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In porto l'operazione cattedre
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1. In porto l'operazione cattedre
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da Avvenire
Sabato, 1 Settembre 2001

Conclusa la maratona delle assunzioni, il ministero dell'Istruzione annuncia che sette milioni e mezzo di studenti avranno insegnanti regolari fin dal primo giorno di scuola. Restano ancora da coprire per «rinuncia» 3000 posizioni
Il Comitato dei precari denuncia ingiustizie, lo Snals prevede «battaglia». Il 12 la Moratti incontra i sindacati

In porto l'operazione cattedre

In ruolo 61mila docenti. Per le supplenze la parola ai presidi
Michela Gambillara

Roma. L'"operazione cattedre" è andata in porto e sette milioni e mezzo di studenti avranno gli insegnanti dal primo giorno di scuola. Parola del ministero dell'Istruzione. Dopo superturni, orari continuati il sabato e la domenica, straordinari giorno e notte e precari in fila ai Provveditorati, il dicastero retto da Letizia Moratti annuncia che è stato portato a termine entro la data prestabilita, cioè ieri, il giro di andata delle trentunomila nomine in ruolo "ereditate" dall'anno scolastico 2000-2001 più le oltre trentamila per quello che sta per cominciare.
Con quest'ondata di nuove immissioni gli insegnanti di ruolo in servizio nelle scuole italiane saranno circa 740mila, 46 mila in più rispetto al 2000. Ma per garantire un inizio delle lezioni davvero senza vuoti di cattedre restano ancora le tremila nomine "di ritorno", cioè quelle rimaste vacanti per il rifiuto dell'incarico dei docenti del primo giro. Più ottantamila supplenti, tra i quali diecimila collaboratori dei dirigenti d'istituto (una nuova figura professionale) e gli insegnanti "ereditati" che hanno vinto il concorso, ma non sono ancora stati nominati in ruolo. Delle nomine dei quali si occuperanno per la prima volta i prèsidi.
Ma intanto, un primo respiro di sollievo all'Istruzione lo hanno tirato. E il deputato di Forza Italia Sandro Bondi non perde l'occasione per sottolineare che «per la prima volta il nuovo anno scolastico potrà iniziare regolarmente» e che si tratta «di un fatto straordinario».
Relax anche al Provveditorato di Roma: «Il personale ha accorciato i periodi di ferie, solo una piccola tregua a Ferragosto e poi lavoro fino alle dieci di sera. Ma le nomine sono state completate. Resta adesso la "coda"delle rinunce, di persone che magari hanno fatto due concorsi, per esempio scuola materna ed elementare, li hanno vinti entrambi e poi hanno rinunciato ad una delle due. Ma la stima prevista è inferiore al 10%».
Tutto a posto, quindi? Tutt'altro. Per l'Istruzione restano infatti ancora molti problemi da risolvere. Proprio per quanto riguarda Roma, per esempio, il segretario della Cgil scuola Stefano De Caro, ha annunciato ricorsi su presunti errori nelle graduatorie. E il responsabile della Gilda Alessandro Ameli afferma: «Solo dopo proteste degli insegnanti è emerso che il numero delle cattedre disponibili effettivamente era maggiore di quanto dichiarato in precedenza».
A livello nazionale, invece, il Comitato degli insegnanti precari denuncia la situazione dei docenti rimasti fuori dal "giro" di quest'anno. Che, anche se giuridicamente entrano in ruolo ora, avranno cattedra (e relativo stipendio) solo nel settembre 2002. «Un'ingiustizia e una beffa», sbotta Enrico Panini della Cgil. Anche Fedele Ricciato, segretario dello Snals, prevede ancora «battaglia sulle nomine». E attente verifiche le promette pure Massimo Di Menna della Uil. «Cantare vittoria è peccare di ottimismo - ammonisce Daniela Colturani, a nome della Cisl -, ma dire che va tutto male è altrettanto colpevole».
Per di più, non essendoci solo insegnanti nel personale scolastico, anche la Federazione provinciale di Roma del Cub protesta contro il taglio da parte del Ministero di 18mila unità dell'organico Ata, cioè di ausiliari, amministrativi e tecnici della scuola. E dichiara guerra, perché «il personale in ruolo ha saputo solo a metà agosto di essere in sovrannumero, grazie allo sfruttamento della stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, con un provvedimento che prevede di "esternare" alcuni servizi propri del pubblico impiego. Sarà difficile un regolare avvio delle lezioni con personale non docente senza certezza di destinazione».
Non saranno pochi, insomma, i problemi di cui discutere nell'incontro con i sindacati della scuola che Cgil, Cisl, Uil e Snals avevano chiesto con urgenza e che ieri il ministro Letizia Moratti ha fissato per il prossimo 12 settembre.

