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da La Stampa
Martedì 18 Settembre 2001

Scuola, torna la divisione elementari-medie
Dalla Moratti stop alla riforma Berlinguer: è l’istruzione della devolution

Raffaello Masci

ROMA Si comincia a capire, almeno nelle linee fondamentali, la riforma della scuola che il ministro Moratti ha in mente. Sei sono i punti fondamentali:
1. devoluzione della materia scolastica alle Regioni.
2. obbligo di istruzione o formazione fino a 18 anni.
3. scuola di base non unica.
4. formazione professionale superiore.
5. innalzamento dei livelli di educazione degli adulti.
6. coerenza dei curricoli di insegnamento.
Il ministro Moratti nel luglio scorso aveva insediato una commissione presieduta dal prof. Giuseppe Bertagna per preparare gli «stati generali» dell’istruzione chiamati a pronunciarsi su un’ipotesi di riforma della scuola. Ma poiché non si può iniziare una discussione senza una base, la commissione Bertagna sta lavorando ad un documento di riferimento che, per l’appunto, ha in questi sei punti i propri criteri di base.
La «scaletta» nei termini in cui l’abbiamo riportata è contenuta nella Newsletter diffusa dal mensile «Tuttoscuola» e accessibile al sito www.tuttoscuola.com.
Dunque vediamo nei dettagli come la scuola potrebbe cambiare (ovviamente secondo questa prima ipotesi di lavoro).

DEVOLUZIONE. La scuola sarebbe sempre una e nazionale, ma verrebbe gestita dalle Regioni le quali affiancherebbero a un programma di studi per l’80% omogeneo su tutto il territorio, un 20% di cultura regionale e locale. Questa ipotesi era presente anche nelle indicazioni del ministro De Mauro.

OBBLIGO. Viene confermato l’obbligo formativo fino a 18 anni stabilito già dal ministro Berlinguer, ma con un doppio canale: o attraverso il sistema scolastico tradizionale oppure attraverso quello della formazione professionale.

SCUOLA DI BASE. Non ci sarà più la scuola unica di base voluta da Berlinguer (un biennio iniziale, un triennio, un biennio finale), ma restano le attuali divisioni tra elementare e media. «La riconferma del sistema esistente - dice la Newsletter di Tuttoscuola -, se pur innovato, avrà effetti di ampia portata: per esempio, sulla definizione della specifica funzione docente, sulla formazione universitaria degli insegnanti, e forse anche sulla funzione e sul reclutamento dei dirigenti scolastici. Anche la tanto discussa "onda anomala" degli alunni, determinata dalla contemporanea confluenza dell'ultimo anno del vecchio percorso di otto anni e del nuovo di sette, non ci sarebbe più».

LE SUPERIORI. «L'ipotesi che si fa strada nel dibattito interno alla commissione - dice ancora Tuttoscuola - basandosi sempre su una durata complessiva degli studi di 12 anni (e non 13 com’è ora, ndr) con uscita degli studenti al 18°anno di età, prevede la conferma della durata dell'attuale elementare (5 anni) e media (3 anni) e infine una durata della scuola secondaria di soli 4 anni contro gli attuali cinque, che erano stati confermati dalla riforma Berlinguer». Tra le conseguenze che questa ipotesi di lavoro determinerebbe, c’è quella dell’eccedenza dei docenti di almeno 40-50 mila unità.

FORMAZIONE PROFESSIONALE. Andrebbe a costituire un vero canale scolastico parallelo a quello tradizionale, articolato su tre livelli: uno di base (con qualifica finale) uno intermedio (con diploma secondario) e uno post-secondario affidato agli Ifts (istituti di formazione tecnica superiore).

EDUCAZIONE DEGLI ADULTI. Il ministro Moratti, già nel suo intervento alla Commissione cultura all’inizio di luglio, aveva sottolineato che i due terzi della popolazione italiana che non andava oltre il primo livello di alfabetizzazione. La commissione Bertagna starebbe studiando un piano di estensione delle tradizionali funzioni del ministero dell’Istruzione, alla popolazione adulta. Non ci sono altri dettagli.

«COERENZA CURRICOLARE». Questa terribile espressione burocratese, significa che deve esserci una omogeneità nel percorso di studio di un ragazzo. L’ipotesi parla soprattutto di una «coerenza» all’interno della scuola dell’obbligo (fino a 18 anni): la riforma Berlinguer stabiliva per le superiori un biennio «di orientamento» e un triennio specifico. L’idea della commissione Bertagna invece vuole che il biennio stesso sia già «curricolare» e il triennio sia ad esso omogeneo. E’ possibile anche che venga reintrodotta una «coerenza» tra le superiori e l’università, dato che la liberalizzazione degli accessi ha portato solo alla moltiplicazione degli abbandoni.


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Date: 18 Sep, 2001 on 07:30
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