Dall'Istruzione arriva una «proroga tecnica» in soccorso degli uffici territoriali

Maria Carla De Cesari

ROMA - Gli uffici scolastici provinciali avranno tempo fino a mercoledì 5 settembre per mettere ordine tra le sedi assegnate ai docenti destinatari, entro il 31 agosto, di contratti a tempo indeterminato. Si tratta di pochi giorni in più rispetto alla scadenza perentoria di fine agosto, concessi in via amministrativa, prima che la mano passi definitivamente ai dirigenti scolastici per la nomina dei supplenti sulle cattedre vuote dopo la tornata delle immissioni in ruolo. La dilazione di qualche giorno per gli adempimenti degli uffici provinciali, per far quadrare le assegnazioni "ritagliate" sull'organico di diritto con quelle derivanti dalla mappa "di fatto" dei posti a disposizione, si ricava dalla nota 2132 dell'Istruzione, datata 9 agosto. Nella comunicazione si prevede, infatti, che entro il 3 settembre gli uffici scolastici provinciali trasmettano ai capi di istituto le coordinate dei posti che devono essere coperti con supplenze, mentre ci sono altri due giorni per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, per ciascun insegnamento, la porzione di graduatoria riguardante i soggetti che hanno titolo a essere interpellati per i contratti a termine. Dunque, c'è un po' più di spazio per gli aggiustamenti, "perfezionando" la destinazione, anche se i contratti per le immissioni in ruolo - per avere valore economico, oltre che giuridico dal 1° settembre - dovranno essere stipulati entro il 31 agosto. Dal 6 settembre le graduatorie su base provinciale di quanti concorrono a una supplenza fino al termine delle lezioni devono essere pubblicizzate all'Albo dell'ufficio scolastico provinciale, nella "bacheca" delle scuole e su Internet; inoltre devono essere consegnate ai sindacati. A quel punto i dirigenti scolastici, per la prima volta, si misureranno con un'operazione che ha respiro provinciale: lo scorso anno, infatti, in mancanza del titolare l'avvio delle lezioni è stato garantito da parte del capo di istituto semplicemente con la conferma del docente in cattedra nel 1999/2000 o scorrendo le graduatorie di istituto. Invece, quest'anno l'operazione sarà complicata dall'obbligo di chiamata seguendo le graduatorie permanenti e dalla difficoltà degli insegnanti di rispondere all'offerta senza avere conoscenza delle altre chance a livello provinciale. A meno che le nomine per le supplenze non avvengano in modo coordinato, assegnando a una scuola in tutta la provincia il compito di effettuare le designazioni per una determinata classe di concorso. Per realizzare questo tipo di impostazione sta lavorando il direttore regionale della Lombardia, Mario Dutto: «Il presupposto - specifica Dutto - è l'accordo unanime dei capi di istituto cui compete il potere di nomina dal 1° settembre». Invece, Armando Pietrella, direttore regionale della Sardegna, ha programmato il calendario in modo da fare, oltre alle 1.100 nuove immissioni in ruolo, anche i contratti fino al termine delle lezioni. «Credo che la tempistica fissata dal ministro e la ripartizione dei compiti tra uffici provinciali e capi di istituto - dice Pietrella - rappresentino una sfida: il comportamento delle strutture fornirà a Letizia Moratti una traccia circa la riorganizzazione degli uffici dell'amministrazione sul territorio. Insomma, dalla risposta operativa dipenderà, in una certa misura, il nostro destino». Intanto, gli uffici sono alle prese con le ultime immissioni in ruolo dello stock ereditato dal 2000/2001 e con le prime chiamate relative al 2001/2002. Di sicuro, dovranno essere convocati in modo nominativo quanti sono inseriti nelle graduatorie del concorso per titoli ed esami, mentre per i docenti inclusi nelle "liste" permanenti si opterà per convocazioni collettive. Obiettivo è fare il maggior numero di contratti possibili, degli oltre 30.400 previsti, entro il 31 agosto. La svolta positiva, nei tempi delle procedure, è sottolineata da Antonio Antonazzo, leader del Cip (Comitato insegnanti precari), che chiede uno slittamento di qualche giorno nel caso in cui - soprattutto a causa delle rinunce - non si riescano a esaurire tutte le immissioni in ruolo.