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Nuova maturità
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1. Nuova maturità
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 26 Agosto 2001

IL COMMENTO

Nuova maturità

di GIORGIO DE RIENZO


Dopo mesi di silenzio, Letizia Moratti incomincia a rendere noti i suoi progetti sul futuro della scuola. Ha iniziato sui giornali e alla tivù ed ora è andata a dialogare direttamente con il popolo dei giovani cattolici raccolti a Rimini. Il ministro ha parlato in termini cautamente astratti di parità tra scuola pubblica e privata (argomento spinoso), di efficienza amministrativa per un rapido e «sereno» avvio dell'anno scolastico (promessa ad alto rischio), di ritorno a una più attenta considerazione delle «grandi tradizioni» italiane, a «cominciare dal liceo classico», con la sua «capacità di far ragionare in maniera logica e critica» (posizione retrò, ma buona). Il botto preparato per il meeting di Rimini è stato tuttavia l'annuncio di un altro ribaltone per l'esame di Stato, che continua a perdere «rigore e serietà». L'ultima, recentissima riforma, sostiene la Moratti, non ha infatti funzionato. «Lo dimostrano i dati di quest'anno che hanno visto la percentuale dei promossi salire a quota 97, la più alta dal 1923, e nel contempo i costi complessivi arrivare a 300 miliardi». «Penso - ha affermato - che la commissione di quello che vorrei tornasse a chiamarsi Esame di maturità dovrebbe essere costituita dal collegio degli insegnanti più un presidente che garantisca l'osservanza delle procedure».
La proposta farebbe certamente risparmiare allo Stato un centinaio di miliardi grosso modo, ma difficilmente porterebbe «rigore» e «serietà». A cosa potrebbe servire un esame in cui al presidente toccherebbe solo il compito di vigilare sull’«osservanza delle procedure»? Quale giudizio potrebbe in coscienza dare il collegio dei docenti diverso da quello espresso nello scrutinio finale, a conclusione di un ciclo di tre anni di studi seguiti da vicino? Questo esame sarebbe un rito formale, svuotato di qualsiasi contenuto. Con in più dei rischi molto gravi, che forse il ministro non ha avuto tempo di prendere bene in considerazione.
In nome di un'efficienza solo apparente si potrebbe innescare il processo vizioso di una corsa alle promozioni e alle valutazioni generose, per dimostrare (o simulare?) un livello eccellente di preparazione. Di più. Sarebbero messe sullo stesso piano scuole serie e allegre. Peggio. Si darebbe nuova vita ed energia a quel sottobosco dell'istruzione, costituito dalle scuole private di recupero, che abbiano agganci forti con istituti parificati. E allora più sensato (e coraggioso) sarebbe cancellare del tutto l'esame di Stato e abolire contestualmente il valore legale del titolo di studio. In questo modo si potrebbe innescare un processo virtuoso di sana competizione fra le scuole, che avrebbero interesse a richiamare gli studenti sulla base di curriculum di studio seri, per mandarli poi ben preparati nelle Facoltà universitarie o per immetterli ben attrezzati nel mondo del lavoro.


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Date: 26 Aug, 2001 on 06:31
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