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Vázquez Montalbán, il detective del romanzo
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1. Vázquez Montalbán, il detective del romanzo
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da Il Corriere della Sera
19 ottobre 2003

Vázquez Montalbán, il detective del romanzo

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

MADRID - Manuel Vázquez Montalbán, romanziere, drammaturgo, saggista, poeta, giornalista, gastronomo, non rivedrà più la Barcellona sdraiata ai piedi della sua bella casa, dove i libri si disputano lo spazio alle pareti con manifesti e disegni.
E' morto a 64 anni, a causa di un infarto, poco dopo la mezzanotte locale, in una sala d'attesa dell'aeroporto di Bangkok dove era arrivato da Sydney. Avrebbe dovuto imbarcarsi per Madrid su un aereo della Thai Airlines, ma si è sentito male e «in pochi minuti», afferma il rapporto della polizia, è deceduto. Grande viaggiatore, uomo gentile e disponibile, aveva accettato di buon grado un invito in Australia e in Nuova Zelanda per tenere alcune conferenze sulla letteratura poliziesca e sul ruolo degli scrittori nella costruzione della democrazia. Apparentemente godeva di buona salute, però il suo cuore aveva già fatto le bizze e nove anni fa gli erano stati impiantati quattro by-pass.
Lo avevo sentito per telefono prima del suo viaggio agli antipodi, ed avevamo concordato di vederci al ritorno in patria per parlare del suo ultimo libro dal titolo provvisorio di Milenio che aveva appena finito di scrivere. E' un romanzo con Pepe Carvalho, il detective gourmet già protagonista di una ventina di altri libri tradotti in 24 lingue, venduti in oltre due milioni di copie, adattati più volte al cinema o alla televisione. Un personaggio che continuerà a vivere superando il trauma della morte del suo autore, come Maigret è sopravvissuto a Georges Simenon.
Manuel, o meglio, Manolo, come lo chiamavano amici, conoscenti e anche sconosciuti che incrociavano il suo cammino nelle stradine o nei mercati della vecchia Barcellona, aveva con sé le bozze del libro, un migliaio di pagine che, nelle intenzioni, doveva uscire in due volumi a gennaio e in marzo. Era entusiasta della sua ultima fatica, un viaggio nel terrorismo internazionale ambientato in Afghanistan e nell'isola di Bali durante l'attentato nella discoteca. Già si aspettava di venderne i diritti cinematografici perché il romanzo, diceva, era «più che adatto ad un film». Aveva poi ribadito con allegria un concetto espresso pochi giorni prima al suo amico Lluis Bonet de «La Vanguardia», parole che oggi assumono un rilievo particolare. «Nutro grandi speranze - aveva detto - che prima di morire, o poco dopo, affinché la mia famiglia almeno possa guadagnare i diritti d'autore, qualche produttore dal buon fiuto utilizzi tutta la serie letteraria di Carvalho, tutta senza esclusioni. E' materiale cinematografico che non sempre è stato svelato». Lo scrittore era abbastanza deluso dagli adattamenti precedenti del Carvalho, per molti aspetti un suo alter ego , nato più o meno nello stesso anno, nello stesso quartiere povero di Barcellona, rifugio dei vinti nella guerra civile, con un padre antifranchista visto per la prima volta all'uscita di una prigione nel 1944, e amante della buona tavola, iniziato ai suoi piaceri nel ristorante barcellonese Casa Leopoldo. Manolo non era contento della maniera in cui si era affrontato nei film o nelle serie televisive su Carvalho il tema della cucina, quasi, diceva, «in modo abbastanza stupido, carente della grazia che può avere nel contesto letterario e di un certo calore umano che il personaggio permette». Avrebbe voluto, soprattutto, per il detective un volto ben definito, non i quattro o cinque che cinema e tv gli avevano assegnato. Tutti avevano incarnato Carvalho in modo dignitoso ma nessuno, sosteneva, «è rimasto nella memoria come il Marlowe di Humphrey Bogart e il Maigret di Jean Gabin o, per i telespettatori italiani, quello di Gino Cervi».
Da amante del cinema ricordava che «Bogart impersonò soltanto una volta Marlowe ma è difficile immaginare un Marlowe che non sia Bogart».
Vázquez Montalbán, prolifico autore, poligrafo come amava definirsi, era conosciuto per il suo impegno politico che andava di pari passo con l'impegno letterario. Era di sinistra, vicino al partito comunista catalano, nella clandestinità dell’epoca franchista, e nel postfranchismo. Continuava ad appoggiare Izquierda Unida, la coalizione di sinistra guidata dai comunisti.
Era stato condannato a tre anni di carcere nel 1962 per avere manifestato la propria solidarietà ai minatori in sciopero delle Asturie. Sua moglie, da cui ha avuto un figlio, era stata condannata a sua volta a sei mesi di prigione. Con il suo senso dell’umorismo abituale rammentava molti anni più tardi che nella sentenza, come giustificazione ufficiale per la sua condanna, si diceva che l'imputato aveva cantato l'inno popolare «Asturie patria amata». In realtà si ricordava di avere gridato «Morte al generale» durante la manifestazione. Forse il giudice era di buon cuore...
Aveva cominciato come poeta ma presto divenne anche romanziere, saggista e giornalista di occhio acutissimo. La politica è rimasta fino all'ultimo la sua grande passione, assieme alla gastronomia (possedeva anche un piccolo ristorante) e al calcio. Gli «azulgrana» del Barcellona hanno perduto il loro primo, ultracompetente tifoso. E ai lettori di «El País» mancherà il commentatore acuto e feroce nelle sue critiche al governo guidato da José Maria Aznar. Un saggio politico sul cosiddetto "aznarismo" uscirà in dicembre. Manolo definiva questo libro «un trattatello sulla megalomania di un personaggio che crede di convertirsi in architetto di imperi perché ha incontrato uno statista di livello planetario (Bush) che gli dà importanza e lo invita a pranzo».

