuola: oggi la scuola aperta nelle attuali 36 settimane (dalla seconda di settembre all’ultima di giugno) per otto ore giornaliere prevede un curricolo massimo di 1.440 ore annue. Si fatica perciò ad immagina come poter concretamente organizzare un’offerta formativa di 1.600/1.800 ore annue secondo una delle opzioni suggerite dalle “Indicazioni”.
Errore di calcolo o ipotesi “convittuale”?
L’eccesso di variabili legate al monte ore, all’età dei bambini, alle esigenze delle famiglie, alle condizioni socio-ambientali, alle convenzione con gli EE.LL. richiede tempo disteso per la progettazione delle iniziative e non ammette improvvisazioni, cosa che invece sarà inevitabile data la ristrettezza dei tempi previsti dal progetto sperimentale.

- Formazione in servizio: la formazione dei docenti responsabili dei laboratori e del docente coordinatore dell’équipe pedagogica, richiede innanzitutto risorse adeguate e tempi di espletamento. Si prevede inoltre una figura professionale del tutor che, fermo restando il protocollo d’intesa con gli enti locali per questa nuova funzione, richiede risorse aggiuntive per la retribuzione dei nuovi impegni. Il problema generale che attraverso la sperimentazione si propone una vera e propria figura di sistema, con la prospettiva di una diversificata carriera professionale, è già stato evidenziato nella prima parte di questa Nota. Qui si solleva il problema relativo ai criteri ai quali dovrà attenersi il collegio dei docenti per individuare i docenti cui affidare le predette nuove funzioni.

L’ipotesi di costruire piani individualizzati per ogni allievo è suggestiva ma contrasta sul piano della concreta realizzabilità con gli attuali rapporti alunni/sezioni, tanto da divenire una pratica inapplicabile. Se vi si aggiunge l’impegno di creazione e aggiornamento del “portfolio” c’è il rischio di burocratizzare la scuola dell’infanzia, cucendole attorno un apparato formale che non riuscirebbe comunque ad arginare i rischi delle pericolose derive a cui potrebbe essere esposta. Sempre in merito al portfolio, sarebbe comunque opportuna maggiore chiarezza sull’uso del documento, sulle modalità di impostazione e documentazione e sulle competenze di chi ha la responsabilità di elaborarlo ed infine su ruoli e confini tra scuola e famiglia in materia di valutazione. La valutazione infatti presenta un’ambiguità di fondo e non sono chiare le distinzioni tra valutazione formativa, sommativa e di processo.

Riflessione conclusiva: come ritenere attuabile la generalizzazione nella scuola dell’infanzia di un modello sperimentale sostanzialmente tarato sulle scuole comunali funzionanti nel nord del nostro Paese e pesantemente condizionato dalle disponibilità degli EE.LL.? Si rischierà di marcare ancora una volta le differenze che segnano il destino sia dell’utenza, per la possibilità offerta o meno di usufruire di un servizio qualificato e generalizzato, sia per gli insegnanti che, a seconda del territorio o dell’area di servizio, vedranno aprirsi o meno prospettive di valorizzazione e sviluppo della professionalità.


* * *


Lo ribadiamo: si tratta di primissime valutazioni su documenti molto ponderosi e dei quali l'Amministrazione stessa ci sottolinea la provvisorietà con possibili correzioni imposte dalla "frettolosità" della loro stesura.

Ci riserviamo, quindi, ulteriori valutazioni.


Data la delicatezza della sperimentazione, la Segreteria Nazionale ritiene indispensabile il coinvolgimento dell'intera Organizzazione, attraverso la convocazione dell'Assemblea Nazionale ipotizzata per fine agosto/primi settembre.


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 01 Aug, 2002 on 21:12
CISL: Dichiarazione 1 Agosto 2002
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