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Scuola di Ofena, forse il simbolo sarà rimosso già oggi
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1. Scuola di Ofena, forse il simbolo sarà rimosso già oggi
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da Il Corriere della sera
29 ottobre 2003

Crocifisso, il Polo chiede «più tutela»

Scuola di Ofena, forse il simbolo sarà rimosso già oggi
L’Osservatore Romano: provvedimento vigliacco

ROMA - L’ordine di sfratto per il crocifisso è già nelle mani dell’ufficiale giudiziario. Glielo ha consegnato ieri l’avvocato di Adel Smith, Dario Visconti. E stamattina il provvedimento d’urgenza del giudice Mario Montanaro, che prevede la rimozione delle due croci dalle aule frequentate dai figli musulmani di Smith, potrebbe essere eseguito. Per impedirlo, o almeno manifestare la propria contrarietà, si sono dati già appuntamento a Ofena (L’Aquila) attivisti di Forza nuova e della Lega. Messe da parte le aspre polemiche col Vaticano, il partito di Bossi è in prima fila nella battaglia in difesa del crocifisso che mobilita le più alte cariche dello Stato, fino al presidente Ciampi(«è il simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità», ha detto lunedì ricordando che «si tratta di una decisione non definitiva, suscettibile di impugnazione»). Roberto Calderoli ha persino appuntato Gesù sulla giacca, al posto di Alberto da Giussano.

ISPEZIONE - Il guardasigilli Roberto Castelli l’ha disposta nel sospetto che la decisione sia «abnorme». Ieri le 30 pagine dell’ordinanza sono state analizzate punto per punto e oggi gli ispettori gli scioglieranno il dubbio: se l’interpretazione delle leggi è corretta o se c’è una forzatura. In tal caso il ministro avanzerebbe proposta di provvedimento disciplinare contro Montanaro al pg della Cassazione e al Csm, dove è stato già aperto un fascicolo.
Sempre oggi anche governo e Parlamento saranno investiti della questione. Il vicepremier, Gianfranco Fini, risponderà a un «question time» di Forza Italia che chiede di «difendere le nostre radici». E la commissione Cultura di Montecitorio discuterà una risoluzione della Cdl, firmata da Ferdinando Adornato, favorevole all’applicazione della circolare Moratti, che prevede un crocifisso in ogni aula e spazi per la meditazione, e una campagna di sensibilizzazione sul tema. L’Ulivo prende le distanze: «Non intendiamo politicizzare ulteriormente la vicenda», dice Pierluigi Castagnetti. E chiede che a dicembre venga ridiscusso il ddl del governo sulla libertà religiosa, bloccato dalla Lega in Aula e rinviato in commissione Affari costituzionali. «Si tratta - spiega il ds Luciano Violante - di capire che cosa è la laicità dello Stato, senza negare il valore culturale della religione».

POLEMICHE - «La Croce non ce la faremo togliere» titola l’ Osservatore Romano , definendo il provvedimento «terroristico e vigliacco». Il sottosegretario Alfredo Mantovano (An) parla di «pagina oscura» che verrà superata nei prossimi gradi di giudizio. Di contro, Giuliano Amato dichiara: «E’ stato nominato il nome di Dio invano». Rifondazione presenta un ddl per abrogare i regi decreti del ’24 e del ’28 sul crocifisso in classe che Lega e Forza Italia ripropongono in due proposte di legge. E Giorgio La Malfa critica Ciampi: «La croce è un simbolo della cultura italiana, ma lo sono anche i testi greci, romani e valdesi».

PAURE - Secondo Giuliano Vassalli «è in atto un grande piano organizzato di invasione musulmana dell’Europa». Fini precisa che «non c’è collegamento tra la proposta di dare il voto agli immigrati e la provocazione del magistrato». Ma molti, come Walter Veltroni e Roberto Formigoni, temono ricadute negative sull’integrazione degli stranieri. Paure condivise nella stessa comunità islamica.

