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Moratti: «A scuola con serenità»
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1. Moratti: «A scuola con serenità»
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da Il Messaggero
Martedì 18 Settembre 2001

Oggi si completa la riapertura delle aule. La lettera aperta del ministro dell’Istruzione ai sette milioni di alunni italiani

Moratti: «A scuola con serenità»

Si torna fra i banchi con l’incubo di New York: «Non chiudetevi in voi stessi»

di LAURA MATTIOLI

ROMA - Da questa mattina tutti i sette milioni e mezzo di alunni sono tornati sui banchi. Anche l’ultimo scaglione (il primo era partito una settimana fa) è arrivato puntuale in aula al suono della campanella. Ma sarà un anno diverso dagli altri. I bambini e gli adolescenti che ieri hanno varcato i portoni degli istituti scolastici portano negli occhi quelle immagini, mostrate dalle tv, degli attentati di Washington e Manhattan, quelle scene di massacro che soprattutto nelle menti dei più giovani possono portare allo smarrimento. E allora il ritorno a scuola deve diventare «un’occasione importante di incontro, di dialogo per ritrovare una serenità perduta».
È questo il messaggio che il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha lanciato in una lettera aperta inviata agli studenti italiani, alle loro famiglie e ai docenti, per l'apertura del nuovo anno scolastico. Da Bruxelles, dove è impegnata nella riunione dei ministri dell'Educazione dell'Ue, la Moratti ha sottolineato che questo «purtroppo è un anno speciale perché l'apertura dell'anno scolastico avviene in un momento di grande dolore e di grande incertezze».
Molti giovani studenti sono rimasti colpiti, spaventati, in alcuni casi traumatizzati dalle immagini degli attentati. Anche se doloroso è quindi necessario parlarne. Per questo il ministro ha sollecitato i ragazzi a non chiudersi: «Chiedete ai vostri genitori, ai vostri insegnanti di approfondire cioè che è accaduto, di analizzarne tutti gli aspetti umani, sociali, storici ed economici. Voi - ha aggiunto la Moratti - avete a disposizione gli strumenti per farlo: vivete e studiate in Europa, un continente che ha un patrimonio unico di civiltà, di benessere, di solidarietà, di democrazia, anche se in questo momento ognuno di voi, di noi, si sente più solo, più isolato, vulnerabile ed impotente di fronte all'incredibile violenza degli attentati all'America».
Ma per capire, i giovani devono anche imparare a porre le domande. Un appello ai professori perché insegnino ai ragazzi a chiedere e «a capire cosa si vuol sapere», prendendo esempio proprio dalla scuola americana, è arrivato dal presidente del Senato Marcello Pera. «Una delle cose più difficili per gli studenti italiani è quella di saper fare domande. Se uno varca l'oceano, a me è capitato più volte, frequenta scuole soprattutto americane, troverà questa situazione completamente diversa da quella italiana. Cioè troverà una cultura media diffusa degli alunni che là è inferiore e che qui è decisamente superiore». «E’ una sfida - ha sottolineato Pera - perché il rischio è che la cultura dell’immagine prevalga sulla cultura della parola e della parola scritta».
Anche i genitori chiedono a gran voce che «la scuola non sia staccata dalla vita». «E’ fondamentale - sostiene Giuseppe Richiedei, presidente dell’Associazione italiana genitori - che quanto i ragazzi hanno ascoltato fuori, in famiglia o in strada, abbia nella scuola un momento di elaborazione critica e culturale. Dal problema del terrorismo a quello della convivenza, alla capacità di separare la responsabilità individuale da quella di gruppo, la scuola è indispensabile, soprattutto ora, per fare una riflessione e rielaborazione critica di esperienze e notizie arrivate spesso in modo acritico». Soprattutto con i più piccoli, avverte, che spesso procedono per stereotipi è necessario un «approfondimento che consenta di interpretare avvenimenti così gravi ed importanti».


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Date: 18 Sep, 2001 on 19:27
Moratti: «A scuola con serenità»
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