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Berlinguer: parole sorprendenti. La Cgil: così si va indietro di 5 anni
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1. Berlinguer: parole sorprendenti. La Cgil: così si va indietro di 5 anni
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da Il Corriere della Sera
Sabato, 25 Agosto 2001

Critico l’ex responsabile dell’Istruzione. Reazioni preoccupate dei sindacati sull’ipotesi di modificare orari e stipendi

Berlinguer: parole sorprendenti. La Cgil: così si va indietro di 5 anni


ROMA - Sorpreso per le annunciate modifiche alla maturità e preoccupato per le affermazioni sul «monopolio della scuola pubblica». L’ex ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, boccia Letizia Moratti. «Mi auguro - dichiara - che la divulgazione delle affermazioni del ministro non corrisponda al suo pensiero. Nel caso invece questo sia il senso della prospettiva del governo della scuola, trovo che la Moratti contraddica quanto detto da lei stessa».
Non piace a Berlinguer il giudizio sull'esame di Stato «che in questi anni - protesta - ha avuto successo. E che invece che cambiamenti a doccia scozzese richiederebbe di valutare ancora tutti gli aspetti dell'impatto ed eventualmente di apportare piccole correzioni». Ma è sulla parità scolastica che l’ex ministro è più duro: la Moratti, dice, «ignora l'articolo 33 della Costituzione dove si parla della prioritá assoluta dello Stato nella funzione educativa». «La legge sulla paritá che abbiamo fatto è una legge giusta. Perché allora non si pensa di attuarla invece di avventurarsi in sentieri franosi?» aggiunge Berlinguer, mettendo in guardia dalla «spinta che viene da certi ambienti a favorire nicchie sociali e di censo nella politica educativa: scuole dorate per pochi a fronte di un’struzione pubblica per la massa». «Noi - conclude - non accetteremo mai questo indirizzo».
Le dichiarazioni del ministro generano malumori anche tra i sindacati della scuola. «Si vogliono azzerare 5 anni di riforme. Ma questo avrà dei costi sociali altissimi», protesta Enrico Panini, della Cgil-scuola. Secondo lo Snals-scuola, poi, l’idea della Moratti di reintrodurre la commissione interna presenta un rischio: «I criteri di voto sono differenti tra una scuola e l’altra. Bisogna applicare correttivi per non penalizzare gli studenti riguardo alla loro iscrizione all’università».
Sulla parità scolastica, Giorgio Rembado, dell’Assopresidi, invita il ministro a tenere conto che «l’attuale sistema pubblico garantisce la scolarità del 94-95% della popolazione studentesca». «Più che sui principi - dichiara - l’attenzione va spostata sulle modalità attuative». Ma c’è chi, come Achille Massenti, dello Snals, solleva dubbi sull’utilità del «buono scuola»: «Nelle regioni in cui è stato introdotto non c’è stato un aumento delle iscizioni nelle scuole private. La libertà di scelta c’è già».
A inasprire il dialogo tra governo e sindacati ci sono ora anche le dichiarazioni del sottosegretario all’Istruzione, Valentina Aprea, che ieri, a Rimini, ha annunciato l’intenzione del ministero di «rendere i docenti sempre meno dipendenti». Un obiettivo che il sottosegretario ha messo al primo posto di una lista che prevede l’elaborazione di un decalogo deontologico per i professori; la ridefinizione di materie e orari di insegnamento; e l’individuazione di un modello di aggiornamento degli insegnanti. «Se si sta pensando di intervenire per legge su materie ora oggetto di contrattazione, come orari e stipendi degli insegnanti, l’opposizione sarà durissima», avverte Panini.
«Se il governo intendesse decidere cosa deve fare un insegnante e quanto pagarlo, la protesta di sindacati e professori sarà decisa» gli fa eco Massimo Di Menna della Uil Scuola. Non è servito a placare il sospetto dei sindacati neanche l’avere collegato a questo obiettivo il possibile adeguamento degli stipendi ai più alti standard europei: «Magari - commenta scettico Achille Massenti dello Snals - ma nel Dpef non c’è traccia di questo obiettivo».

Virginia Piccolillo


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Date: 25 Aug, 2001 on 08:17
Berlinguer: parole sorprendenti. La Cgil: così si va indietro di 5 anni
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