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GILDA: Comunicato 26 novembre 2001
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1. GILDA: Comunicato 26 novembre 2001
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Comunicato stampa
Esame di Stato: condividiamo i giudizi di Pirani.

Nel corso della trattativa sulla Finanziaria e particolarmente per la fase relativa all’art. 13, la Gilda ha messo evidenza i danni che sarebbero derivati dalla applicazione di quei provvedimenti, danni culturali, danni all’efficacia e al funzionamento del sistema, danni al diritto allo studio.

Sul comma 7, relativo agli esami di Stato è stata combattuta soprattutto dalla Gilda una specifica battaglia, quel comma conteneva e contiene ancora l’ulteriore provvedimento di svilimento dell’esame di stato, fase delicata del percorso di studi superiore e periodo importante nella maturazione culturale e scolastica dei giovani.

La cosa grave è che questa riforma estemporanea, fuori cioè da una logica complessiva di riforma, viene decisa principalmente per risparmiare qualche centinaio di miliardi, e mostra ancora una volta quali siano, per le classi dirigenti, i veri problemi della scuola italiana.

Leggiamo con piacere su “La Repubblica” che le nostre idee in merito al valore dell’esame coincidono con quelle esposte da Mario Pirani: l’esame di stato con soli commissari interni non garantirebbe lo standard nazionale, non assicurerebbe neppure un minimo controllo sull’operato delle scuole, non manterrebbe alcun vincolo per le scuole private, favorirebbe l’inflazionarsi di valutazioni eccessivamente benevole, anche a causa del regime di concorrenza tra gli istituti nato con l’ autonomia e l’idea di una scuola sempre più azienda.

Insomma, questa innovazione non farebbe che aggravare l’abbassamento di livello degli studi innescato dai precedenti governi: basti ricordare l’abolizione degli esami di riparazione, o il famigerato “sei rosso” inventato successivamente.

E’ tempo che anche altri intellettuali, uomini di scienza e di cultura, politici e non solo Mario Pirani, si attivino per fermare il provvedimento del governo sugli esami di stato. La GILDA sta promuovendo una lettera-appello per la sospensione del provvedimento sugli esami ed invita quanti hanno a cuore le sorti della scuola italiana a sostenere l’iniziativa.

I riferimenti sono: tel. 068845005 – 8845095 – fax 0684082071 – e.mail: gilda.naz@uni.net

GILDA Roma – Corso Trieste 62/a - tel. 068845005-8845095; fax 0684082071


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Date: 27 Nov, 2001 on 00:20
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2. Povera scuola inutile "azienda"
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da la Repubblica
26 novembre 2001

Povera scuola inutile "azienda"
di Mario Pirani

Un gruppo di insegnanti mi ha trasmesso in copia una letteraappello a Letizia Moratti, ministro dell'Istruzione (non più pubblica), perché sospenda il provvedimento, collegato alla Finanziaria per dargli immediata esecutività, che prevede una commissione composta da soli docenti interni per l'esame di Stato, cioè per il momento di verifica più importante dell'intero percorso di studi. Importanza, del resto, comprovata dal fatto che la stessa Costituzione all'art.33 lo prescrive espressamente. Fino ad oggi le commissioni di esame erano formate da tre membri interni, tre esterni e un presidente, anche lui esterno. La presenza prevalente di commissari esterni aveva lo scopo di garantire una verifica oggettiva sul funzionamento formativo e selettivo di ogni singolo istituto, il rispetto di alcuni parametri nazionali basilari, la serietà dell'impegno anche delle scuole paritarie private nell'impartire un insegnamento altrettanto valido di quello impartito nel settore pubblico.
È evidente che, se i commissari sono tutti interni, ogni elemento di controllo e di comparazione viene automaticamente a cadere. Ogni istituto vivrebbe in una logica autoreferenziale. I docenti interni, già privati della possibilità di esercitare una selezione preventiva, per l'affievolirsi dell'incidenza dei meccanismi intermedi, non potranno che piegarsi del tutto alla imposizione dei presidimanager di promuovere tutti, per far contenti i «clienti» della scuolaazienda, che, in tal modo, risulterà ancor più attraente e «concorrenziale». Con buona pace della stragrande maggioranza delle famiglie che sembrano non aspirare altro che ad avere figli soddisfatti e allegri, ancorché somari. Ma chi officerà "Te Deum" di ringraziamento saranno soprattutto preti e monache che gestiscono scuole private paritarie, i cui iscritti, dal giorno dell'iscrizione e del pagamento della retta, saranno sicuri che nessun occhio esterno verificherà l'attendibilità del diploma.
Del resto il disarmo degli insegnanti interni era già cosa fatta con il venir meno, da tre anni a questa parte, della possibilità di non ammettere alla maturità neanche quei pochissimi che per i pessimi voti nella maggioranza delle materie apparivano del tutto impreparati a sostenere l'esame. Con la riforma tutti sono stati ammessi all'esame di Stato, anche se hanno tutti sei rossi (e, cioè, quelle insufficienze pudicamente mascherate cambiando un 4 in 6, scritto, però, con inchiostro rosso, forse per la vergogna). Ora, con lo svilimento delle commissioni d'esame, anche questo traguardo simbolico per gli studenti viene a cadere. L'ipotesi, che già è stata affacciata, di ridurre, in un futuro assai prossimo, anche quanto resisterebbe di questo residuale ostacolo alle sole prove scritte (in gran parte test) denota come ormai stia passando l'idea che la preparazione umanistica, che si accompagna alla capacità della comunicazione orale, appartenga ormai ad un passato inutilizzabile nel quadro della sciagurata «aziendalizzazione» della scuola.
I due argomenti che sorreggono la decisione di declassare l'esame di Stato confermano questo giudizio. Il primo è, infatti, puramente economico: abolendo i commissari esterni si risparmieranno 200 miliardi di trasferte e indennità. Peccato che questa ansia sparagnina, che dovrebbe giustificare una così infausta misura, abbia come corrispettivo i 200 miliardi di spesa aggiuntiva che saranno stanziati per immettere in ruolo 13.000 insegnanti di religione, vidimati personalmente dalle diocesi, fino ad oggi assunti con contratti annuali assai meno onerosi e specifici alla particolare materia (d'ora in poi saranno insegnanti a pieno titolo e potranno, in taluni casi, anche senza laurea, accedere ad altre cattedre).
Il secondo argomento è peggiore del primo: poiché il 96% dei candidati viene promosso già ora, tanto vale lasciar perdere del tutto ogni criterio di selezione e risparmiare quei soldi. Come dire: visto che la maggior parte dei reati resta impunito, tanto vale risparmiare gli stanziamenti per le forze dell'ordine e per la Giustizia. Paradossi a parte, questa misura appartiene a quella stessa filosofia che portò il ministro D'Onofrio ad abolire, al tempo del primo governo Berlusconi ma col voto unanime del Parlamento, gli esami di riparazione. Speravamo che Letizia Moratti, proprio perché è anche una manager intelligente, non si lasciasse abbindolare dall'aziendalismo d'accatto che ha purtroppo contaminato anche le idee riformistiche del centro sinistra. Ci dia un segno che non avevamo del tutto torto: tolga quella sciagurata decisione dalla Finanziaria.


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Date: 27 Nov, 2001 on 00:23
GILDA: Comunicato 26 novembre 2001
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