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«Solo nei buoni-scuola c’è la vera parità»
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1. «Solo nei buoni-scuola c’è la vera parità»
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da La Stampa
Mercoledì 19 Settembre 2001

«Solo nei buoni-scuola c’è la vera parità»
Gli istituti privati: così ognuno potrà scegliere

Maria Teresa Martinengo


Contestano la tesi secondo la quale il buono scuola si risolverà in «un aiuto alla scuola dei ricchi» e sostengono invece che il disegno di legge regionale Ghigo-Leo «consentirà ai ceti meno abbienti di scegliere, senza discriminazioni, la scuola che le famiglie riterranno più conforme ai loro orientamenti educativi». Ieri, tutte le componenti della scuola non statale paritaria cattolica e laica (che conta in Piemonte, escluse le materne, circa 240 istituti e 40 mila iscritti) si sono date appuntamento a Palazzo Barolo per esporre le ragioni di una «battaglia a sostegno della legge che non vedrà studenti nelle strade», ma che avrà comunque momenti di visibilità con il sit-in dei genitori della scuola non statale davanti a Palazzo Lascaris nei giorni in cui il disegno di legge verrà dibattuto, a partire da domani. I rappresentanti del Movimento Scuola Libera, in cui confluiscono una quindicina di realtà - dai salesiani all’Agesc, dall’Assoscuola al Forum delle Associazioni Familiari, a Fidae e Fism -, hanno spiegato che la legge piemontese «concretizza i principi sanciti dalla legge sulla parità approvata lo scorso anno dal governo nazionale di centro-sinistra». Guido Bodo di Assoscuola (scuole non cattoliche) ha osservato «che per poter davvero scegliere liberamente per i propri figli occorre la capacità economica, altrimenti il discorso è virtuale. Questo disegno di legge offre a tutti la capacità economica, naturalmente per fasce di reddito». Un’importante conseguenza dell’introduzione del buono, «sarà l’incentivo alla concorrenza tra scuola statale e non. Nel momento in cui potranno scegliere, i genitori vorranno esaminare a fondo la qualità dei progetti educativi».
Il professor Aldo Rizza, in rappresentanza dei docenti della scuola non statale, ha definito l’opposizione al disegno di legge regionale «pretestuosa e ideologicamente datata», ricordando che «il presidente del Consiglio Prodi aveva assicurato la parità anche economica e D’Alema aveva poi espresso le medesime posizioni». Rizza ha aggiunto: «Non è vero che le nostre scuole accolgano solo i ricchi. Vi sono scuole statali a Torino e in provincia che tradizionalmente ospitano la borghesia più ricca»
A proposito di famiglie a basso reddito, l’avvocato Emanuele Balbo di Vinadio (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) ha sottolineato che «la principale finalità della legge è quella di consentire ai ceti meno abbienti di scegliere la scuola senza discriminazione. In particolare, stabilisce nel 50% la percentuale massima di spese scolastiche rimborsabile tramite borse di studio. Parallelamente prevede che le famiglie con reddito inferiore a 50 milioni possano usufruire di un contributo regionale del 50% delle spese scolastiche sostenute, arrivando così alla copertura del 100%». Quanto ai redditi superiori: tra 50 e 75 milioni la copertura arriverebbe fino al 45%, tra 75 e 100 fino al 37,5%, tra 100 e 140 milioni fino al 25%.
Quale tutela ci sarà per i cittadini rispetto alle scuole private "diplomificio"? «Abbiamo buttato fuori dalle nostre associazioni - ha detto Guido Bodo - alcune di queste scuole. In generale, comunque, la maggioranza non è in grado di rispettare i parametri richiesti per ottenere la parità». E il buono potrebbe essere speso solo nelle scuole paritarie.


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Date: 19 Sep, 2001 on 17:17
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