da Il Sole 24 Ore
4 Agosto 2003Piccoli telespettatori multimediali
Sono attivi, consapevoli e capaci di gestire contemporaneamente diversi mezzi di comunicazione. Sono i multitasking kids, bambini in grado di svolgere e controllare allo stesso tempo differenti attività, secondo la ricerca «Smart media data for kids» condotta dal centro media Carat a livello internazionale che evidenzia come per i piccoli utenti la televisione, così come lo schermo del computer, non è più soltanto un mezzo da subire passivamente, ma è diventata un terminale da cui si diramano nuovi stimoli audiovisivi: videoregistratore e Dvd, ma anche Playstation e videogiochi. «Guardare la tv rimane un'attività rilevante nel tempo libero, ma si sta trasformando», sottolinea Giuseppe Carangelo, responsabile ricerche tv di Carat Expert e curatore della ricerca. E aggiunge: «La crescita delle nuove attività ha cambiato e sta cambiando la tipologia di intrattenimento dei bambini. I bambini della nuova generazione non sono solo telespettatori, ma si stanno trasformando da viewers a users». Il trionfo del piccolo schermo. E sono un pubblico sempre più attento ed esigente. Per il target compreso tra i 5 e i 13 anni di età, infatti, la tv resta l'attività extrascolastica preferita in assoluto poiché occupa il 29% del loro tempo libero. Seguono poi il gioco (28%), lo studio (17%), le uscite (13%) e lo sport (6 per cento). I videogame (3%) e l'utilizzo del computer (2%) battono la lettura di libri e giornali (1%), ma anche la navigazione su Internet, ancora ferma allo 0,4 per cento. Il consumo di televisione è comunque inversamente proporzionale all'aumento dell'età: cresce nella fascia dai 5 ai 7 anni (33,8%) e diminuisce in quella dagli 8 ai 13 anni (27,8 per cento). Si allargano, però, le attività connesse al video: il 58% dei bambini tra i 5 e i 13 anni, infatti, possiede una console per videogiochi, il 94% un videoregistratore, il 55% un computer. Ancora limitata allƎ% la presenza del Dvd, con punte del 10% nella fascia di età tra i 12 e i 13 anni. «Abbiamo notato - commenta Carangelo - che il consumo televisivo è determinato ancora largamente dai ritmi della scuola. Il sabato e la domenica, infatti, l'ascolto cresce del 14% rispetto agli altri giorni della settimana». Ma è l'ascolto televisivo nel suo complesso a essere cresciuto: rispetto a cinque anni fa, l'audience del target bambini è salita del 10 per cento. La Pay tv. In particolare, mentre la televisione generalista ha perso colpi, la Pay tv e i canali satellitari hanno registrato una crescita della quota d'ascolto tra i più piccoli. I multitasking kids, infatti, amano la tecnologia e dominano con disinvoltura decoder e parabola. Nel periodo compreso tra gennaio 2002 e giugno 2003, la share della Pay tv del pubblico dei piccoli è aumentata dellƇ%, mentre quella della televisione generalista è calata dello stasso valore percentuale. La quota d'ascolto dei canali satellitari e a pagamento è passata infatti dal 3,9% al 4,9%, mentre quella dei canali generalisti è scesa dal 96,1% al 95,1 per cento. «La differenza può sembrare lieve, ma in realtà si tratta di un fenomeno da non sottovalutare - spiega Carangelo -. L'Italia è in ritardo di 4 o 5 anni rispetto al mercato inglese o a quello francese, ma si sta allineando a un percorso che dimostra come i bambini siano il traino principale, il main driver assoluto per lo sviluppo della Pay tv». Certo siamo ancora lontani dai numeri della Gran Bretagna, dove la share della Pay tv sul target bambini ha raggiunto il 40 per cento. Ma già oggi nel nostro Paese la penetrazione della Pay tv tra i bambini della fascia 8-12 anni è superiore del 40% rispetto a quella degli adulti. E la percentuale sale al 50% se si considera la fascia di età tra i 4 e i 7 anni. «I numeri sono destinati a crescere - conclude Carangelo - e per dimostrarlo, basta guardare al successo di canali come Disney Channel Italia».
CLAUDIA CASSINO
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