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Anche la scuola laica può avere una fede
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1. Anche la scuola laica può avere una fede
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da Il Corriere della Sera
sabato, 15 settembre 2001

ELZEVIRO Stato e istruzione pubblica
Anche la scuola laica può avere una fede

di Sergio Moravia

Qualche tempo fa il Corriere ha pubblicato un’intervista rilasciata dal principale esponente della Massoneria italiana, Gustavo Raffi. Tra le molte cose interessanti da lui dette, una soprattutto mi ha colpito. Alla domanda su quale obiettivo programmatico avrebbe voluto richiamare prioritariamente l’attenzione dell’onorevole Berlusconi, Raffi ha risposto: la tutela di una scuola pubblica, laica, in sintonia con «una società multirazziale e multiconfessionale, che deve allenarsi al dialogo». Il tema è cruciale; e tale è apparso anche al filosofo cattolico Dario Antiseri. Il quale, in un articolo sull’ Avvenire , ci sollecita a riflettere su alcuni nodi teorici che vanno ben al di là dell’occasione giornalistica di partenza.
Le principali questioni da affrontare sono due: la nozione di scuola pubblica e quella di laicismo. Antiseri non ama nessuna delle due. Per lui, scuola pubblica significa scuola di Stato, e in questo «statalismo» vede gravi rischi di autoritarismo e di illibertà anche nella realtà pedagogico-culturale. Certo, in vari regimi autoritari/illiberali le istituzioni educative sono spesso dogmatiche e liberticide. Ma generalizzare questa situazione a tutti i Paesi ove esiste una scuola pubblica organizzata dallo Stato è assolutamente errato. Non è vero, ad esempio, in Francia. Né è vero nella stessa Italia, il cui sistema scolastico ha tutti i mali possibili, ma non la mancanza del libero pensiero. Se mi è consentito un riferimento semi-personale, una scuola di Stato in cui si adottano manuali di filosofia diversi quanto lo sono quelli del Reale-Antiseri e del Moravia non è davvero illiberale.
Ciò che caratterizza in senso positivo la scuola pubblica nei Paesi democratici è il principio di tolleranza e di laicità. Antiseri è di diverso parere - e io, tollerante anche per precise matrici biografico-religiose, ne prendo atto. Ma quando leggo che, secondo il mio collega, il laicismo è agnostico, e magari nichilistico, devo reagire. Il laicismo non ha niente a che fare col nichilismo. Ed è lontanissimo dal negare l’esistenza dei valori: la sua vera peculiarità è invece di ritenere: (I) che nessun valore vanta un indiscutibile primato a priori; (II) che il principio più importante è il riconoscimento della molteplicità delle credenze, il rispetto per ciascuna di esse e l’impegno a comprendere e a confrontare i loro contenuti. Definire agnostico il laicismo è completamente sbagliato. Tutti i grandi laicisti della Modernità sono stati, al contrario, dei grandi «credenti». La scuola pubblica laica crede nei valori del pluralismo, della tolleranza, della libera ricerca. Non mi sembrano credenze da poco.
Antiseri, invece, respinge questa scuola contrapponendole lo scenario di tante scuole non statali (ancorché sovvenzionate dallo Stato) connesse alle culture di gruppi o etnie particolari. Indica, come modello, quei Paesi (la Germania, l’Inghilterra, l’Olanda) ove vi sono scuole non solo protestanti ed ebraiche, ma anche islamiche e induiste. A parte la discutibilità del riferimento, la posizione/proposta da Antiseri mi lascia molto perplesso. Sul piano pratico genererebbe una situazione disordinata, instabile, disomogenea - e costosissima. Sul piano culturale nascerebbe un sistema educativo costituito da enclaves relativamente chiuse, impegnate essenzialmente a difendere la propria specificità. Dove andrebbe a finire l’indispensabile esigenza di apertura verso i problemi della realtà nazionale e trans-nazionale, in continua evoluzione? Dove si trasmetterebbero e si sottolineerebbero gli irrinunciabili valori della lealtà sociale-istituzionale, di una relativa coesione rispetto ai principi del moderno Stato di diritto, del riconoscimento dell’alterità, del dialogo coi diversi, della già ricordata tolleranza pluralista?
Ho la sensazione che il lettore più perturbato dalle tesi antiseriane sarebbe, oltre al laicista, il cattolico naïf : quello convinto che la Verità sia una, la sua. Come mai, si chiederebbe, un filosofo cattolico difende un’organizzazione scolastica così policentrica? Beh, il naï f si rassicuri. Credo che ad Antiseri interessi non tanto il policentrismo o il pluralismo quanto - secondo una ben nota tradizione di pensiero - un’organizzazione scolastica privatistica . Dove l’istituzione sarebbe gestita, con assai maggiori spazi che nella Scuola pubblica e di Stato, dalla Chiesa cattolica - oltre che dai centri di potere più forti e più ricchi.


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Date: 15 Sep, 2001 on 17:50
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