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Scienza-spettacolo: l’assedio di 15 mila ragazzi
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1. Scienza-spettacolo: l’assedio di 15 mila ragazzi
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da Il Corriere della Sera
24 ottobre 2003

Al Festival di Genova record di prenotazioni dalle scuole. Domani partita di calcio tra robot

Scienza-spettacolo: l’assedio di 15 mila ragazzi
Dai percorsi delle onde sonore alle biciclette virtuali Boncinelli: è la strada giusta

DAL NOSTRO INVIATO

GENOVA - Le facoltà scientifiche si svuotano, ma la voglia di scienza cresce. Lo si capisce dagli occhi curiosi con cui ragazzini di tredici-quattordici anni attraversano le sale della mostra su Gregor Mendel, il monaco-genetista che formulò la legge sull’ereditarietà. O, più ancora, da quelli che si aggirano sotto il tendone che macchia di bianco il Porto Antico, tra il Bigo e l’Acquario: qui Telecom ha allestito una vera e propria centrale di gioco dove il gioco non è fine a se stesso, ma compendia e illustra le più sofisticate esperienze tecnologiche. Marco, prima media, sta facendo zig-zag con il Segway, silenzioso ed ecologico monopattino a motore. E dice: «Il mio sogno? Meno macchine per strada, e più "cosi" come questo». Giulia, terza media, ha appena ingaggiato una sfida con l’amica Martina: pedala forsennatamente sulla virtual-bike, una specie di cyclette di ultima generazione che, provvista di video, simula un percorso a ostacoli. E domani è garantito il pienone: scenderanno in campo i robot che giocano a pallone, tre contro tre, derby Genoa-Samp e divertimento assicurato. Ce n’è per tutti i gusti, insomma, all’insegna dell’ hands-on , letteralmente mettici le mani sopra. Sopra la scienza e la tecnologia, s’intende.
Il primo giorno del Festival genovese, un happening che durerà fino al 3 novembre, ondeggia tra le nubi del mattino e il sole sfolgorante del pomeriggio. «Inaugurazione bagnata, mostra fortunata», si consolano Manuela Arata e Vittorio Bo, le due anime della kermesse. Ma a bagnarsi è soprattutto il belga Philippe Busquin, Commissario europeo per la ricerca, che vede tutto e prova tutto (monopattino compreso), sfidando il nubifragio che si abbatte all’ora del taglio del nastro: «L’Europa deve investire in ricerca e innovazione - è il suo slogan - e bisognerebbe che gli altri paesi copiassero Svezia e Finlandia, nazioni leader per i progetti e gli investimenti nella scienza».
Il «ministro» casca male (l’Italia, in questo campo, è uno dei fanalini di coda, con il suo misero un per cento del Pil destinato alla ricerca), ma sarà stato soddisfatto di vedere intorno a lui tanti giovani aggirarsi non soltanto allo Spazio Telecom ma anche negli altri luoghi istituzionali del Festival, i 41 punti cittadini dove sono allestiti mostre, spettacoli, laboratori. Un bel segnale? Un’inversione di tendenza? O la conferma che la scienza, ostica alle medie, indigesta alle superiori, cenerentola nelle Università, se trattata in una certa maniera, diciamo pure spettacolarizzata, può diventare una materia attraente?
Il Festival di Genova, che vuol raggiungere le trenta-trentacinquemila presenze complessive, può contare sul nocciolo duro degli studenti: quindicimila almeno, stando al borderò di prenotazione di scuole e istituti. Per questo, accanto alle dotte conferenze, ai temi forti, alle spericolate contaminazioni con arte, teatro e letteratura, l’evento ha fortemente voluto schiacciare l’occhiolino al pubblico giovanile: hands-on , appunto, tocca e prova, perché solo così si può capire come funzionano le cose.
Non stupisce quindi vedere, alla Città dei bambini, i piccoli delle elementari «seguire» il percorso di un’onda sonora o, ai Magazzini dell’Abbondanza, costruire razzi di cartapesta ma in grado di essere lanciati in cielo. E non può stupire l’interesse più maturo suscitato dalle diavolerie tecnologiche di Piazza delle Feste: non solo virtual-bike, ma anche giochi con la voce, computer palmari con cui giocare alla caccia al tesoro, cellulari di ultimissima generazione grazie ai quali si può dialogare, in tempo reale, con il velista Giovanni Soldini, che si sta allenando con il suo trimarano a Le Havre. Scienza ruffiana? «Ma no, scienza vicina ai giovani» preferisce sottolineare Vittorio Bo. Un parere condiviso anche da un luminare come Edoardo Boncinelli: «Se la scienza scende in piazza, se si spettacolarizza per fare opera di reclutamento, se insomma esce dal circolo elitario per farsi materia comune, allora dico: ben vengano queste manifestazioni, purché accanto allo show ci sia informazione seria e corretta». E così sia: al festival hanno capito che questa è la strada giusta.

Claudio Colombo


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Date: 24 Oct, 2003 on 07:51
Scienza-spettacolo: l’assedio di 15 mila ragazzi
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