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Il pc? Il primo passo lo fece un italiano
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da Il Corriere della Sera
Martedì, 14 Agosto 2001

Pier Giorgio Perotto, ingegnere dell’Olivetti: ricevetti un dollaro simbolico. Venduti 40 mila esemplari

Il pc? Il primo passo lo fece un italiano

Nel 1964 fu creata «La Programma 101»: grande come una calcolatrice e con le prestazioni di un elaboratore


I quotidiani italiani hanno celebrato i 20 anni del personal computer: hanno raccontato storie, curiosità, lotte tra potenti produttori. Nessuno si è ricordato che il protagonista di questa rivoluzione informatica è stato un italiano. Siamo nel 1964. Pier Giorgio Perotto, docente del Politecnico di Torino, a capo di una équipe di ingegneri dell’Olivetti, dopo anni di studi e prove inventa una macchina che non esiste: in pratica è il primo personal computer. Viene chiamata, al femminile, «La Programma 101», il suo nomignolo familiare è «La Perottina». Il piccolo prodigio tecnologico è presentato a un’importante esposizione di New York nell’ottobre del 1965. «Sognavo una macchina amichevole alla quale delegare quelle operazioni che sono causa di fatica mentale e di errori - ricorda Perotto -, una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente, che immagazzinasse dati e istruzioni semplici e intuitive, il cui uso fosse alla portata di tutti, che costasse poco e fosse delle dimensioni degli altri prodotti per ufficio ai quali la gente era abituata. Dovevo creare un linguaggio nuovo, che non avesse bisogno dell’interprete in camice bianco». Sul mercato esistevano allora due classi nettamente distinte di strumenti di calcolo. Da una parte le semplici e diffuse calcolatrici da tavolo, ancora meccaniche e in grado di fare le quattro operazioni elementari o poco più. Dall’altra i primi elaboratori elettronici, che non erano facilmente accessibili sia per le loro enormi dimensioni, sia per il «linguaggio macchina» estremamente complicato. «La Programma 101» era il primo strumento al mondo che, con la dimensione di una comune calcolatrice, sapeva offrire le prestazioni di un potente elaboratore con una facilità e semplicità di uso accessibile praticamente a tutti.
Il successo fu immediato. I titoli dei giornali americani, dal New York Times al Wall Street Journal , sono eloquenti: «Il primo computer da tavolo del mondo»; «Un computer sulla scrivania. Noi potremo vedere un computer in ogni ufficio anche prima che ci siano due automobili in garage».
Qualche dato tecnico. «Per l’ingresso e l’uscita dei dati - racconta Perotto - pensai a una cartolina magnetica che poteva fungere anche come memoria permanente o archivio. E’ stata il prototipo degli attuali floppy-disc. La scheda consentiva la costruzione di biblioteche e programmi. Per la componentistica fu necessario ricorrere ai transistor: i circuiti integrati nel 1964 erano ancora oggetti sperimentali. Ma pensai a un sistema di montaggio automatizzato che dette luogo a dei gruppi elementari, i "micromoduli", che furono poi coperti da brevetto. La parte più delicata tuttavia era quella di creare un "linguaggio macchina" semplificato. Provando e riprovando trovammo un semplice sistema di sole sedici istruzioni, molto intuitive. Una sorta di "Basic" ante litteram».
L’Olivetti non era al tempo organizzata per mettere in vendita il nuovo prodotto: nel 1964 aveva infatti abbandonato l’elettronica, lasciando solo al gruppo guidato da Perotto il compito di ricerca.
«Quando uscì, "La Programma 101" si vendette praticamente da sola. Pur con questo handicap il successo commerciale fu lo stesso notevole e della "P101" vennero prodotti 40 mila esemplari. Ancora agli inizi degli anni ’80 molte "Perottine" erano regolarmente in funzione e normalmente usate. La Hewlett-Packard introdusse qualche anno più tardi un prodotto che violava alcuni miei brevetti. Accettò con correttezza di pagare quasi un milione di dollari alla Olivetti. Caso credo quasi unico nella storia dell’elettronica».
E a lei cosa ne venne? «Nulla o meglio un dollaro simbolico. Solo più tardi ebbi il riconoscimento prestigioso del "Premio internazionale Leonardo da Vinci" del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano».
Il nuovo strumento inventato in Italia non fu solo il primo personal computer della storia del calcolo, ma «fu anche il primo vero prodotto di informatica distribuito che aprì nuove strade nel mondo dell’elettronica», continua Perotto. Né la storia finisce qui.
L’Olivetti, convinta dal successo della «Programma 101», rientrò di nuovo nell’elettronica. «Il piccolo gruppo di coraggiosi progettisti da me diretto nel 1978 ebbe così la capacità di introdurre sul mercato un altro fondamentale prodotto innovativo, la Et101, vale a dire la prima macchina per scrivere elettronica del mondo. La Ibm e gli altri costruttori arrivarono ben dopo di noi».

Giorgio De Rienzo


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Date: 14 Aug, 2001 on 06:19
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