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Assenteismo in classe: uno studente su cinque salta le lezioni
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1. Assenteismo in classe: uno studente su cinque salta le lezioni
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da Il Corriere della Sera
20 ottobre 2003

Maschio, quindicenne, iscritto a un istituto tecnico o professionale, scarso rendimento sui banchi: questo il profilo del perfetto «bigiatore»

Assenteismo in classe: uno studente su cinque salta le lezioni

Rapporto Ocse: il 22 per cento dei ragazzi frequenta poco la scuola. I presidi: le famiglie non sempre ci aiutano

Disaffezione. Nessun senso di appartenenza alla scuola. Scarso interesse per le lezioni. Da qui a bigiare, il passo è brevissimo. Lo dimostra la relazione Ocse sulle percentuali dei ragazzi che saltano la scuola: gli studenti che bigiano sono in Italia il 22 per cento (più di uno su cinque), piazzandosi davanti a giapponesi (4 per cento), coreani (8), tedeschi (13), francesi e inglesi (15), e dietro a spagnoli (34) e danesi (33). Un’emergenza, quella della disaffezione alla scuola, che diventa «una sfida per insegnanti e politici - spiega il rapporto elaborato sui dati di 42 nazioni - perché gli studenti non sempre si sentono felici a scuola». E i motivi sono tanti. Paura delle interrogazioni, crisi adolescenziali, desiderio di ribellione, malessere, voglia di divertirsi e infrangere le regole. «La bigiata - racconta Clara Magistrelli, preside del professionale Caterina da Siena - nasce da un malinteso senso di libertà nell’organizzare il proprio tempo cercando di eludere le strategie della scuola». Due le età «difficili». I 15 anni, «quando si prova il gusto della novità», e i 17, «quando si salta la scuola per per fare un giro in centro, andare al bar o uscire con la ragazza».
Maschio, poco studioso, iscritto a un tecnico o a un professionale. Questo l’identikit del «bigiatore». «Anche se molte ragazze ultimamente hanno preso quest’abitudine», continua la preside Magistrelli. «Sono più aggressive e cercano l’appoggio dei maschi in quello che ritengono un rito di emancipazione».
Come nei professionali, anche nei tecnici la bigiata è per lo più di gruppo. «I ragazzi del primo anno - spiega Rodolfo Rossi, preside dell’Itis Giorgi - socializzano scoprendo Milano. Soprattutto quelli che sanno di essere destinati alla bocciatura. I più grandi, invece, credono di poter fare quello che vogliono».
Poi c’è la bigiata tattica, quella del liceale. Studiata per saltare un’interrogazione o un compito che potrebbe compromettere la media. E organizzata con la quasi totale complicità della famiglia. «Saltare la scuola è il sintomo di un malessere - analizza Luigi Barbarino, a capo del classico Manzoni - dovuto all’incapacità di organizzarsi, al non voler rinunciare alle attività alternative che tolgono tempo allo studio». Questione di profitto, dunque. «Ma se le assenze aumentano coinvolgiamo la psicologa, per capire se c’è un rifiuto nei confronti della scuola».
Una certezza su tutte: i professori riconoscono subito chi bigia. Anche se i genitori spesso «coprono» i loro ragazzi, mentendo. «Mio figlio non sta bene», rispondono al telefono. Al Giorgi, però, gli studenti assenti il sabato mattina (una delle giornate migliori per bigiare) recuperano le lezioni nel pomeriggio della settimana successiva («con loro grande disappunto», commenta soddisfatto Rossi).
E se bigiare è visto da molti come un passaggio obbligato per crescere, tra ricordi di gioventù e complicità, sorrisi sornioni e nostalgia, il problema si fa molto più serio quando tocca la scuola media. «È una questione di compagnia», dice Romano Mercuri, dirigente della media di viale Brianza. «Alcuni studenti si lasciano convincere dai compagni più grandi ad aggirare gli ostacoli non andando a scuola. Sono pochi i ragazzi che lo fanno. Circa un due per cento, ma è fenomeno preoccupante. E molto triste. Dimostra il disinteresse delle famiglie nei confronti di questi ragazzini. Ed è ancor più desolante perché indica che c’è poca fiducia nella scuola. Da parte di studenti e genitori».


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Date: 20 Oct, 2003 on 22:45
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