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«Le fotocopie selvagge uccidono i libri»
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1. «Le fotocopie selvagge uccidono i libri»
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da Il Corriere della Sera
7 ottobre 2003

Campagna dell’Associazione editori in 32 città universitarie: un danno per la cultura

«Le fotocopie selvagge uccidono i libri»
Stimata una perdita di 300 milioni ogni anno. Dodicimila posti di lavoro in meno

MILANO - A considerare solo la quantità, il rogo della biblioteca di Alessandria - settecentomila opere - al confronto era un falò: in Italia, ogni anno, vanno in fumo tre miliardi di pagine, dieci milioni abbondanti di volumi allegramente bruciati dalle fotocopiatrici. Non che funzionino male, anzi: a cominciare dalle università, vanno fin troppo bene, se è per questo. Così bene da «piratare» tonnellate di testi scientifici o di studio e sottrarre agli autori, alle case editrici e a tutti coloro che vi lavorano circa 300 milioni di euro all’anno: tradotto in occupazione, significa 12 mila posti in meno.
Chiaro che l’ Associazione italiana editori (Aie)abbia deciso di passare al contrattacco, una compagna a tappeto in trentadue città universitarie, nelle librerie e biblioteche, a suon di pieghevoli, volantini e 3.780 manifesti aggressivi e sarcastici: «Complimenti, oggi hai ucciso un libro!», si legge da ieri sullo sfondo nero dell’assassino, la famigerata fotocopiatrice.
Il problema non è la libertà di fotocopiare ma il fatto che la legge permette di farlo fino a un certo punto, il 15 per cento delle pagine d’un volume, mentre nella quasi totalità dei casi viene replicato il libro intero: il 98 per cento dei (rari) sequestri riguarda testi copiati dalla prima all’ultima pagina.
Non è solo una questione economica, «parliamoci chiaro: se di un testo potevo vendere mille copie e ora non vado oltre le trecento, come editore faccio presto: per evitare di rimetterci non lo pubblico e amen», sospira Lorenzo Enriques, presidente del gruppo editoria universitaria e professionale dell’Aie, «ormai due libri di studio su tre sono fotocopiati».
Altro che cd musicali o dvd, la pirateria dei libri «è un danno irreparabile per la cultura del nostro Paese», spiega Ferruccio de Bortoli, amministratore delegato di Rcs libri nonché presidente del gruppo editoria di «varia» dell’Aie, «i nostri autori, tante piccole e grandi voci rischiano di scomparire ed è come fuggissero dei cervelli, ci sono ricercatori che si fanno pubblicare in inglese, stiamo parlando d’una battaglia di civiltà...».
Una battaglia così importante che vi partecipano anche case editrici non associate all’Aie, da Feltrinelli a Mondadori ed Einaudi. «E non parliamo di prezzi alti», aggiunge Enriques, «sono tali e quali agli altri Paesi e dipendono dai costi fissi: chi fotocopia fa presto, non paga traduttori, revisori, redattori, tipografi...». Del resto basta sentire Umberto Panerai, libraio di Firenze: «Di certi testi, specie a Lettere e Architettura, una libreria indipendente vende si e no il 10 per cento di quello che dovrebbe», allarga le braccia. «Io li tengo solo per uno scrupolo culturale».

Gian Guido Vecchi


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Date: 07 Oct, 2003 on 07:59
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