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COBAS: Comunicato 29 marzo 2002
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1. COBAS: Comunicato 29 marzo 2002
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Sciopero generale del 16 aprile 2002
Sciopero generale del 16 aprile e manifestazioni convocati dai Cobas e dal sindacalismo di base
Il furioso assalto politico, che la maggioranza del governo e della Confindustria ha lanciato, prosegue nonostante le possenti risposte popolari. L’art.18 è stato usato per ridimensionare drasticamente il potere della Cgil, per separarla dagli altri sindacati e togliere al centrosinistra l’ultima grande carta per la rivincita elettorale. Ma Berlusconi e D’Amato, con la loro tattica da “assaltatori”, hanno raggiunto il risultato opposto, non solo ricompattando i sindacati confederali ma consegnando alla Cgil l’egemonia sull’intero movimento di opposizione al governo.

Per conquistare tale egemonia, la Cgil non ha dovuto cambiare neanche di una virgola l’impostazione degli ultimi anni, né sulla concertazione, né sull’elogio/sostegno a precarietà e flessibilità, né sulla guerra. Dopo aver dato un contributo decisivo a smantellare ogni garanzia per la netta maggioranza del lavoro dipendente neo-assunto e aver contribuito a veicolare quelle pratiche privatizzanti (dalla scuola alla sanità) e precarizzanti (dal pacchetto Treu con tutta la gamma della precarietà fino allo stesso Libro bianco, impostato durante il governo precedente al punto che il povero Biagi e i suoi colleghi non hanno dovuto neanche “traslocare”; e con la modifica dello stesso art.18 già messa in cantiere durante il governo Amato), oggetto di culto da parte dei governi Prodi, D’Alema e Amato, la Cgil, gli altri sindacati concertativi e buona parte del centrosinistra si sono rifatti rapidamente una “verginità” (termine politicamente scorretto ma efficace) di fermi sostenitori dei diritti dei salariati.

Il terrorismo, poi, ha dato un decisivo contributo a tale recupero: e dopo il tentativo di criminalizzare i Cobas, l’estensione dell’accostamento ai sindacati ha rappresentato un formidabile autogol per il governo che ha regalato alla Cgil e ai confederali un trionfo di immagine e di consensi. Ma- anche se una parte significativa dei lavoratori che hanno partecipato all’enorme manifestazione della Cgil erano lì per riconquistare diritti e potere - i confederali non hanno alcuna intenzione di trasformarsi in strumenti di conflitto ma riprenderanno presto a trattare sulla sostanza del problema (l’art.18 ha un forte valore simbolico ma è per molti un guscio vuoto e per altri può essere scavalcato e annullato di fatto con il Libro bianco), cioè sul Libro Bianco e sulle modalità di generalizzazione della precarietà/flessibilità accompagnata da “ammortizzatori” gestiti dal sindacato stesso, nonché sul gigantesco business dei fondi pensione e sulla nuova riforma pensionistica. Spinge in questa direzione anche la parte più avveduta del padronato, consapevole dei vantaggi della concertazione e della complicità che i sindacati “compatibili” garantiscono in Europa a tutti i governi.

Dunque, la situazione è complessa: c’è una spinta di massa verso la radicalizzazione del conflitto (e i 150 mila in piazza con i Cobas e il sindacalismo di base il 15 febbraio hanno mandato un messaggio netto in tale direzione) ma c’è anche una egemonia confederale su una linea “socialiberista” in continuità con il passato, per ripristinare il potere avuto durante i governi di centrosinistra e riprendere ad amministrare flessibilità e privatizzazioni. Perciò il comportamento dei Cobas, del sindacalismo di base, dell’area antiliberista e anticapitalista deve essere duttile ed articolato.

Come abbiamo fatto il 14 dicembre e il 15 febbraio, noi Cobas faremo nuovamente nostra la data indicata da Cgil, Cisl, Uil per lo sciopero generale (per noi sarà il terzo in quattro mesi, ed il quarto nella scuola) il 16 aprile, insieme alla Cub-RdB e al restante sindacalismo di base. Ma, così come non abbiamo partecipato alla manifestazione della Cgil (pur capendo la volontà diffusa di “forzare” la linea confederale, non potevamo accodarci ad una gestione unilaterale, senza accordi comuni o interventi finali discordanti dall’univoca gestione concertativa - per nulla scalfita, nelle ovazioni a Cofferati, dalla radicalità di piazza pur presente - usata da sindacati che in questi mesi hanno firmato accordi ignobili, dal Pubblico impiego alla scuola, dai chimici ai tessili al gas-acqua; e che continuano nei luoghi di lavoro ad essere i più attivi nella “caccia ai Cobas” e nella sottrazione di diritti democratici a chi non sta con loro), il 16 daremo vita a manifestazioni autonome dei Cobas, della Cub e del sindacalismo di base su un programma radicalmente antiliberista ed anticoncertativo, che ci auguriamo vengano fatte proprie da centinaia di migliaia di lavoratori, studenti, Forum sociali e aree antagoniste.

Il programma Cobas è rivolto a tutto il lavoro dipendente e al non-lavoro e richiede il ritiro delle 4 deleghe sulla cancellazione dell'art. 18 e libro bianco di Maroni, sulla controriforma della scuola della Moratti, sullo smantellamento delle pensioni e furto delle liquidazioni, sulla controriforma fiscale; l’abrogazione delle norme (pacchetto Treu) che hanno diffuso il lavoro interinale, ultraflessibile e precario; l’estensione dell'art. 18 a tutti i lavoratori/trici; salari equiparati ai punti alti dei paesi europei a tutti i lavoratori; il ripristino di un meccanismo di scala mobile che tuteli i salari dall'inflazione; il reddito sociale per tutti coloro che ne sono privi/e; il ritiro del disegno di legge Bossi/Fini; parità salariale, normativa e di diritti tra italiani/e e immigrati/e; la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario; la difesa e potenziamento di scuola, sanità, trasporti e tutti i servizi pubblici; la cancellazione della controriforma Moratti, della parità scolastica e dell’intero progetto di scuola-azienda; la difesa del diritto di sciopero e pieno esercizio di tutti i diritti sindacali; il No alla guerra e alle politiche belliciste.

Piero Bernocchi portavoce nazionale Cobas scuola


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Date: 29 Mar, 2002 on 23:48
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