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Il buono scuola ha quattro facce
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1. Il buono scuola ha quattro facce
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da Il Sole 24 Ore
Domenica, 16 Settembre 2001

È necessario garantire i meno abbienti

Il buono scuola ha quattro facce

di Luisa Ribolzi

Quasi sempre, quando si parla di finanziamenti alla scuola non statale, si riduce la questione al "buono scuola": una semplificazione scorretta, perché le opzioni sono ben più complesse e articolate, e ideologizzata, perché il buono scuola viene visto, per lo più, come una sottrazione di denaro pubblico, attribuito a una piccola quota di famiglie benestanti. Ma che cos'è esattamente il buono scuola? È un pagamento, fatto alle famiglie, che può essere liberamente speso per acquistare un servizio: il buono scuola servirà per acquistare un servizio nel campo dell'istruzione, così che «i genitori possano esprimere il loro giudizio ritirando i loro figli da una scuola e mandandoli in un'altra» (Milton Friedman). La libertà di scelta ha come unico limite l'accreditamento dell'ente che eroga il servizio: il buono è spendibile solo se la scuola fornisce un servizio cui è riconosciuto carattere pubblico. In Italia la legge del luglio 2000 ha fissato i requisiti per il riconoscimento delle scuole paritarie: che però non ricevono nessun finanziamento specifico, se non in alcuni casi, per segmenti molto limitati o su iniziativa degli enti locali. Il buono scuola può essere usato per finanziare tutte le scuole, oppure solo quelle che non ricevono finanziamenti pubblici. In questo secondo caso, che sarebbe per il momento quello italiano, le motivazioni sono sostanzialmente due: da un lato non si può chiedere ad alcuni cittadini di pagare due volte un unico servizio, dall'altro la possibilità di scelta fa parte dei diritti di cittadinanza (ma in questo caso, per evitare che il mercato eserciti un effetto segregante, le fasce più deboli vanno aiutate). Chi non usa la scuola pubblica sosterrà comunque una parte delle spese: come accade per la sanità, finanziata anche da chi sta bene. Il valore del buono non coinciderà quindi con il costo di un alunno della scuola statale, ma con una sua parte, perché è necessario finanziare le "spese generali" del sistema educativo. La tipologia del buono scuola è riconducibile a quattro categorie principali: un buono uguale per tutti coloro che mandano i figli a una scuola non statale (il suo pregio è la semplicità, ma non tiene conto dei bassi redditi); un buono differenziato in base al reddito, per aiutare i meno abbienti; un finanziamento diretto alle scuole, per conto delle famiglie, che può tener conto della diversità di risorse delle scuole (insegnanti religiosi, edifici di proprietà, ecc.) o dei costi (studenti stranieri o svantaggiati, handicap, e così via); il modello quality choice, in cui le scuole sono libere di fissare i costi e lo Stato rimborsa una parte proporzionale al reddito, comunque non superiore al costo alunno della scuola statale (in questo caso le famiglie sono libere di spendere di più o di meno). Molti critici sostengono che il buono scuola ha un costo insostenibile per lo Stato. Ma i suoi costi non sono stimati. Una seria stima consentirebbe invece di prendere una decisione basata sui fatti, e non su pregiudizi. Quello che conta, per mantenere e anzi accrescere l'equità del sistema educativo, è garantire a tutti da un lato un'informazione esauriente, di cui oggi dispongono solo le famiglie più acculturate, dall'altro l'accessibilità a ogni tipo di scuola. E, anche se non sarà possibile eliminare del tutto l'influsso positivo o negativo dell'ambiente sociale e culturale, lo spostamento dei meccanismi di finanziamento indotto dal buono scuola ha effetti rilevanti. Oggi la scuola statale è finanziata in quanto esiste. Con il buono scuola la scuola pubblica, statale e non statale, è finanziata solo se viene scelta, e quindi se funziona. Vi sono due modi principali per evitare che il buono premi solo le scuole già affermate, dequalificando ulteriormente quelle che operano nelle condizioni più difficili: finanziare di più le zone a rischio (come in Francia), oppure gli allievi svantaggiati (come in Olanda, dove a un alunno in svantaggio è assegnato un coefficiente di 1,25 e a un alunno straniero di 1,90). In questo modo anche le famiglie meno privilegiate possono mandare i loro figli alle scuole ritenute migliori.


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Date: 16 Sep, 2001 on 17:13
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