da AvvenireBonus: un segnale per l'investimento in educazione
di Maria Grazia Colombo
Vorrei svolgere alcune riflessioni circa la questione del buono a favore delle famiglie che hanno figli alle scuole paritarie (decreto Moratti-Tremonti). La prima esprime una certa soddisfazione: per la prima volta lo Stato italiano riconosce la centralità della famiglia come soggetto responsabile della scelta scolastica, perciò educativa dei propri figli. La questione infatti non è tanto il finanziamento come problema, ma la famiglia stessa che deve poter essere libera nella scelta della scuola più idonea per il proprio figlio. E la libertà non può essere teorica, astratta, "a pagamento", se no non è vera libertà.
Seconda riflessione: con tale scelta io genitore che mando mio figlio a una scuola paritaria sono riconosciuto dallo Stato come tutti gli altri genitori proprio perché tutte le scuole fanno parte di un unico sistema pubblico integrato che ha differenti gestori, lo Stato stesso e dei privati (legge 62/2000 sulla parità proposta e votata dal precedente governo). A dire il vero, questo contributo è proprio "misero" (120/150 euro per ragazzo), lo ha dichiarato anche un uomo di scuola quale Vittorio Campione, ex segretario di Berlinguer, aggiungendo inoltre che "il finanziamento ai privati è doveroso!". Col bonus alle famiglie, in definitiva, si offre un piccolo segnale che apre ad un investimento sull'educazione; un'iniziativa di sprone per tutto il sistema dell'istruzione, che è in attesa di vedere decollare la riforma.
Come Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) siamo da tempo impegnati in questo cammino, lungo e molto faticoso. Grazie ad esso ed ai rapporti costruiti con i politici più attenti siamo stati in grado di progredire ponendo un giudizio culturale.
Su un punto però occorre fare chiarezza: i soldi per la scuola statale non si trovano non perché alcune famiglie riceveranno 120 euro per aver mandato i figli alle scuole paritarie, ma perché ogni ipotesi di maggiori investimenti deve fare i conti nella scuola statale con il peso preponderante e sproporzionato del costo del personale.
Per ultimo mi pare doveroso esprimere anche la necessità che vengano finalmente definite le condizioni economiche a sostegno della concreta possibilità di scelta scolastica delle famiglie, introducendo (al di fuori ed oltre i nodi e i limiti delle "finanziarie") normative che - seppur con gradualità - sappiano dare certezza al diritto, individuando tempi e modalità precise e concrete di superamento della permanente situazione di disparità di trattamento economico tra cittadini che scelgono la scuola pubblica statale e coloro che scelgono l'altrettanto pubblica scuola paritaria.
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