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L’Europa nei libri di scuola: tante nazioni, poca identità
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1. L’Europa nei libri di scuola: tante nazioni, poca identità
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da Il Corriere della Sera
17 ottobre 2003

Una ricerca promossa dalla Fondazione Agnelli analizza l’immagine del Vecchio Continente proposta dai manuali didattici di undici Paesi

L’Europa nei libri di scuola: tante nazioni, poca identità

SUI BANCHI

L’Europa, ancora, non s’è desta. Almeno nei libri di scuola, da cui il Vecchio Continente è rappresentato, come dicono alcuni testi francesi, «alla ricerca di se stesso» o dove (parola del volume di geografia edito a Oxford) «molto diffuso è il nazionalismo (...), la gente è più orgogliosa di appartenere a un Paese che non a un luogo che si chiama Europa». L’immagine europea che gli studenti vedono nei loro libri è stata analizzata in una ricerca dell’istituto tedesco Georg Eckert su incarico della Fondazione Giovanni Agnelli che viene presentata in un seminario oggi a Torino («Insegnare l’Europa tra storia, educazione civica e cultura generale» - ore 15, via Giacosa, 38). Lo studio - raccolto nel volume Insegnare l’Europa , curato da Falk Pingel con i saggi di numerosi studiosi fra cui gli italiani Olga Bombardelli e Luigi Cajani - ha osservato manuali scolastici e programmi degli ultimi anni della scuola dell’obbligo (testi destinati a ragazzi dai 13 ai 16 anni) in undici Paesi fra Unione Europea (Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia e Spagna) ed Europa dell’Est (Bulgaria, Romania, Russia e Repubbliche della ex Jugoslavia).
Il punto più problematico è proprio quello dell’identità: «Fra l’Europa e le nazioni che ne fanno parte sussiste una tensione - sostiene Pingel -. Le nazioni vengono viste, adesso come in passato, come il nucleo delle varie identità culturali e politiche e come tali rappresentate nei libri scolastici. L’Europa non è una super nazione. Nessun libro di testo né programma didattico cercano di fondare una nazione europea. L’Europa è un complemento dello Stato nazionale, non un suo sostituto. Viene perciò sentita anche come un "di più" e non come qualcosa di "originario". I molti tratti in comune - prosegue - sono visti sotto diverse prospettive: dal proprio punto di vista nazionale, etnico, religioso, sociale e culturale».
Commenta Marco Demarie, direttore della Fondazione Agnelli: «L’idea di un sentimento europeo che possa stare alla base di una costruzione politica democratica e condivisa è ancora in gestazione. Oggi sono la cultura e naturalmente la scuola a doversi impegnare in una rincorsa del livello politico-istituzionale. La formazione di un’opinione pubblica europea, ancora agli albori, è un obiettivo cruciale cui anche i diversi sistemi scolastici devono tendere».
Dalla ricerca emerge, spiega Falk Pingel, come gli italiani riescano «più dei loro colleghi dell’Europa occidentale ad affrontare il tema Europa con un certo sentimento» con le descrizioni «cariche di forti simboli» riservate da alcuni testi alla bandiera dell’Ue o all’ Inno alla gioia di Beethoven. E proprio l’Italia, con i suoi contrasti, è scelta più spesso come esempio di nazione europea dai manuali inglesi dove, peraltro «i riferimenti all’Europa occupano uno spazio molto minore che non nei libri di testo degli altri Stati dell’Europa occidentale e meridionale». Mentre «è impossibile non sopravvalutare il significato del fattore europeo per la Germania. Senza la partecipazione all’integrazione europea non sarebbe stato possibile realizzare la riunificazione in maniera così rapida e poco problematica».
Quasi risentiti i greci: «Il ruolo marginale avuto dalla Cee e dalla Ce nell’ambito della Grecia si rispecchia nei testi dei libri scolastici, che sono molto indietro nel descrivere gli sviluppi dei processi d’integrazione, riportano dati sorpassati e, di norma, si limitano alla descrizione dei rapporti istituzionali». E, accanto ai molti manuali che sottolineano l’importanza del cristianesimo come elemento d’identità, riconoscendo però gli apporti multiculturali, un testo spagnolo descrive l’Islam come minaccia per l’intera Europa.
E gli altri, i Paesi per il momento fuori dall’Unione? Spiega Pingel: «La regione sud-orientale emerge soprattutto come zona di conflitto con uno sviluppo e una problematicità a sé stanti e, praticamente, non viene presa in considerazione come futura parte europea avente gli stessi diritti e le stesse prospettive». Gli insegnanti bulgari, ad esempio, protestano: «Abbiamo incarnato valori europei, spesso con più impegno che non gli europei occidentali, ma di questo non ci ringraziano».

Damiano Fedeli


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Date: 17 Oct, 2003 on 08:05
L’Europa nei libri di scuola: tante nazioni, poca identità
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