da Il Piccolo
Domenica, 26 agosto 2001I programmi del governo, annunciati al meeting di Cl a Rimini, aprono un nuovo fronte fra maggioranza e opposizione
Scuola: sindacati e Ulivo contro la Moratti
Non piace il proposito di smantellare il «monopolio» dell’istruzione pubblica
ROMA - Venti di bufera per la scuola italiana. I programmi di Letizia Moratti, annunciati al meeting di Cl a Rimini, hanno aperto un nuovo fronte di scontro fra maggioranza e opposizione, e sollevato un coro di «no» dai sindacati pronti a scendere sul piede di guerra fin dall’inizio dell’anno scolastico se il governo passerà dalle parole ai fatti.
Non è piaciuto innanzitutto il proposito di smantellare quello che il ministro della Pubblica istruzione ha chiamato il «monopolio» della scuola pubblica a vantaggio della scuola privata. «È grave», accusa Enrico Panini, segretario della Cgil scuola, «che un ministro definisca monopolio una precisa previsione costituzionale che affida l’obbligo alla Repubblica di garantire un’istruzione qualificata a tutti, per tutti e di tutti».
Il sospetto sollevato da più parti è che si punti a scuole a qualità differenziata. «Guai - avverte l’ex ministro Luigi Berlinguer - se arriva una scuola di serie A per alcuni e una di serie B per altri». Marco Rizzo (Pdci) accusa la Thatcher italiana di voler disegnare un sistema «ferocemente di classe: una scuola di elite per i ricchi ed una di serie B per i figli dei ceti popolari». E Berlinguer mette in guardia anche dal «modello lombardo» del buono scuola. Se fosse adottato a livello nazionale, avverte, «sarebbe un disastro, la fine della scuola pubblica».
Perplessità e critiche anche sulla proposta della Moratti di cambiare l’esame di maturità. Il governo, accusa ancora Berlinguer, punta a smantellare attraverso «una serie di docce scozzesi» l’intera riforma della scuola.
«Un messaggio più confuso che mai: si dice che si ricomincia da zero senza spiegare come, tutto ciò è devastante».
Di tutt’altro parere le forze del Centrodestra che sostengono invece la Moratti senza riserve. Sottoscrive la proposta di riforma dell’esame Giuseppe Valditara, responsabile scuola di An, convinto che tanto quell’esame «non ha più alcun senso. Quanto meno la proposta della Moratti ha il pregio di far risparmiare soldi allo Stato».
Ma avanza altre due richieste: ridurre «drasticamente» il numero degli organi collegiali, «dire basta all’assemblearismo» e «intervenire sui programmi». Collegandoli, suggerisce, «alla cultura e alla identità nazionale».
Plaude alla Moratti anche il leghista Roberto Calderoli, che attacca invece i sindacati accusandoli di fare solo politica e «una politica addirittura sconfessata dai Paesi dell’ex comunismo reale». Ovviamente d’accordo sulla possibilità di garantire alla famiglie la piena «libertà di scelta» fra scuola pubblica e privata è poi Roberto Formigoni che sottolinea proprio l’esempio del buono scuola già introdotto in Lombardia.
Non solo critiche, ma anche vere e proprie promesse di scontro arrivano invece dai sindacati. Le proposte si fanno nelle «sedi giuste», i tavoli di trattativa o il Parlamento, accusa Fedele Ricciato, segretario generale dello Snals. E innanzitutto, aggiunge, bisogna rafforzare la scuola «che c’è», quella statale.
Per i Cobas la Moratti ha invece un solo obiettivo: «disgregare la scuola pubblica, sottometterla a quella privata». La polemica è destinata a continuare.
Per il deputato verde Paolo Cento «la proposta del ministro Moratti è una vera e propria controriforma e ha l'obiettivo di smantellare la scuola pubblica a vantaggio dell'istruzione privata». «Se dovesse realizzarsi la proposta del ministro Moratti - ha detto ancora Cento - ci ritroveremmo di fronte ad una scuola pubblica senza qualità per gli studenti delle classi sociali più deboli e una scuola privata fatta per i ricchi, con una istruzione di qualità per giunta finanziata con i soldi di tutti».
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