Al momento dell’insediamento delle commissioni per l’Esame di Stato finale, i docenti dedicheranno in tutte le scuole almeno 10 minuti alla riflessione e all’invio di fax, lettere e e-mail al Ministro dell’Istruzione per chiedere l’abolizione della norma della Finanziaria che prevede che l’Esame sia fatto da una commissione interna, cioè dagli stessi docenti che hanno scrutinato gli allievi una settimana prima.

Questo è per la scuola, dal dopoguerra in poi, il primo anno senza esami. L’esame di 3° media è ormai da parecchi anni un non-esame, un rituale burocratico ed inutile.

Ora lo stesso destino spetta all’Esame di Stato conclusivo degli studi superiori.

Se il Ministro Moratti voleva passare alla Storia, dobbiamo dire che ci è riuscito, ma non certo per la volontà di ridare dignità e serietà agli studi.

LA GILDA DEGLI INSEGNANTI ritiene che questo provvedimento abbia già avuto grosse conseguenze: quest’anno gli allievi hanno studiato molto meno e i docenti stessi si sono sentiti meno motivati. Da tutto questo traggono vantaggio solo gli allievi pigri e svogliati e le scuole “diplomificio” , per le quali la ricerca della commissione “buona” diviene molto più facile.

Il bilancio di quest’anno non è buono. Se al provvedimento sugli esami aggiungiamo la volontà di rafforzare, all’interno della scuola, il peso del dirigente e dei genitori rispetto a quello dei docenti, se aggiungiamo le incognite sulla riforma e le incertezze sull’area contrattuale separata per i docenti, più volte promessa alla Gilda dal Ministro, non possiamo dire che le cose vadano bene.

E non consola i docenti l’elemosina dei … euro, elargiti all’ultimo momento ai commissari d’esame.

Solo un diverso approccio ai problemi della scuola e dei docenti, che includesse anche un riconoscimento dignitoso del loro lavoro ed una contrattualizzazione dell’indennità professionale degli Esami (con la previsione di un’indennità anche per i commissari all’Esame di 3° media) potrebbe convincere i docenti della volontà del Governo di avviare una politica nuova.

Una politica per la scuola, per il paese, per l’Europa.