Virginia Piccolillo


Adel Smith, il crociato dell’Islam «Ora in tv, domani in Parlamento»
«Modello Borghezio» e tele-risse, la corsa al successo dell’integralista musulmano

DAL NOSTRO INVIATO

OFENA (L'Aquila) - Partito dei Musulmani d'Italia. Potenziale: 5%. Esordio elettorale: primavera 2004, alle amministrative di Pordenone, «terra occupata dalle truppe americane». Modello inconfessato: la Lega (cui è dedicata la videocassetta «Adel Smith castiga Borghezio», più la parte seconda dal titolo definitivo «Adel Smith contro tutti»). Si comincia con il crocifisso da vietare, si finisce «in Parlamento, a difendere la minoranza islamica».
Adel Smith assicura che con Borghezio non si sentono ogni mattina, come potrebbe sembrare. E neanche con i fedeli nemici di Forza Nuova, che da lui traggono linfa e ragion d'essere, che gli sono legati a filo doppio, ne sono il complemento e l'immagine speculare. Adel Smith ha capito, e si è adeguato.
La sua carriera è cominciata quando ha portato il destro al mento del prof. Pelanda, primo e forse non a caso unico «neo-con» italiano. Il giorno dopo i giornali erano tutti per Adel... Il prof. Pelanda tentò un'intervista per dire che aveva vinto lui, ma tutti avevano visto com'era andata. «Questo succede a chi mi aggredisce» rievoca ora Smith, mimando la finta di corpo. Poi vennero quelli di Forza Nuova, ancora in televisione. «Ottanta contro due. Ma ho resistito». Oggi i neofascisti si sono prontamente portati a Ofena, antico borgo abruzzese, con cartelli inneggianti alla battaglia di Lepanto. Sono fuori tempo, Adel Smith è già oltre, sulla prima pagina di Le Monde . Si è rivolto alla magistratura per far togliere il crocifisso dalla classe del figlio. Ha vinto. Ha fondato un partito. Ma non rinnega gli esordi: «Sono pronto a un confronto sulla pubblica piazza. Datemi Fiore, il capo di Forza Nuova, datemi Borghezio, Baget-Bozzo, Biffi, la Fallaci», cui ha dedicato uno dei suoi 19 libri, «Adel Smith castiga Oriana Fallaci».
La casa ne è ingombra. Piccola piscina, barbecue, caminetto. Cucina «disegnata da me. Sono architetto di interni». E libri, quasi tutti scritti da lui. Un poligrafo. Errori e orrori del Vecchio Testamento . La carne di porco nella Bibbia e nel Corano. E poi videocassette dai titoli garbati tipo : Gli sporchi trucchi del missionario cristiano. Come smascherare i nuovi crociati . Quando scrive, o parla alle telecamere, o risponde al telefono che suona di continuo («Mi hai visto a Porta a Porta? Come sono andato?»), usa la linea Borghezio, chiama il Santo Padre «l'extracomunitario», l'America «la potenza eretta sui cadaveri», Bush, Dante «il dannatissimo e sconcio poeta dall'insuperato cattivo gusto plebeo» (per aver messo Maometto all'inferno). A taccuino chiuso si rilassa, sorride, scherza. Considera che qui in Italia bisogna fare così per essere ascoltati, e poi non è gradevole «essere chiamati "fottuti figli di Allah" e vedersi inventare una falsa biografia dai giornali, compreso un immaginario padre scozzese, una sorella mai nata e una madre di nome Mona. So bene cosa vuol dire quella parola in alcune regioni del Nord! Mia madre non si chiama Mona! Allora mi difendo con alcune querele». Ottantatré. «Con quella per Pisanu fanno ottantaquattro. Il ministro tratta con sedicenti rappresentanti musulmani che si fingono moderati e nascondono scheletri nell'armadio, e chiama "provocatore" un cittadino italiano che si è rivolto con successo alla magistratura».
Dell'anziana mamma che passa rapida quasi invisibile lungo le scale, Adel Smith non vuol dire il nome. Presenta volentieri i tre figli: David di 2 anni, Khaled di 4, Adam, di 6. Il bambino che ha compiuto il miracolo di mettere d'accordo Polo e Ulivo, Berlusconi e il Csm, Ruini e Hamza Piccardo si chiama appunto Adam Smith e porta la sura 112 del Corano ricamata sul grembiulino. Scivola lieve la loro mamma, albanese. «Sono nato nel ླྀ ad Alessandria d'Egitto. Mio padre, architetto, si chiamava Riccardo ed era italiano, di Napoli, come mio nonno, come mio bisnonno. Le nostre radici scozzesi sono remote. Mia madre è egiziana. Adel, il Giusto, è il nome del medico che la salvò quando stava morendo di parto. Sono figlio unico. Battezzato. Ho studiato dai francescani. Sono arrivato a Roma a 24 anni, per aprire un negozio di videocassette. Qui mi sono convertito, attraverso lo studio e la meditazione. Poi sono stato nell'ex Jugoslavia e in Albania. Avevo una tipografia con 32 operai, l'ho venduta. Sono tornato meno di tre anni fa. Per difendere l'Islam».
