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Caro ministro, salvi la musica nelle scuole di LUIGI BERLINGUER
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1. Caro ministro, salvi la musica nelle scuole di LUIGI BERLINGUER
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da Il Corriere della Sera
Giovedì 9 Agosto 2001

PROGRAMMI
Lettera aperta di Luigi Berlinguer all’attuale responsabile del dicastero della Pubblica istruzione

«Caro ministro, salvi la musica nelle scuole»

di LUIGI BERLINGUER *


Egregio ministro, vorrei rivolgerLe un caldo appello in favore dell’insegnamento obbligatorio della musica nelle scuole. Si tratta di recuperare un ritardo davvero troppo lungo. Sembra quasi incredibile, ma nel Paese del Bel Canto, a differenza di tanti altri Paesi, alla musica non è stata riconosciuta dignità all’interno della cultura scolastica, già dai tempi dell’Unità d’Italia e, successivamente, per scelta di Croce e Gentile. È una lacuna inspiegabile, sia culturalmente che pedagogicamente, perché la musica è emozione, richiama affetti, costituisce uno dei modi più naturali di esprimersi di un essere umano ed è insieme un lavoro difficile, duro, pedagogicamente formativo.
In questi cinque anni, con i governi di centrosinistra, abbiamo cambiato tutto e operato una rivoluzione. È stata invertita la rotta e posto in atto il recupero di un grave ritardo del nostro sistema formativo. Sono state, infatti, introdotte esperienze in tal senso sostenute dal finanziamento della legge sulle Autonomie scolastiche (440), sono stati creati laboratori musicali nelle diverse province, formati cori nelle scuole ed è stata istituita la Giornata Nazionale della Musica. Si è dato corso, in sostanza, di una nuova tendenza sperimentale. Successivamente, l’introduzione del nuovo curriculum della scuola base del primo ciclo ha compiuto un salto di qualità, inserendo l’obbligatorietà dell’insegnamento del fare musica. Parlo, sia chiaro, della scuola di tutti, non della preparazione professionale alla musica, che è altra cosa e spetta ai Conservatori.
In merito a questo aspetto della riforma c’è stato un articolato dibattito: con molte resistenze in certi ambienti dell’amministrazione e della scuola e con diverse idee tra i musicisti. Chi per privilegiare solo la musica classica, chi solo quella moderna o più popolare, chi (pochi, in verità) a favore del solfeggio, chi per forme strutturali e didattiche diverse.
Non sono mancati i problemi, uno dei quali è stato sicuramente la mancanza di docenti specificamente preparati e in numero sufficiente all’insegnamento della musica. Tutti problemi risolvibili con una programmazione degli obiettivi e la gradualità pluriennale necessaria. Tuttavia, il punto determinante era legato all’attuazione da subito del riordino dei cicli scolastici e del nuovo curriculum che ha previsto, appunto, l’insegnamento obbligatorio - si badi - non solo dell’educazione musicale e dell’ascolto, ma anche e soprattutto del fare musica da parte di tutti.
Purtroppo, il suo governo ha sospeso i cicli, li ha rinviati di un anno, smorzando gli entusiasmi di chi ci aveva creduto, sia fra gli educatori che tra i musicisti. Con la decisione che è stata presa si è rinviata così anche la programmazione degli obiettivi strutturali, la preparazione degli insegnanti, dei laboratori, l’acquisto delle attrezzature.
Vorrei farLe una proposta: in attesa che il governo e la maggioranza decidano cosa fare della nostra scuola si potrebbe intanto salvare questa conquista, lanciando un messaggio politico che l’assuma in tutto il suo valore, che incoraggi gli educatori e i musicisti nella creazione di questa nuova cultura pedagogica, che blocchi le resistenze e superi le divisioni. Le propongo cioè di sostenere da subito, economicamente, tutte le iniziative delle scuole che possono, in autonomia, utilizzare quella parte di musicisti e docenti già disponibili per continuare a costruire i laboratori musicali. Sostenga, signora ministro, le scuole che intendono applicare, in autonomia, questa novità del curriculum rendendo il fare musica obbligatorio intanto e almeno per la prima e la seconda elementare!
Naturalmente, questo non pregiudica l’istituzionalizzazione nel curriculum dell’insegnamento obbligatorio a regime che, Le preannuncio, noi continueremo a chiedere energicamente: essa potrebbe rappresentare per certo un momento di speranza nell’attuazione del processo di rinnovamento culturale, già avviato, della nostra scuola. L’introduzione di momenti di emotività, di partecipazione, di ricchezza di nuovi linguaggi sono - e devono continuare ad essere - gli ingredienti della scuola migliore per ciascuno.

(*) senatore, ex ministro della Pubblica istruzione


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Date: 09 Aug, 2001 on 09:52
Caro ministro, salvi la musica nelle scuole di LUIGI BERLINGUER
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