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GILDA: Comunicato Stampa 25 luglio 2002
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1. GILDA: Comunicato Stampa 25 luglio 2002
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Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dott.ssa LETIZIA MORATTI

Viale Trastevere

ROMA

Signor Ministro,

I dati che Lei ha fornito nel corso dell’incontro con i sindacati del 23 u.s., hanno impressionato l’opinione pubblica, soprattutto per l’abilità con cui la stampa ha “lavorato” sulle notizie, 100.000 posti vacanti, che saranno coperti da supplenti temporanei, sono diventati ad opera di fantasia straordinaria 100.000 insegnanti in eccesso, una distorsione a 180° gradi.

Così la cifra dei 18.000 docenti che non insegnano ha scatenato la solita ridda di attacchi e di denigrazioni nei confronti della categoria.

Volendo prescindere anche dalla inconsistenza del dato percentuale (un modestissimo 2,1% sul totale dei docenti, 1,6 su tutto il personale della scuola) e prendendo per buono il dato assoluto, è necessario introdurre elementi di chiarezza; perché allora non specificare chi sono, perché non insegnano, cosa fanno e quanti possono essere restituiti credibilmente all’insegnamento.

Sia questo Signor Ministro l’esito di ciò di cui parliamo, altrimenti la sua apparirà una sterile denuncia, facilmente strumentalizzabile contro la categoria, cosa che i docenti italiani non le perdoneranno.

Allora chi sono questi “non insegnanti”? Per quello che se ne sa 4–5000 sono comandati presso uffici dell’Amministrazione scolastica (provveditorati, IRRE, altri istituti); 3-4000 sono collaboratori dei capi di istituto, 3.291 sono docenti dichiarati inidonei all’insegnamento per problemi di salute che però continuano, pur essendo fuori ruolo, a lavorare nella scuola con orario doppio, 1.000 i docenti che insegnano all’estero, 3500 sono impegnati sui progetti delle scuole ed infine circa 1000 sono distaccati sindacali.

Signor Ministro, se le casse del MIUR sono vuote e per risanarle è necessario che questo personale docente, quello ovviamente ancora idoneo ad insegnare, sia rimandato sulle cattedre, lo faccia, la Gilda degli Insegnanti glielo chiede formalmente: “li rimandi tutti ad insegnare”, così da settembre invece di 100.000 supplenti ne avremo solo 91000 e forse finalmente si potrà procedere ad assumere in ruolo il personale necessario a garantire una scuola equa e di qualità.

Lo faccia Signor Ministro, altrimenti saremo autorizzati a pensare che i dati che Lei ha fornito servivano solo a sostenere una banale e modestissima strategia comunicativa, una sorta di foglia di fico (qualcuno dice di basilico) per coprire la vergogna di una scelta politica che nega nuove assunzioni nella scuola.

Veniamo poi ai dati sulle scuole e al rapporto alunni-docenti. Nel corso del nostro ultimo incontro, ho chiarito come dai dati OCDE del 2001 questo rapporto sia inversamente proporzionale ai livelli di benessere degli Stati: più risorse economiche ha uno Stato, più risorse investe nella scuola e il migliore investimento è, per tutti i paesi, evidentemente quello fatto sugli Insegnanti, più insegnanti maggiore qualità.

Le strategie oggi da mettere in campo quindi dovrebbero essere quelle che consentono un pieno utilizzo delle risorse, non una loro riduzione.

Lei, signor Ministro ci ha fornito un elenco di 2500 scuole che hanno un rapporto docenti-alunni al di sotto del parametro nazionale di 9,50, ha dimenticato però di fornirci l’elenco di 7500 scuole con i parametri nettamente superiori a 9,50.

Non entrerò nella polemica sugli istituti per ciechi, sulle scuole di lingua slovena, sugli istituti d’arte, sulle piccole scuole di montagna, tutte istituzioni atipiche e che ovviamente non possono rispondere ai parametri nazionali.

Mi preme invece di più rimarcare il fatto che nella stragrande maggioranza delle scuole italiane il rapporto alunni-docenti si avvicina di molto alla media europea e questo dovrebbe essere un dato con il quale mettere a tacere le cattive coscienze di chi vuole chiudere progressivamente la scuola dello Stato.

Il problema vero sta qui, ed è un problema politico e culturale insieme, questa maggioranza di governo deve decidere se la scuola dello Stato è un fattore strategico di sviluppo su cui si deve investire.

Se così non è, se le priorità del suo governo sono altre, si abbia il coraggio di dirlo ai giovani che aspettano un futuro in un’ Europa di eguali e alle loro famiglie.

Noi, per parte nostra, Signor Ministro lo faremo, diremo a tutti e con ogni mezzo, quali sono le scelte politiche che si fanno sulla scuola e a che cosa mirano, lo faremo con l’entusiasmo e la passione sincera con cui lo abbiamo fatto anche in passato.

Cordialmente

Alessandro Ameli

Coordinatore nazionale


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Date: 25 Jul, 2002 on 20:02
GILDA: Comunicato Stampa 25 luglio 2002
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