Docenti di religione: concorso e posto fisso
Sì alla legge Opposizione e sindacati divisi

ROMA - Sarà pure facoltativa la religione cattolica nelle scuole italiane. Ma da ieri di sicuro non è più precaria. I quindicimila insegnanti che impartiscono la dottrina ad alunni di materne, elementari e medie hanno avuto la legge che tanto attendevano. Il sospirato posto fisso. Saranno immessi in ruolo dopo aver superato un concorso e diventeranno a tutti gli effetti dipendenti dello Stato. Equiparati agli altri docenti, avranno contratto a tempo indeterminato, avanzamenti di carriera e se il vescovo dovesse revocare l’attestato di idoneità (indispensabile per insegnare), nulla sarà perduto. Messi in mobilità, potranno dirigersi verso altre materie, se ne hanno i titoli, oppure trovare lavoro in un altro settore della pubblica amministrazione. Il primo concorso sarà una sorta di sanatoria, potranno accedervi gli insegnanti con almeno quattro anni di servizio continuativo e coprirà il 70% dei posti disponibili. Il restante 30% continuerà ad essere assegnato con contratti a termine. Poi, ogni tre anni, nuovi concorsi su base regionale.
La legge, fortemente voluta dalla Casa delle Libertà, ha diviso l’opposizione fin dai tempi del suo annuncio, oltre un anno e mezzo fa. Approvata con 252 sì, 115 no e 13 astenuti, ha ottenuto il favore di Margherita e Udeur mentre si sono opposti Ds, Sdi, Rifondazione comunista e i Repubblicani di Giorgio La Malfa. Anche il sindacato è diviso, con Cisl soddisfatta e Uil e Cgil fortemente critici. «Due pesi e due misure», ha attaccato il responsabile scuola della Cgil Enrico Panini, riferendosi alle decine di migliaia di precari delle altre materie d’insegnamento che hanno già vinto un concorso ma non hanno ancora ottenuto il posto fisso a fronte di oltre 100 mila posti vacanti. E per Massimo Di Menna della Uil è «una legge profondamente ingiusta. Perché un docente di religione che perdesse l’idoneità potrebbe diventare docente in altra disciplina coprendo un posto che dovrebbe essere assegnato ad altri che ne hanno più diritto».
Soddisfatti invece gli esponenti del Centrodestra. Da Sandro Bondi di Forza Italia, per il quale «questi professionisti sono stati considerati per anni alla stregua di lavoratori di categoria inferiore», a Giovanni Didonè (Lega): «Una legge importante che riguarda una materia rilevante per la formazione dei nostri figli». E Riccardo Pedrizzi (An): «E’ un provvedimento atteso da 19 anni, che applica il concordato fra Italia e Santa Sede».
Non sono d’accordo però i socialisti dello Sdi. Dice Roberto Villetti: «Il delicato equilibrio raggiunto con la revisione del Concordato tra Craxi e la Chiesa è stato gravemente alterato». «Una legge incostituzionale», gridano i Verdi, mentre i Ds chiedono al governo di intervenire subito per l’immissione in ruolo degli altri precari.
Mentre la polemica sugli insegnanti di religione continua, il Consiglio nazionale pubblica istruzione ha dato parere favorevole allo studio di inglese e informatica nei primi due anni della primaria già a partire dal prossimo anno scolastico. Adesso il ministro Moratti emanerà il decreto definitivo. Ma le critiche non mancano anche in questo caso. Fedele Ricciato, segretario di Snals-Confsal, è certo che «la riforma non decollerà».

Mariolina Iossa

La legge

LA NOVITA’ Gli insegnanti di religione saranno immessi in ruolo dopo aver superato un concorso e diventeranno a tutti gli effetti dipendenti dello Stato. Il primo concorso sarà una sorta di sanatoria, potranno accedervi gli insegnanti con almeno quattro anni di servizio e coprirà il 70% dei posti disponibili

IL VOTO
La legge, voluta dalla Casa delle Libertà, è stata approvata con 252 sì, 115 no e 13 astenuti. Ha ottenuto il favore di Margherita e Udeur mentre si sono opposti Ds, Sdi, Rifondazione comunista e i Repubblicani di Giorgio La Malfa. Sulla legge i sindacati sono divisi: la Cisl è soddisfatta, la Uil e la Cgil sono critiche