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Università, polemiche sui nuovi centri voluti da Tremonti
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1. Università, polemiche sui nuovi centri voluti da Tremonti
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da Il Corriere della Sera
6 ottobre 2003

IL CASO

Università, polemiche sui nuovi centri voluti da Tremonti

Bocciati i fondi per il Collegio d’Italia Ma passano, all’insaputa del ministro Moratti, i contributi per l’Iit

Si chiamano Iit, Istituto Italiano di Tecnologia, e Collegio d’Italia (da non confondere con il Collegio di Milano, novità destinata agli studenti più promettenti delle università milanesi). Sono per Giulio Tremonti quel che i Gracchi erano per Cornelia: i suoi gioielli. Entrambi, l’Iit e il Collegio d’Italia, erano stati inseriti nel decretone della Finanziaria, ad insaputa, pare, del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Ma il Collegio d’Italia non è passato. Come confermano al ministero dell’Economia, è stato il presidente del Senato, Marcello Pera, a suggerire una pausa di riflessione: secondo Pera, la nascita di una nuova Accademia merita una discussione parlamentare, un vero e proprio disegno di legge. L’altro, invece, «il Mit dei poveri» come lo hanno crudamente ribattezzato gli ostili, in Finanziaria è rimasto, nonostante la disapprovazione di un selezionato parterre. La novità lascia freddi molti rettori delle università italiane, la Confindustria, il commissario straordinario del Cnr Adriano De Majo, stretto collaboratore del ministro Moratti, il senatore di Forza Italia Franco Asciutti, presidente della commissione Cultura del Senato. Vigorosamente a favore sono invece i genovesi tutti, inclusa la locale associazione industriali: perché l’Iit avrà sede a Genova, mentre a Milano si insedierà, forse, il Collegio d’Italia, facendo così concorrenza non solo all’Accademia dei Lincei, ma anche al milanese Istituto delle Scienze e delle Lettere. Potete immaginare la contentezza degli accademici.
Quel che per ora è un caso che innervosisce i professori potrebbe, tra breve, diventare una grana politica: «Vedrete - già si minaccia nei corridoi delle università e anche tra Montecitorio e palazzo Madama -. Vedrete: maggioranza e opposizione si coalizzeranno. I franchi tiratori sono pronti». Asciutta la previsione del senatore Asciutti, presidente della commissione cultura del Senato e, come Tremonti, di Forza Italia: «Voteremo a favore solo quando avremo capito di che cosa si tratta. Ne ho parlato anche con Compagna dell’Udc, e la pensa come me».
Eppure, sulla carta, l’intenzione parrebbe ottima: non ci si lamenta sempre perché l’Italia investe poco nella ricerca e nei centri di eccellenza? Dov’è il problema se un ministro dell’Economia inserisce nella Finanziaria un corposo investimento, per l’appunto destinato a due nuove istituzioni di qualità? Il problema è che la forma prescelta per il battesimo ha suscitato dubbi, perplessità e sospetti: vorrà forse Tremonti farsi un’università tutta per sé, varandola senza discuterla con nessuno? Per dirla col professor De Majo, da poco commissario straordinario del Cnr: «Tremonti disistima l’università e in alcuni casi ha anche ragione». Di ciò si dà dunque atto al pragmatico ministro. L’accusa che segue, però, è di voler buttare via anche il bambino, insieme all’acqua sporca. E, sotto sotto, di volersi «allargare», come dicono a Roma. «In Italia ci sono istituti che lavorano bene, bisognerebbe concentrare le risorse e metterli in grado di dare il massimo - incalza il professor De Majo -. Invece, proprio mentre si tagliano i fondi a destra e a manca, il ministro dell’Economia, senza coinvolgere altri, destina centinaia di milioni di euro a un nuovo istituto. E del Cnr che ne facciamo? Lo buttiamo via?».
Undici commi declinano la natura e l’essenza dell’Istituto Italiano di Tecnologia: «E’ istituita la fondazione denominata Iit, con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese, l’alta formazione dei capaci e meritevoli e di curare i rapporti col sistema produttivo nazionale ed internazionale, nonché con organismi omologhi in Italia» si legge al comma 1. Al comma 5 si prevede la nomina di un commissario unico. Infine, in fondo, in corsivo, l’interessante previsione: «A favore della fondazione è autorizzata la spesa di cinquanta milioni di euro per l’anno 2004 e di cento milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2005 al 2014».
Cifre consistenti, che hanno suscitato le perplessità di Confindustria: «Perché non si investono questi soldi nel Politecnico di Milano o di Torino? - si è chiesto per esempio il direttore generale Stefano Parisi -. Sono istituzioni già inserite nei circuiti internazionali». Ai dubbi di natura economica si aggiungono i sospetti politici, avanzati all’interno della stessa maggioranza. Il senatore Franco Asciutti, matematico prestato al Senato della Repubblica, si mostra inquieto: «Non mi risulta che questo progetto di Tremonti sia stato discusso in Consiglio dei ministri e mi chiedo come mai il ministro dell’Economia invada il territorio del ministro Moratti. E poi: che senso ha spendere cento milioni di euro all’anno per creare una cosa nuova a Genova quando, nella stessa città, si tagliano i fondi a uno dei centri italiani d’eccellenza?».
Altre stanze, altre voci. Da Genova, per l’appunto. Nel suo laboratorio, il professor Gianmarco Veruggio, 50 anni, ricercatore del Cnr, guarda con malinconia il telefono: «Forse, tra un po’, ce lo taglieranno». Esagerato... «Per niente». Fondatore di Robot-Lab, un istituto di robotica che in una decina d’anni si è conquistato il rispetto dei giapponesi e degli americani, Veruggio è uno di quei cervelli che la Finanziaria dovrebbe trattenere: «Ma non rimarrò in Italia a vivacchiare fino alla pensione. Se quest’istituto sarà messo in condizione di funzionare, bene. Altrimenti... Ho dei contatti all’estero, vedrò. Peccato, però; quel che so, l’ho imparato con dieci anni di finanziamenti pubblici». Partendo da zero, Robot-Lab è riuscito ad arrivare a un bilancio di ricerca di mezzo miliardo di vecchie lire. Poi, nel 2001, il reparto ha chiuso. Dal ministero dell’Economia tranquillizzano: l’esperienza di Robot-Lab non andrà perduta, verrà assorbita dal nuovo Iit: «Sono un tecnologo, se si aprono nuovi centri di eccellenza non posso che esserne contento - replica il professore Veruggio -. Vorrei soltanto sapere qual è la verità, perché un giorno mi chiudono il reparto e un altro avviano nuove iniziative. I soldi ci sono o siamo in bancarotta?».

Maria Latella


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Date: 06 Oct, 2003 on 07:21
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