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E-government, i servizi pubblici in rete Italia all’estero con missionari tecnologici
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1. E-government, i servizi pubblici in rete Italia all’estero con missionari tecnologici
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da il corriere.it
Sabato, 19 Luglio 2003

UNA RIVOLUZIONE A PASSO LENTO. LA SFIDA, PORTARE LA DEMOCRAZIA DIGITALE NELLE ZONE DEPRESSE

E-government, i servizi pubblici in rete Italia all’estero con missionari tecnologici

Francesco Margiocco

«Nei prossimi cinque anni, l’e-government trasformerà il rapporto tra governo e cittadino. Dopo l’e-commerce e l’e-business, la nuova rivoluzione di Internet è l’e-government». Così scriveva nell’estate del 2000 il compassato Economist , preso da insolito entusiasmo. La profezia, per il momento, non si è avverata. La rivoluzione è in atto, ma procede a un passo più lento del previsto. Nell’attesa, gli esperti pubblicano libri e rilasciano interviste per spiegare ai comuni mortali il significato dell’espressione «e-government». La parola appartiene alla stessa famiglia delle e-mail e degli e-commerce: la vocale «e», lettera-simbolo della tecnologia avanzata e sinonimo di «elettronico», trasforma lo shopping in e-shopping e la mail (posta, in inglese) in e-mail, permettendo di comprare frutta, verdura o di spedire lettere agli zii d’America senza uscire di casa, semplicemente accendendo il computer e collegandosi a Internet. L’e-government è in sostanza il fornitore online dei servizi pubblici che snellisce la burocrazia e migliora il rapporto tra cittadini e amministratori.

DUE VELOCITA’ Il futuro della pubblica amministrazione avanza in due direzioni diverse e a due diverse velocità. Secondo una ricerca svolta per conto della Commissione europea dalla società di consulenza Cap Gemini & Young, nel settore dei servizi pubblici rivolti alle imprese l’e-government italiano dà ottimi risultati, mentre brilla meno in quelli rivolti ai cittadini. Sul fronte dei servizi online per le imprese l’Italia è settima in classifica su un totale di 18 Paesi - i 15 dell’Ue più Norvegia, Islanda e Svizzera - e vanta un primato. È infatti il primo Paese d’Europa ad avere introdotto la firma digitale, cioè la possibilità di firmare i documenti non su carta ma via video e di trasmetterli in questa forma alle pubbliche amministrazioni.
Nella classifica dell’e-government per cittadini, invece, l’Italia scende al 12° posto e l’Europa, in generale, è debole. Ciò dipende soprattutto dall’ineguale distribuzione di tecnologia nel mondo: secondo le stime dell’Unesco soltanto il 12% della popolazione mondiale - 800 milioni di persone - ha accesso a forme di tecnologie avanzata come Internet e la telefonia cellulare. In Italia, prevede l’Anfov, Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, anche nel 2006 le famiglie collegate alla rete non supereranno il 40%. L’Ue affronta il problema nel piano d’azione eEurope 2005 cercando di portare l’e-government nelle regioni meno sviluppate. A tal fine è previsto il possibile invio all’Italia di circa 2 miliardi di euro da destinare alle regioni del cosiddetto «obiettivo 1» a bassa intensità tecnologica, ovvero Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Sardegna e Puglia.


MISSIONI TECNOLOGICHE Ancora più lento è il processo tecnologico in atto nei Paesi in via di sviluppo, come Albania, Giordania, Mozambico e Nigeria, dove il governo italiano sta inviando suoi «missionari». Compito dei nostri esperti è quello di costruire e finanziare, di concerto con i governi locali e con le Nazioni Unite, progetti di e-government finalizzati all’obiettivo della «democrazia digitale». «Immaginate cosa accadrà quando Internet sarà a portata di tutti - dice il professor James Fishkin, docente all’Università del Texas -, e quando la grande maggioranza degli abitanti del mondo saprà usare il computer. Il lungo cammino verso l’e-government - conclude Fishkin - è soltanto agli inizi».


L’E-LEARNING Agli inizi è anche il cammino verso l’e-learning, l’apprendimento online. Per promuoverlo, il piano d’azione eEurope punta sulle università online e sull’informatizzazione delle scuole. Entrambi, in Italia, scarseggiano, ma i ricercatori dell’Anee, Associazione nazionale dell’editoria elettronica, assicurano un prossimo raddoppio dei corsi di formazione via Internet. Raddoppio reso possibile dal decreto congiunto Moratti-Stanca del 17 aprile 2003, che ha definito i criteri sia per la realizzazione di corsi a distanza da parte delle università italiane, sia per la nascita di veri e propri atenei virtuali, che esistono solo sulla rete, sul modello dell’inglese Open University. «Non che computer sostituiranno i professori, ma ci sarà un’integrazione tra il vecchio modo di insegnare e l’e-learning», sostiene il professor Gino Roncaglia, docente all’Università di Viterbo e coautore di «Internet 2000», la più diffusa guida italiana alla Rete. Nelle aule scolastiche italiane, però, i computer spesso scarseggiano, in media uno su trentaquattro alunni afferma l’Associazione italiana editori. Secondo il Ministero dell’Istruzione, invece, negli ultimi due anni il numero di computer nelle scuole è raddoppiato, avvicinandosi ai livelli europei, e l’informatizzazione delle scuole italiane è in stato avanzato di realizzazione.

L’E-HEALTH In stato avanzato di realizzazione sono anche altri progetti grazie ai quali, fra breve, i cittadini italiani potranno scegliere il medico di famiglia e prenotare le visite mediche in rete. L’Italia, insomma, raccoglie anche la sfida dell’e-health, i sistemi di sanità online, e si presenta alla Conferenza di Cernobbio con l’obiettivo di trasformare, grazie a Internet, la pubblica amministrazione, la scuola e la sanità.


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Date: 19 Jul, 2003 on 10:49
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