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MORATTI
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1. MORATTI
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da il Corriere della Sera
giovedì 23 agosto 2001


Cercare di far partire subito, a pieno ritmo, l'anno scolastico non è solo un dovere, ma è un atto di giustizia perché le cattedre vuote, le lentezze e le inefficienze nel mondo della scuola hanno un effetto dannoso sugli studenti, sul loro rapporto di fiducia nei confronti della scuola e più in generale nei confronti delle istituzioni nella società civile. E sono ancora tanti i motivi di ingiustizia nella scuola italiana. Solo il 48% della popolazione adulta ha il diploma di scuola secondaria contro il 61 della Francia e l ' 84 della Germania. Nei Paesi industrializzati dell'Ocse l'Italia risulta ventunesima nella preparazione scientifica degli studenti e 23esima in quella matematica. Ed ancora: negli ultimi quarant'anni, su quasi 10 milioni di giovani che si sono iscritti all'università, i laureati sono stati poco meno di 3 milioni.
Queste diseguaglianze vanno eliminate perché incidono profondamente sul destino di milioni di giovani che, mancando dei necessari strumenti formativi, rischiano di non poter avere le stesse opportunità rispetto ai loro coetanei francesi, inglesi e tedeschi, cioè di quell'Europa di cui noi vogliamo essere una parte importante e decisiva. La nuova sfida alla quale siamo di fronte è quella dell'innalzamento della qualità dell'istruzione a chi non ha mezzi ma ha talenti e dell'eccellenza delle strutture scolastiche ed universitarie. Eccellenza significa ridare alla scuola la capacità di insegnare a ragionare criticamente, evitando gli appiattimenti di una struttura che trasmette solo fatti e nozioni.
Educare all'eccellenza del sapere, oggi, vuol dire aiutare i ragazzi a dotarsi di un metodo di ragionamento; significa aiutarli ad imparare a comprendere il presente conoscendo a fondo le radici della propria tradizione e identità culturale. Quindi a essere in grado di controllare e interpretare i mille saperi di una società che cambia continuamente. Solo così potranno essere i veri protagonisti della società dell'innovazione, leva indispensabile per ricreare condizioni di competitività per il nostro Paese.
Una recente indagine condotta dalla Commissione europea per un confronto di prestazioni tra i Paesi dell'Unione ha segnalato che su mille lavoratori italiani risultano solo 3,3 i ricercatori rispetto ai 5,28 della media europea, agli 8,08 degli Stati Uniti, ai 9,26 del Giappone.
Una società così complessa e mutevole richiede inoltre anche una nuova solidarietà scolastica. Solidarietà a scuola vuol dire che lo Stato, le Regioni, i singoli studenti e gli insegnanti devono aiutare i giovani che hanno meno talenti, in modo da non lasciarli indietro, affiancare chi non ha la fortuna di avere accanto una famiglia o una guida educativa. Ma solidarietà vuol dire soprattutto aiutare i ragazzi a vivere concretamente valori umani, morali e civili.
Questo nuovo progetto di scuola ha l'obiettivo di far crescere persone più preparate, persone più libere e responsabili, capaci di progettare il proprio futuro e quello della società.
Tutto ciò significa riqualificare l'istruzione pubblica che in Italia copre il 94% del sistema educativo, il primo passo per migliorare complessivamente il sistema scolastico nazionale, quindi tutta l'offerta formativa, pubblica e privata, realizzando concretamente il principio di parità.
Le famiglie devono poter partecipare di più a questo processo, e vanno messe nella condizione di fare delle scelte libere, tra scuola pubblica e privata, ma anche tra diverse scuole pubbliche, così come già avviene in tutta l'Europa.
La partecipazione deve andare di pari passo con le responsabilità. Al ministero spetta dare più qualità all'istruzione.
Agli insegnanti spetta accettare una configurazione di percorsi di lavoro e una valutazione del loro servizio come strumento di miglioramento della scuola nel suo complesso. E ai ragazzi spetta il dovere di studiare, di impegnarsi in tutte le attività scolastiche, cioè di adempiere a obblighi che costituiscono l'altra faccia del loro diritto allo studio.
La scuola è il luogo dove si apprende e si studia, con impegno e con rigore, dove i condizionamenti politici ed ideologici non possono essere ammessi.
Nella scuola è in gioco un bene che è patrimonio di tutti e non può essere di questa o di quella parte, poiché dentro la scuola sta il presente ed il futuro delle nuove generazioni, quindi la prima ricchezza del Paese.

Letizia Moratti


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Date: 23 Aug, 2001 on 16:36
MORATTI
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