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"E' una cambiale pagata ai privati"
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1. "E' una cambiale pagata ai privati"
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da La Repubblica
Sabato, 25 Agosto 2001

"E' una cambiale pagata ai privati"
L'ex ministro Berlinguer boccia la "controriforma"

MARIO REGGIO

ROMA - «Avevamo la preoccupazione che il blocco dei cicli scolastici al buio e gli impegni presi in campagna elettorale dalla destra potessero preannunciare qualcosa di pericoloso. Passo dopo passo queste preoccupazioni si rivelano fondate. La più rilevante è la libertà di scelta, perché detta così non si può contrastarla, ma per ciò che significa in realtà vuol dire un sostegno massiccio alla scuola non statale e in particolare alle nicchie censitarie, cioè alle scuole per le élites economiche». Luigi Berlinguer, il padre della riforma della scuola, non nasconde la sua preoccupazione e il disappunto.
Sulla libertà di scelta, la Moratti dice che l'Italia è un caso anomalo.
«L'Italia ha una particolarità rispetto ad altri paesi ed è il dettato costituzionale che altri non hanno. Il secondo comma dell'articolo 33 parla di primato assoluto della scuola statale, che non significa monopolio, anzi, ma vuol dire priorità. Spero vivamente che il governo non voglia incorrere in un incidente di costituzionalità. Soprattutto devo ricordare che la legge sulla parità che il Parlamento ha approvato nella passata legislatura è una legge giusta, e non si può dimenticare che la scuola dello Stato ha garantito una profonda equità sociale, assicurando standard di qualità uguali per tutti. Guai se arriva una scuola che avrà una qualità di serie A per taluni e di serie B per altri».
È stato un caso che il ministro Moratti ne abbia parlato al Meeting di Rimini?
«Non ero presente, quindi se le sue dichiarazioni sono state riportate fedelmente, l'impressione che si ricava anche da tutte le presenze di governo in questi giorni a Rimini è quella di aver utilizzato la tribuna del Meeting per fare affermazioni di sapore integralistico o retrò e comunque da controriforma, che preoccupano perché sanno tanto di pagamento di una cambiale firmata in campagna elettorale».
Il ministro ha annunciato la riforma della nuova maturità.
«Il nuovo esame di Stato si è dimostrato un successo. Naturalmente non lo si può giudicare solo dopo tre anni, perché comporta un cambiamento di mentalità ed è un processo che richiede il suo tempo. Penso che l'Italia non sia ancora pronta ad avere commissioni d'esame solo interne, perché in quel caso si dovrà guardare all'esempio inglese, dove a fronte di una forte autonomia delle singole scuole esiste un curriculum nazionale e la valutazione delle prove è centralizzata. La soluzione italiana mi sembra la più equilibrata, servono solo piccoli aggiustamenti in itinere. Ma non si può andare avanti a suon di docce scozzesi, e cambiare subito senza neanche valutare l'impatto della riforma».
La Moratti afferma di voler salvare il liceo classico che lei avrebbe relegato ad un ruolo minore.
«Il liceo classico non ha da essere salvato, perché costituisce un ramo di assoluto valore nell'ambito della scuola italiana, particolarmente con il riordino dei cicli scolastici. Se però lo si vuol far diventare la scuola per le élites si sappia che questa è la fine degli studi umanistici, non il loro futuro. E chiedo alla Moratti: come questo si concilia con la cultura berlusconiana delle tre I, impresa, inglese e internet? Ma soprattutto un moderno umanesimo non può contrapporre le lettere alle scienze. Ce l'hanno insegnato Leonardo e Galileo. La nostra più grande tradizione culturale scientifica valorizza le scienze umane non a discapito di quelle sperimentali e matematiche. E come lo stesso ministro Moratti ha scritto di recente, la carenza più grave della scuola italiana è la preparazione scientifica e matematica. Bisogna finirla con il taglio gentiliano che assicura il bene delle lettere ad un'élite e relega scienza e tecnica in un ambito subalterno diretto ai pratici e non ai dirigenti».
Che effetto avranno questi annunci sulla scuola italiana?
«Il dato più inquietante è il messaggio di confusione che sta arrivando alle scuole: dopo anni di rassegnazione e d'insuccessi nell'innovazione educativa il centrosinistra ha avviato una stagione di riforme, producendo anche contrasti, ma una parte cospicua del mondo della scuola si era finalmente messa in movimento battendo la rassegnazione e operando attivamente nell'innovazione didattica. I messaggi di questi giorni disorientano, frenano, scoraggiano. Ma noi non staremo a guardare e dalle prossime settimane agiremo nelle scuole per riprendere le battaglie a favore delle riforme».


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Date: 25 Aug, 2001 on 09:31
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