Mino Vignolo


E’ morto Vázquez Montalbán, scrittore impegnato e padre dell’investigatore gastronomo
Il dolore di Carvalho, detective dei piaceri

E’ morto ieri lo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, creatore dell’«investigatore gastronomo» Pepe Carvalho. Questo testo è la prefazione a una raccolta di scritti gastronomici che uscirà da Feltrinelli.

Solitamente, i piaceri vengono trasformati in materiale letterario per stigmatizzarli, e questo accade non soltanto alla lussuria, che ha condotto all'inferno delle scritture buona parte dei personaggi migliori, ma anche al cibo, utilizzato dai grandi scrittori solo come paesaggio, al massimo come dato naturalistico. Il rapporto cibo-letteratura nelle opere letterarie senza aggettivi viene portato alle estreme conseguenze nel cosiddetto romanzo poliziesco, in cui spesso i personaggi mangiano poco e male, anche quando si tratta di antieroi straordinari, come Marlowe, vittima degli hamburger. Esiste qualche eccezione, come Maigret che cerca la cucina di stagione nei bistrot di Parigi o si rifugia negli eccellenti manicaretti della Signora Maigret. Anche due americani, Van Dyne e Rex Stout, si vantano di saper mangiare e, nella letteratura europea, l’ultima stella sfolgorante, l’italiano Camilleri, propone eccellenti menu della cucina siciliana per il suo commissario Montalbano. In qualche occasione, Montalbano accenna con disprezzo ai menu di Carvalho, ritenendoli un po’ troppo robusti. Tuttavia, lo stesso cognome del commissario è un omaggio che l’amico Camilleri ha voluto fare al mio romanzo Il pianista che tanto aveva gradito.
La sordidezza del romanzo poliziesco più o meno convenzionale non esclude di puntare sui piaceri. Se James Bond dimostrava un’ottima conoscenza dello champagne, non capivo perché mai Carvalho dovesse rinunciare a spiegarsi la vita mediante le sue passioni gastronomiche, come cuoco e come consumatore. E’ stato merito di Carvalho rivendicare obiettivi di giustizia sociale insieme a quelli di giustizia individuale, capitolo di cui fanno parte i piaceri. «Si vive soltanto una volta» dice una delle canzoni preferite di Carvalho, un bolero che prosegue: «Bisogna imparare ad amare e a vivere». I romanzi di Carvalho non sono soltanto proposte di divertimento, ma anche di riflessione critica e di conoscenza. E perché non di conoscenza della gastronomia? In questo Carvalho Gastronomico è raccolto non solo quello che Carvalho dice sulla cucina, ma anche quello che pensa. Questa opera lunga e divertente si basa sulla cucina spagnola; e si passa dalla voce Patata dolce a José Mari Arzak , da Letteratura e cibo fino alla preparazione di centinaia di piatti, tra i più particolari della cucina di Spagna.
Pur essendo filtrata dallo sguardo di Carvalho, l’opera è una scommessa sulla felicità e un ampio ricettario di come si possa bere e cucinare. Opera quindi di piacere e apprendistato.

di MANUEL VAZQUEZ MONTALBAN

Date: 19 Oct, 2003 on 07:59
Vázquez Montalbán, il detective del romanzo
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