Lo strumento migliore gli è parso il partito. L'Unione dei Musulmani d'Italia. «Ecco l'atto costitutivo: Palestrina, 5 maggio 2001. Questo è lo statuto. Questo il modulo per gli iscritti. Cinquemila in tre mesi. Non ci crede? Glieli farò contare uno per uno». La legge per il voto agli immigrati, dice, non gli interessa.
«Fini vuole inseguire la sinistra, ritagliarsi una fetta di voti. E' un camaleonte, ha cambiato colore troppe volte, quasi come Bossi. Io non sono un ospite, sono italiano, non ho bisogno di una legge per votare. Sono contrario. Ma se vogliono farla, mi va benissimo. Altri voti in arrivo per noi. Puntiamo a rappresentare tutti i musulmani, e anche gli italiani stanchi di cinquant'anni di occupazione americana». Esordio a Pordenone, «dove siamo molto forti, e dove ci sono le basi e le città pattugliate dai soldati americani che si sostituiscono alla polizia».
Candidati, Abdel Rahim Ghulami e Sergio De Biasio, «che non è neppure musulmano».
I leader della comunità islamica lo accusano di rappresentare solo se stesso. «E io non riconosco alcuna autorità a centri culturali che nessuno frequenta, a società nate per sfruttare il business della carne macellata secondo le regole del Corano. Finti moderati contigui al terrorismo e difensori dei kamikaze, che uccidono bambini ebrei innocenti con un sacrificio di sé privo di giustificazioni religiose». La questione della rappresentanza dell'Islam italiano è aperta. Accanto all'alleanza implicita tra gli opposti estremisti se ne delinea un'altra tra religiosi, tra cattolici che difendono il crocifisso e musulmani che si adeguano ma chiedono di mandare le bambine a scuola con il velo. Smith è naturalmente sulla linea dura: velo senza crocifisso.
«Non ho nulla contro il simbolo dei cristiani. Il Corano mi insegna a credere nel Cristo come uomo di Dio, nato da una vergine. Il mio prossimo libro si intitolerà Io amo Gesù . Non voglio staccare il crocifisso dalle chiese e dalle case. Ma a scuola, no. Allora ci dev'essere anche Buddha. E Shiva» . E la sura 102 del Corano . «Le maestre avevano accettato di appenderla. Il giorno dopo il preside l'ha fatta togliere. E io sono andato dal giudice».
La cucina fai-da-te è gelata. Tappeti con iscrizioni alle pareti. Fotocopiatrice. Pregevoli edizioni del Corano . Telecamera. Il piccolo David che passa urlando sul trattore di plastica: «Non si è uno Smith per niente», si compiace il papà. Com'è ovvio non si riconosce tra gli estremisti. «Sono un uomo di studi, di lettere. Amo i ritmi lenti. Non ho fretta. I cattolici hanno comandato per duemila anni, i democristiani per mezzo secolo, tuttora in Parlamento sono decisivi. Noi abbiamo molto tempo davanti. Possiamo aspettare. Vedo che già ora la Cgil ci difende, come i comunisti, come La Malfa. Tra dieci o vent'anni, i nostri figli potranno difendersi in prima persona». Dai monti brulli d'Abruzzo scende un'aria fredda. «Che meraviglia, eh? Mi piace l'isolamento. Ho vissuto a lungo in Macedonia, a Tetovo. Mi piace Ofena perché non succede mai niente». Insomma. Ieri l'aspettavano qui fuori con spranghe e forconi. «Erano molti di più in piazza con me, sotto il Castello Sforzesco di Milano, dopo lཇ settembre. C'è un solo modo per zittirmi: confutare le mie tesi, e finora non è accaduto, o uccidermi. E ora mi scusi, ma devo andare al talk-show di Sky , e poi da Costanzo. A proposito, lei conosce la vera storia dellཇ settembre?».

Aldo Cazzullo


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Date: 29 Oct, 2003 on 09:09
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