Aule che incitano al vandalismo
Studenti frustrati in spazi inadatti

di Marco Belpoliti

LA Uil-scuola ha condotto un’inchiesta sullo stato degli edifici scolastici italiani. Risulta che non meno del 10 per cento dei tetti delle scuole non è sicuro. Negli istituti superiori si arriverebbe al 22,7 per cento.

Il Sud è il fanalino di coda: in Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna si trovano gli edifici più malmessi, con impianti idraulici ed elettrici fuori norma, scarse misure di sicurezza e condizioni igieniche precarie. Se l’inchiesta fosse condotta più in profondità, probabilmente si scorprirebbe che gran parte del patrimonio edilizio della scuola italiana è vetusto, mal tenuto, pericoloso.

Ma il problema riguarda anche le scuole costruite di recente. Salvo rare eccezioni, gli edifici dedicati all’istruzione, costruiti negli ultimi vent’anni, sono scatoloni di cemento, conglomerati di parallelepipedi, edificati alle periferie delle città o dei paesi. Veri e propri non-luoghi, di cui parla l'etnologo Marc Augé. Chi li ha progettati non deve aver troppo pensato cosa sia il corpo di un ragazzo, in che modo si esprime, di quanto e quale spazio abbia bisogno per crescere in modo armonico.

La scuola non è un luogo astratto, e come ha detto una volta un pedagogista, metà dell'educazione di un individuo è determinata dalla qualità del luogo in cui si svolge. Lo spazio ha un grande valore, come sanno tutti coloro che vivono o lavorano in ambienti angusti, deteriorati, fatiscenti. E non è un caso che dopo pochi anni dall’inaugurazione gli edifici scolastici siano sovente malridotti, oggetto di vandalismi, sia all'interno che all'esterno. In un bel capitolo del suo libro Corpi sociali (Einaudi) il sociosemiologo Gianfranco Marrone racconta che la facoltà di ingegneria di Palermo lo ha interpellato per spiegare i ricorrenti atti di vandalismo.

Marrone evidenzia come gli spazi comuni di un edificio pubblico siano per lo più luoghi ambigui, a partire dall'elemento essenziale di questo tipo edilizia: il corridoio. Negli «spazi di nessuno» si sfoga tutta la frustrazione degli studenti, non solo e non tanto per mancanza di rispetto o carenze educative (anche per quello, s'intende), ma perché lì hanno libero corso i sentimenti di delusione, scontento, frustrazione.

La scuola si fonda su un meccanismo di reciproca fiducia tra studenti e insegnanti; gli edifici e gli spazi mal progettati funzionano come un diniego continuo di questa fiducia. La mancanza di identità degli spazi pubblici, anche di quelli esterni (giardinetti, piazze, strade), l'assenza di pur minimo genius loci, conduce inevitabilmente al deterioramento, che è il risultato di tanti piccoli atti all'apparenza irrilevanti. Una delle prime cose di cui gli insegnanti si preoccupano nella scuola di base è quella di personalizzare l'aula, riempirla di segni e oggetti dei bambini, renderla, per quanto possibile, confortevole.

Non è molto difficile infatti provare un senso di estraneità verso i nuovi plessi scolastici, percepirli come nemici e ostili. Se invece di continuare a progettare scuole simili si tenesse conto che ogni edificio deve essere a misura di chi lo frequenta, gli effetti sarebbero senza dubbio rilevanti per l'educazione di chi lo frequenta ma anche per il benessere di chi ci insegna.