Michela Gambillara

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Marcello, 50 anni: «Mi chiedo se dovrò ricominciare da zero»

Rabbia e frustrazione tra i precari napoletani

Adele: «A mia figlia proibirò questo mestiere» Felici di fare i pendolari a Ischia

Valeria Chianese

NAPOLI. Il Direttore scolastico regionale Anna Maria Dominici aveva detto di avere «un obiettivo ambizioso: per il 31 agosto completeremo tutte le immissioni in ruolo e cercheremo anche di assegnare il 90 per cento delle supplenze annuali». E così sarà. Ha dato i suoi frutti il lavoro frenetico che dirigenti e personale del provveditorato svolgono da circa un mese e che non ha conosciuto soste neanche di sabato e di domenica. Si è provveduto alle 3041 assunzioni per tutta la Campania per il 2000-2001 e anche alle nomine per l'anno successivo, che poi sarebbe questo che sta per cominciare e che in tutta la regione sono 2925.
Da più parti però già si annunciano valanghe di ricorsi e di esposti. «Sono un funzionario dello Stato - dice un signore con i capelli brizzolati, mescolato alla folla del Provveditorato -. Rappresento una decina d'insegnanti con 26-28 anni di pre-ruolo tra le quali anche mia moglie. Tutte sono state scavalcate nella fase d'immissione in ruolo. Perché? Perché il provveditorato con un'interpretazione assurda, ha ritenuto che il titolo di specializzazione, considerato valido ai fini degli incarichi annuali, non lo sia per l'immissione a tempo indeterminato».
Speranze, illusioni, rabbia fanno da sfondo all'attesa dei precari, che tra immissioni in ruolo e aspiranti supplenti sono circa centomila. Marcello, 50 anni, due figli, è avvilito: «Alla fine di ogni anno scolastico - spiega - sono preso dalla tristezza. Non so se conquisterò il mio diritto al lavoro o se dovrò ricominciare da zero». Adele, laureata in inglese, ha allattato la piccola Simona di 40 giorni e aspetta ora di essere chiamata: «Ho superato tre concorsi per le elementari. Stavolta non dovrebbero esserci problemi. Ma giuro che a mia figlia proibirò di fare l'insegnante». Teresa, 44 anni, laurea in giurisprudenza, spera in una cattedra di diritto. Vaga da uno sportello all'altro ma il suo nome non risulta: «Ho sostenuto concorsi e abilitazioni, ma sono riuscita ad insegnare solo qualche giorno».
È felice invece Maria Rosaria Montanino, prof elementare n.716, 45 anni, da Quarto, periferia tra Napoli e Pozzuoli: «Finalmente, dopo tanti anni di insegnamento, divento una precaria stabile. Stabile per un anno, ma pendolare a tutti gli effetti. Dovrò insegnare a Barano d'Ischia, un bel viaggio quotidiano tra andate e ritorni in mezzo al mare». Rinunciare però, mai. Infatti fino ad oggi, almeno per le scuole primarie, le rinunce si attestano intorno allƎ per cento. «Situazione più rosea delle previsioni», commenta Annamaria Dominici. Quello che ci si aspetta sono invece i ricorsi, sicuramente centinaia, da parte di docenti che si sono visti scavalcare in graduatoria da colleghi o per errori o per punteggi e posizioni da rettificare. «Con la mole enorme di fascicoli da esaminare e con i tempi ristretti è possibile che capitino errori - dice Maria Caterina Sgambati, vicario coordinatore del direttore scolastico regionale -. Ma il nostro ufficio non ha mai tralasciato le verifiche».
Tutto pronto per il 13 settembre. Gli oltre 270 mila studenti di Napoli e provincia avranno i loro insegnanti, forse gli insegnanti non avranno tutti gli alunni, visto che l'anno scorso se ne sono persi quasi 4mila. E non tutti, alunni e insegnanti, avranno le scuole. Almeno 52 edifici, tra Napoli e provincia, non potranno aprire.

Valeria Chianese

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Parla Rembado (Anp): collegamenti in rete tra scuole per sveltire le procedure

Il presidente dei capi d'istituto: «Sarà tutto a regime entro il 25»

«Ciascuno dovrà fare otto o nove nomine: una cosa più che fattibile»
«Cercheremo di adottare anche criteri funzionali alle esigenze degli studenti»

