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«Ci sono punte di eccellenza mondiale, le imprese devono investire di più»
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1. «Ci sono punte di eccellenza mondiale, le imprese devono investire di più»
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da Il Corriere della Sera
19 ottobre 2003

L’INTERVISTA / Parla Giorgio Squinzi, vicepresidente di Confindustria. «Sponsorizziamo una cattedra, come con Giulio Natta»

«Ci sono punte di eccellenza mondiale, le imprese devono investire di più»

Perché le imprese investono ancora poco nell’università? «Mah, forse c’è ancora un po’ di diffidenza, ma è un problema che va superato, perché le università hanno punte d’eccellenza assolute. Ci sarebbe bisogno di incentivi per le piccole e medie imprese che si rivolgono agli atenei. Del resto una cosa è certa: se non c’è rapporto con le università né ricerca non c’è innovazione, e se non c’è innovazione addio competitività del sistema italiano, non si va da nessuna parte». Giorgio Squinzi è vicepresidente di Confindustria con delega alla ricerca e amministratore unico del gruppo Mapei, leader mondiale negli adesivi per l’edilizia, un miliardo di euro di fatturato annuo e 3.200 dipendenti in 80 Paesi di 4 continenti.
C’è chi dice che l’università sia chiusa in una torre d’avorio...
«Le cose stanno cambiando, le università si aprono. Il nostro gruppo ci crede moltissimo, lavoriamo con la Federico II di Napoli, la Normale di Pisa, Ancona, la facoltà di Chimica industriale di Milano, abbiamo sponsorizzato dottorati di ricerca, master... E poi con il Politecnico milanese e il rettore Ballio c’è grande collaborazione, abbiamo pure finanziato la cattedra di Scienza e Tecnologia dei materiali».
Una cattedra?
«Sì, ci siamo impegnati a sostenerla per 10 anni. Sembrava impossibile, sa com’è la burocrazia, era una cosa che non si faceva da decenni, pare che l’ultimo caso fosse Giulio Natta con la Montecatini... Ma due anni fa, grazie al professor De Maio, ci siamo riusciti».
E qual è il vantaggio per un’impresa?
«I vantaggi sono almeno due: risorse specialistiche di livello mondiale e la formazione di giovani talenti, è chiaro che si tengono d’occhio gli allievi migliori».
Conviene pure agli atenei, vista la situazione...
«Mi sa di sì, se non si danno una mossa a cercare fonti di finanziamento alternativo finisce che non pagano più gli stipendi...».
E allora che si può fare?
«Come dicevo, è fondamentale definire un sistema di incentivi fiscali che spinga a investire soprattutto le aziende piccole e medie. Confindustria ci sta lavorando, il problema è stato presentato anche al ministro Tremonti. La cosiddetta "Tecnotremonti", una sorta di bonus fiscale per chi fa ricerca e innovazione, è un passo in questa direzione, anche se ancora non sono chiari limiti e possibilità. Ecco: bisognerebbe pensare a qualcosa di simile per spingere le aziende a lavorare con gli atenei. Ne va del futuro del nostro Paese».

G. G. V.


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Date: 19 Oct, 2003 on 08:03
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