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UNICOBAS: Comunicato Stampa 17 dicembre 2001
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1. UNICOBAS: Comunicato Stampa 17 dicembre 2001
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DAL 19 A FOLIGNO PER BATTERSI CONTRO UNA PESSIMA “RIFORMA”. LA MATTINA (H. 10.00) SPETTACOLO DI TEATRO DI STRADA: “CON LA RIFORMA NON CI RESTA CHE PIANGERE”, MESSO IN SCENA DA INSEGNANTI E STUDENTI IN P.ZZA MATTEOTTI (100 METRI DALLA SEDE DEGLI STATI DEGENERATI)

La “riforma” Moratti è pessima dalla testa ai piedi. La formazione di base dei docenti comincia con una laurea breve (3 anni), per giustificare stipendi inferiori persino a quelli dei quadri laureati del pubblico impiego. I “crediti” da acquisirsi con il tirocinio differenziano vergognosamente fra scuola primaria e secondaria, come se avere a che fare con alunni giovanissimi comportasse meno responsabilità e minor qualificazione. La cosiddetta “carriera” tende ad introdurre figure il cui compito prevalente sarà quello di non insegnare, come se nella scuola, per progredire dal punto di vista stipendiale, occorresse per affrancarsi dalla funzione docente e fare di tutto, tranne l’esercizio della funzione alla quale si è preposti (magari per andare a controllare come insegnano gli altri).
Per quanto attiene ai nuovi cicli, si comincia subito male già dalla scuola di base: invece di far entrare nell’obbligo l’ultimo anno di scuola dell’Infanzia (unico elemento positivo del primo disegno di legge Berlinguer immediatamente cassato dalla stessa vecchia maggioranza), si pensa ad una scuola di base “a punti”, con un “bonus” da assegnare agli alunni frequentanti la scuola materna perché poi possano ridurre di un anno le Elementari (o il resto del ciclo formativo). Si continua con il ritorno alla scuola di Bottai: l’avviamento professionale cassato nel ‘63 con l’istituzione della media unica. Gli alunni dovrebbero infatti scegliere precocemente l’indirizzo, in modo da avviarne la maggioranza ad un percorso didattico “differenziale” da far fagocitare all’impresa, secondo i canoni del più vieto e scarno monoprofessionalismo. Il segmento di serie “A” farebbe poi rabbrividire persino Gentile, con licei pubblici mutilati a tutto vantaggio degli istituti privati: eliminazione delle cattedre di matematica e scienze dal classico, l’eliminazione del latino dallo scientifico, insieme alla totale sparizione dell’educazione motoria e di geografia, unitamente alla riduzione del tempo scuola a 25 ore settimanali canoniche. Né le 300 h. annuali “aggiuntive” potrano colmare il divario con le attuali 30/34 h. settimanali dei licei o con le 36/38 h. dei tecnici e dei professionali. Il taglio di un anno a tutto il superiore completa l’opera, destinata a far saltare dalle 26.000 alle 50.000 cattedre (così è la volta del personale di ruolo, dopo che ai precari sono stati tolti gli incarichi sulle 24.700 cattedre a “spezzone” ed il 30% delle supplenze brevi con l’innalzamento del tetto sostituzioni per malattia). Con un tempo scuola siffatto, si rendono impossibili anche il tempo pieno delle elementari (40 h. settimanali) ed il tempo prolungato delle medie: come l’educazione fisica, diventano elementi opzionali, che le famiglie dovranno pagarsi a parte, meglio se rivolgendosi alle scuole private! Diplomifici ed istituti-parcheggio potranno così riprendere fiato. E se non bastasse, sono pronti i bonus Fini-Formigoni, in violazione dell’art. 33 della Costituzione.
L’attacco alla scuola si compie poi con il disegno di legge di riforma degli Organi Collegiali. I Consigli di Circolo/Istituto, vengono sostituiti da Consigli di Amministrazione di tipo aziendale, deputati a vagliare il Piano dell’Offerta Formativa. L’ambito didattico viene così stravolto ed affidato ad un organismo dove la componente docente sarà ridotta ad esigua minoranza, salvo farvi partecipare 3 “esperti” (rappresentanti dell’impresa introdotti sotto mentite spoglie). In quanto al Collegio Docenti, si prevede il suo smembramento in “dipartimenti” sottoposti al preside manager. Chiudono il cerchio un contratto che, a fronte di un milione netto di divario con la retribuzione dei colleghi europei, non restituisce neanche l’erosione inflattiva ed una “devolution” atta a subordinare la scuola ad ignoranze, clientele e particolarismi degli enti locali, con il rischio palese di una regionalizzazione dei ruoli e di scuole “micronazionali” mafiose o “padane”. Di contro, il codice deontologico dei professionisti dell’educazione è demandato a commissioni ministeriali, mentre occorrerebbe istituire l’ordine professionale.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale)


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Date: 17 Dec, 2001 on 10:36
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