Dalla Nostra Redazione

Roma. (M.Gamb.) E adesso, tocca a loro. Per la prima volta, quest'anno, i presidi e i direttori dei 10mila istituti che compongono il nostro universo scolastico hanno la delega per la nomina degli ottantamila supplenti che devono essere nominati entro l'avvio dell'anno scolatisco 2001-02, per garantire davvero la puntualità promessa dal Ministero dell'Istruzione.
«In realtà - ricorda Giorgio Rembado, presidente dell'Anp, Associazione nazionale presidi - questa facoltà era già valida lo scorso anno, dal 1° settembre del 2000, dopo l'entrata in vigore della nuova funzione dirigenziale dei capi d'istituto e l'autonomia scolastica. Ma in pratica adesso è la prima volta che svolgiamo questo ruolo. Da un lato ne siamo felici, dall'altro è certamente un impegno in più».
Diciamo quasi una patata bollente. Ottantamila nomine in due settimane o poco più. Pensate di farcela? .
Forse sono anche diecimila di più. Ma la situazione diventa meno gravosa se si pensa che si tratta di otto-nove per istituto: una cosa più che fattibile.
Quali nomine spettano invece agli Uffici Regionali?
Prevalentemente quelle degli insegnanti di sostegno.
Siete già al lavoro?
Alcune province, naturalmente le più piccole, hanno già completato le nomine o sono in dirittura di arrivo. Per altre, invece, cominciano da lunedì prossimo le conferenze di servizio per organizzare i lavori in modo da arrivare puntuali alla scadenza dell'inizio dell'anno scolastico, entro il 25 settembre. Per fare l'esempio di un Provveditorato impegnativo come quello Roma, le conferenze sono previste il 3 pomeriggio e il 4 mattina.
Qual è il compito delle conferenze di servizio?
Quello di individuare criteri e modalità nuove che sveltiscano le operazioni di convocazione. Mi spiego meglio. Mettiamo, una provincia con 500 docenti. Bisognerà trovare il modo di evitare che al primo insegnante della graduatoria provinciale arrivino cento convocazioni, ritardando le nomine degli altri.
Nei giorni scorsi, è stata oggetto di equivoci e polemiche l'eventualità secondo la quale, quest'anno, ci sarebbe in qualche modo la possibilità di "scavalcare" le graduatorie e privilegiare un altro metodo di nomina. Come, per esempio, la vicinanza del docente all'istituto o un suo incarico nella stessa sede durante lo scorso anno scolastico. È così?
È un allarme assolutamente ingiustificato. Tutti i docenti che sono in posizione utile per avere la nomina possono stare tranquilli, nessuno scavalcherà i loro diritti. Ma cercheremo di adottare criteri utili a una maggiore funzionalità, privilegiando sempre le esigenze degli studenti.
Si è parlato di scuole-polo, di istituti di riferimento. Che cosa significa?
Sempre per sveltire le procedure, ci potranno essere accordi per organizzare in una scuola il collegamento in rete di un gruppo di istituti.
Ma quest'anno scolastico sarà davvero puntuale e organizzato meglio degli altri?
Aspettiamo. È troppo presto per fare previsioni.

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L'anno scorso 77 nomine al giorno, dal 3 luglio quasi 800

Le ultime frenetiche ore al «cervellone» del ministero

Pino Ciociola

Le due porte si affacciano su uno dei lunghissimi corridoi del palazzone dell'Istruzione in viale Trastevere, al secondo piano. Fra le decine e decine di armadi metallici grigi dove si archiviano i documenti. Se a Monteporzio Catone c'è il "braccio" dell'Eds - che dal ྜྷ gestisce l'infrastruttura tecnologica centrale e periferica dei servizi amministrativi del ministero -, qui, in questa stanza, hanno sede il "cuore" e il "cervello" del sistema informatico del Pianeta Scuola.
Il gran capo è Tiziano Di Martino. Il cellulare gli squilla a raffica, mentre parla col giornalista e dà disposizioni ai suoi. «Stupefacente» è l'aggettivo che ripete più volte: riferendosi ai «direttori regionali», ai «Provveditorati», agli «impiegati». I primi - racconta - «stavolta hanno veramente fatto i manager, altro che burocrati». Nei secondi «si sta lavorando spaventosamente». E i terzi? «Beh, se sono stati onorati i tempi previsti dal decreto Moratti lo si deve probabilmente prima di tutto proprio a loro - va avanti - che hanno lavorato da mattina a notte».
Poco dopo il Provveditorato agli studi di Roma - il più grande d'Italia - annuncia che anche loro avrebbero chiuso per le venti (di ieri sera, ndr): «Il personale - si fa sapere - ha accorciato i periodi di ferie e lavorato dalla mattina fino alle dieci di sera, in questi ultimi giorni, per completare il lavoro».
Ripete «stupefacente» infine, Di Martino, perché ieri sera alle venti sono stati chiusi i 60mila nuovi contratti. Snocciola le cifre con orgoglio: «In quattro anni che sono qui non ho mai visto nulla di simile», premette prima di spiegare «che dal 23 marzo del 2000 si è viaggiato al ritmo di settantasette nuovi docenti al giorno fino al 3 luglio scorso, quando siamo passati a quasi ottocento».
Il decreto Moratti, «certo, ha sbloccato i nodi relativi alle graduatorie, ma la gente da quel momento ha lavorato più che sodo. Lei ha un'idea di quando sarebbe potuta partire la seconda tranche di 30mila assunzioni se avessimo continuato col trend avuto fino al 3 luglio?».
Fa caldo, tanto. E il palazzone di viale Trastevere sembra quasi deserto. Ma dietro le due porte al secondo piano si "bolle": sulle scrivanie, montagne di carta, tabulati, stampate di contratti. I computer del sistema informativo centrale ministeriale (che ricevono dai 28mila terminali italiani di scuole e Provveditorati le nuove assunzioni) praticamente sono accesi ventiquattr'ore su ventiquattro. «Ho la sensazione che una cosa del genere non sia mai successa nell'amministrazione pubblica», chiude il capo divisione Istruzione dell'Eds: «Speriamo sia solo un inizio».

Pino Ciociola


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Date: 01 Sep, 2001 on 17:50
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