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Alessandro Musumeci: «Per i nostri atenei informatici seguiamo il modello di Francia e Inghilterra»
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1. Alessandro Musumeci: «Per i nostri atenei informatici seguiamo il modello di Francia e Inghilterra»
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da Il Corriere della Sera
7 luglio 2003

L’ESPERTO DEL MINISTERO

Alessandro Musumeci: «Per i nostri atenei informatici seguiamo il modello di Francia e Inghilterra»

E-learning , formazione on line: un tema di cui si discute da anni, ma che oggi sembra essere giunto a una svolta, con l’entrata in vigore, il 29 aprile scorso, del decreto Moratti-Stanca che stabilisce i criteri didattici e tecnologici per ottenere l’accreditamento dei corsi di studio a distanza. «Per il ministero - commenta Alessandro Musumeci, direttore generale del Dipartimento di automazione informatica e innovazione tecnologica del Miur - è un impegno notevole; significa, in concreto, favorire la realizzazione di università telematiche che vengano incontro ai problemi degli studenti, in particolare lavoratori, una fascia che oggi non è molto seguita e ha difficoltà a seguire i corsi tradizionali. Senza dimenticare le potenzialità del life long learning , la formazione continua anche per chi è uscito dai tradizionali circuiti di studio. Un dato su tutti: in Gran Bretagna, il 9% degli iscritti alla Open University ha più di 55 anni».
La spinta ad approfondire il discorso sull’ e-learning è venuta sull’onda lunga degli ultimi dati Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico delle Nazioni Unite, che monitora i risultati nel campo dell’educazione) sulla dispersione universitaria: in Italia si laurea nei tempi previsti solo il 9% degli iscritti e la percentuale di chi consegue il titolo è ferma al 38%. Età media: 28 anni, con un ritardo di 4 anni sul resto d’Europa. Un dato drammatico, soprattutto per quanto riguarda l’incidenza dell’impegno lavorativo sugli abbandoni. La risposta, secondo gli esperti del ministero, può venire anche dalla formazione universitaria on line, un’esperienza che negli altri Paesi europei vede un tasso medio di completamento dei corsi pari al 70%.
E proprio dall’Europa arrivano gli esempi su cui costruire l’università telematica italiana: «Per individuare i parametri di qualità dei nuovi atenei on line abbiamo guardato principalmente alla Open University inglese e al Cned francese, per cercare di capirne peculiarità e errori. Va detto che noi, partendo per ultimi, abbiamo almeno il vantaggio di poter imparare da loro. In più, abbiamo scelto di affiancare al canale internet quello televisivo, già collaudato da anni con il Consorzio Nettuno, che conta oltre 30.000 studenti». E per quanto riguarda le garanzie di qualità? «Ovviamente il controllo dei parametri è fondamentale: nei prossimi giorni si insedierà una commissione di sette esperti, tutti professori universitari, guidata da Fabio Roversi Monaco. Avrà il compito di esaminare entro 45 giorni le proposte di università a distanza, valutando se possiedono i requisiti necessari. Poi, naturalmente, ci saranno delle verifiche periodiche. Proprio come negli atenei tradizionali».

Ga. Ja.


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Date: 07 Jul, 2003 on 05:31
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