Entrano 30 mila precari ma i prof non si fidano
Critiche per il nuovo cambiamento dell'esame di maturità

GIOVANNA CASADIO

ROMA - Inopportuna la sede («Non è al Meeting di Cl che si decidono i destini della scuola italiana, dice lo Snals); perplessi o del tutto contrari nel merito («Il controriformismo della Moratti ha ora una new entry nel cambiamento dell'esame di maturità», per la Cgilscuola). Il sindacato è sul piede di guerra dopo la rivoluzione scolastica annunciata ieri dal ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti tra gli applausi dei giovani ciellini. Rumoraggiano i prof. della scuola pubblica, che all'ipotesi della parità tra istituti pubblici e privati hanno sempre opposto un no fermo e indiscutibile.
Il ministro offre però una concreta, buona notizia. Annuncia infatti che i nuovi docenti immessi in ruolo saranno 31 mila entro la fine del mese: 31.686 per l'esattezza. I provveditorati hanno lavorato senza concedersi tregua per sbrigare le pratiche e garantire che dal primo giorno di scuola tutti gli insegnanti siano al loro posto. «Grazie al decreto di fine luglio sono state sbloccate le assunzioni di 31 mila docenti precari del 20002001 ed entro i primi di settembre ne saranno assunti altri 30 mila per l'anno scolastico 20012002», conteggia Moratti, affermando che si tratterà quindi di oltre 60 mila assunzioni pari al 10% del totale, il numero più alto dal 1945 a oggi.
Tuttavia anche su questo punto le proteste sono in agguato. «Molti precari si sono visti passare davanti nell'immissione in ruolo da altri che avevano lavorato negli istituti privati. È l'idea del privato che il neo ministro vuole sempre affermare», attacca Marilena Melchiorri, insegnante bolognese, della Cgil.
E se all'Associazione presidi il programma Moratti piace nei principi generali, al contrario le organizzazioni degli insegnanti - dallo Snals a Cobas, Gilda e sindacati confederali - aspettano il ministro al varco della ripresa autunnale. «È inutile una singola riforma come quella della maturità», sottolinea Massimo Di Menna per la Uil. Enrico Panini, responsabile di Cgilscuola denuncia: «Bisogna investire nella scuola e realizzare le vere riforme. Il "monopolio pubblico" di cui parla il ministro è un valore per la democrazia e indica la responsabilità della repubblica rispetto all'istruzione così com'è fissato dalla Costituzione». Ribadisce Daniela Colturani segretaria della Cisl: «Subito un confronto con il mondo della scuola invece di cercare l'effetto mediatico ai meeting. Poi, sulle questioni possiamo discutere perché su un sistema scolastico integrato pubblicoprivato noi siamo d'accordo, purché non si tratti dei buoniscuola».
Il ministro Moratti parla anche di rivalutazione del liceo classico a cui assegnare «un ruolo fondamentale nella capacità di ragionare in modo logico e critico». L'argomento riscuote consensi. Interviene il decano dei grecisti, il professor Carlo Ferdinando Russo: «Le parole della Moratti sul liceo classico sono una bellissima notizia in un panorama scolastico desolante». Per l'antropologa Cecilia Gatto Trocchi è il modo giusto «per salvare le nostre radici»; e lo storico Giovanni Sabbatucci parla della necessità di tutelare il liceo. Il sociologo Sabino Acquaviva applaude alle proposte.