Bocciato il federalismo in aula

ALESSIA TRIPODI

ROMA - Alle famiglie italiane non piace il federalismo scolastico. Secondo un'indagine Eurispes, condotta su un campione di 1.500 genitori, il 62,7% degli italiani è contrario all'ipotesi - contenuta nel ddl Bossi-La Loggia attualmente in discussione al Senato - di dare alle Regioni la potestà legislativa esclusiva in materia di organizzazione scolastica e di definizione dei programmi locali. Al Nord Est i voti contrari sono il 55,5% e al Nord Ovest la percentuale sfiora il 61%. La più alta quota di "no" si concentra però nelle regioni del Centro Italia (69,4 per cento). Solo il 22% degli italiani si dichiara favorevole, mentre il 15,3% non sa rispondere «a prova del fatto - fa notare l'Eurispes - che si tratta di un tema le cui implicazioni risultano ancora poco chiare e non è sempre facile pronunciarsi». I motivi del rifiuto del federalismo tra i banchi sono diversi. Il 28,5% degli intervistati si dice contrario perchè la devoluzione «rischia di produrre troppe differenze territoriali nella formazione e nella preparazione degli alunni» mentre per il 17,6% dei genitori «il sistema scolastico dovrebbe essere gestito solamente dal governo centrale». Il 16,6% del campione, infine, non è d'accordo perchè «il federalismo mette in pericolo il senso di identità e appartenenza nazionale che la scuola deve formare». Chi si dichiara favorevole, invece, lo fa soprattutto perchè è convinto che il federalismo a scuola «assicurerebbe una più efficiente organizzazione e gestione del sistema scolastico» (9,3%) e «favorirebbe l'integrazione della scuola con l'economia e le imprese locali» (8,9 per cento). Soltanto il 3,8% degli intervistati afferma che il federalismo «consente di elaborare programmi scolastici più coerenti con le necessità del territorio». La ricerca Eurispes ha analizzato i dati anche in base all'area politica di appartenenza: il 44,4% dei genitori di centro destra e il 33% di quelli di destra sostengono che il federalismo deve essere attuato nella scuola, mentre il 78,1% di quelli appartenenti all'area di centro sinistra è nettamente contrario. Scuola privata, non sempre è "doc". Un sondaggio Ricerca-Demoskopea scopre che solo il 26% degli italiani è convinto che l'istruzione a pagamento offra ai ragazzi una preparazione migliore. Tra i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 34 anni, poi, questo dato scende ancora, fino a toccare quota 21,9 per cento. Le scuole private piacciono soprattutto a chi risiede nel Nord est (30%), a chi appartiene all'area politica di centro destra (34,5%) e a coloro che possiedono solo la licenza elementare (37,7 per cento). Tra gli istituti privati, i più quotati sono quelli cattolici, indicati dal 26,4% degli intervistati. La formazione offerta da queste scuole raccoglie consensi soprattutto al Sud (31,9%), tra gli over 55 (41,8%) e tra casalinghe, pensionati e disoccupati (32,5 per cento). Prof italiani sottopagati. I nostri professori di liceo hanno buste paga inferiori alla media Ue, secondo un rapporto Eurydice, la rete di informazione sull'istruzione in Europa finanziata dall'Ue . Ma è anche vero, dice la ricerca, che i nostri professori lavorano meno dei colleghi europei: 748 ore l'anno, contro le 1072 in Germania e le 891 in Finlandia.