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«Laureati e dj», prima scuola in Italia
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1. «Laureati e dj», prima scuola in Italia
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da Il Corriere della Sera
18 ottobre 2003

Un fondo di 90 mila euro per 556 ore di studio. Tra gli insegnanti i maghi della console: ma il talento non si impara

«Laureati e dj», prima scuola in Italia

A Modena lezioni gratis con soldi pubblici . Tra i 18 partecipanti ingegneri e tecnici informatici

DAL NOSTRO INVIATO

MODENA - Tra 556 ore, 136 delle quali spese a studiare mixaggi, giradischi e puntine, 220 a miscelare musiche in laboratorio e altre 200 ad annusare l’aria di qualche casa discografica, Matteo, Luca, Enzo, Francesco e altri quattordici giovani saranno i primi disc jockey in Italia, e probabilmente anche in Europa, «costruiti» a scuola, a tavolino, con tanto di docenti, valutazioni e assenze da giustificare. I vecchi e celebrati sacerdoti del mixer, i «guru» della consolle che da decenni guidano folle ancheggianti in estasi musicali, sono avvertiti: da lunedì, al Centro Musica di Modena, scatta l’operazione «Dj Style»: la fabbrica dei disc jockey. Gli allievi non pagano: corsi, stage e laboratori sono gratuiti.
Altri ci pensano: il Fondo sociale europeo, la Regione Emilia-Romagna, il ministero del Lavoro. Costa 90 mila euro creare una squadra di disc jockey nel Duemila. Perché, come spiega Pierfrancesco Pacoda, che della scuola è ideatore e responsabile, «il mestiere è cambiato, non basta più saper scegliere e miscelare le note: oggi il dj è anche un produttore di musica».
Pronti, via: si parte. Sapendo che il tritacarne mediatico è in agguato. Solo qualche mese fa, grida scandalizzate accolsero il progetto napoletano del governatore Bassolino di finanziare con soldi pubblici la «scuola per veline». Ci risiamo? «Il rischio dell’etichettatura esiste, certo - afferma l’assessore emiliano Mariangela Bastico -, ma, con tutto il rispetto per l’iniziativa della Campania, riteniamo che la figura del disc jockey, così come si è evoluta, richieda determinati requisiti professionali soprattutto in una Regione, basti pensare alla costa romagnola, che vanta il 10% di tutte le discoteche italiane».
Per questo, il progetto modenese è stato ancorato all’assessorato Formazione Lavoro e non a quello della Cultura: «La nostra scommessa è quella di credere che, in un’Emilia-Romagna ad occupazione praticamente piena, occorra individuare per i giovani percorsi professionali nuovi, di qualità, anche a costo di qualche critica. Tra un anno, in ogni caso, faremo un bilancio...». E tra un anno, questo è certo, avremo qualche dj in più e qualche ingegnere o avvocato in meno.
Dei diciotto studenti che da lunedì siederanno sui banchi del Centro Musica modenese, sopravvissuti ad una selezione che ha scremato più di settanta candidature, la maggioranza è infatti laureata o quasi. Informatica, scienze politiche, giurisprudenza, ingegneria sono i territori dai quali provengono e verso i quali, evidentemente, non nutrivano grandi slanci. Dove vogliono arrivare? E’ sicuramente vero, come afferma Pacoda, che «la figura del dj sta ormai sostituendo nell’immaginario collettivo quella della rock star, spesso lontana, quasi impalpabile». Ma sbaglierebbe chi pensasse che gli unici obiettivi sono la notorietà, gli sguardi femminili e sostanziosi guadagni. Matteo Coppelli, modenese, 24 anni, perito elettronico, ora che ha conquistato l’accesso alla scuola - lui che da quando aveva quattordici anni bazzica discoteche, «prima vendendo biglietti e portando gente, poi riuscendo finalmente a conquistare un posto dietro alla consolle» - sogna un futuro in qualche casa discografica, produttore e creatore di musica, «qualcosa di più del dj tradizionale».
In effetti, a spulciare nei programmi della scuola modenese, tra «software», «filiere di produzione», «tecniche live» e «outline», pare sia rimasto poco dei vecchi virtuosismi del mix. «E invece no, nonostante la tecnologia offra nuovi sbocchi, le vecchie radici restano importanti» afferma Rame dei "Pasta Boys", al secolo Davide Santandrea, 32 anni, bolognese, di recente inserito dalla rivista inglese Dj Magazine tra i primi cento disc jockey al mondo.
Assieme a Coccoluto, a Bertallot, a de Luca e altri, Rame farà parte della squadra docenti del Centro Musica modenese: «Cercheremo di far capire a questi giovani che il dj, oltre che un alchimista delle note, è anche un comunicatore di idee e valori». Un lavoro privilegiato: «Sì, vivi il mondo della notte, tra luci, suoni e bella gente. E puoi pure guadagnare bene...».
Dicono che una star della consolle possa arrivare anche a tremila euro a serata. «Ma ci vuole talento. E non lo insegnano a scuola...».

Francesco Alberti

La scheda

L’INIZIATIVA Il corso per Veline è stato finanziato dalla Regione Campania con contributi europei: un milione e 280 mila euro
IL CORSO
Vi partecipano 97 aspiranti Veline, tra cui 12 ragazzi.
In tutto 600 le ore di lezione: 180 di teoria e 420 di pratica

Napoli, da un mese corsi di danza, canto e dizione. I 97 iscritti hanno tra i 18 e i 27 anni
E nei corsi per veline ci sono anche 12 ragazzi

NAPOLI - Ormai viaggia verso il primo mese di vita, la «scuola per veline» sorta a Frattamaggiore (un paese dell’entroterra napoletano), grazie al contributo economico elargito dalla Regione nell’ambito del Progetto Aifa, un finanziamento destinato alle aziende che s’impegnano a creare successivamente posti di lavoro a tempo indeterminato. I corsi, infatti, sono cominciati il 29 settembre scorso dopo che la «First Tel» (la società titolare dell’iniziativa), ha scelto le 97 aspiranti veline da un nucleo di oltre 600 candidate. La prima sorpresa: nel gruppo compaiono anche 12 ragazzi decisi a mettere piede nel mondo dello spettacolo attraverso quest’insolita porta d’ingresso. L’età dei partecipanti spazia dai 18 ai 27 anni, ma era stata «arruolata» anche una signora quarantacinquenne che poi ha dato forfait.
I corsi prendono il via alle tre del pomeriggio e vanno avanti fino a sera. Il martedì e il mercoledì le lezioni sono dedicate allo studio della danza e del canto, il resto della settimana viene speso nelle cosiddette «attività teoriche». Ovvero: dizione, recitazione, tecnica del linguaggio radiotelevisivo e materie simili.
«Abbiamo superato tutte le difficoltà organizzative e adesso marciamo a pieno regime - spiegano i responsabili della "First Tel" -. Francamente non ci aspettavamo tanto clamore: di noi si sono occupati giornali e televisioni di mezzo mondo. E l’interesse non sembra essersi ancora smorzato. Va benissimo così, ma ora dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro per ripagare la fiducia delle allieve e degli allievi».
Stamattina, però, è in programma l’ennesimo collegamento in diretta dagli studi di Frattamaggiore. La «scuola per veline», infatti, sarà di scena su RaiDue nel programma Mattino in famiglia .

E. d’E.


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 18 Oct, 2003 on 07:45
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