Hi-tech, il boom di tutti i giorni

di FRANCO CARLINI

Steve Ballmer, il Ceo di Microsoft, il 4 giugno ha scritto a tutti i dipendenti una lettera dal taglio strategico e riflessivo. Il testo è interessante soprattutto perché si inserisce appieno in una discussione più vasta, provocatoriamente aperta da Nicholas G. Carr, direttore della «Harvard Business Review». La tesi di Carr, esposta sotto il titolo «Le tecnologie dell'informazione non sono importanti», non è nuova, ma garibaldino è il piglio con cui viene proposta. Dunque, si dice, l'Information Technology non è più un «driver», un traino del successo delle imprese, perché tutti ce l'hanno e perché rappresenta ormai una commodity di base, come l’elettricità o il telefono: tutti devono averli, ma esserne dotati non aggiunge particolare valore. Dunque, è la fine di una «rivoluzione» ora divenuta normalità. Questo ragionamento non fa che dare veste teorica alla pratica attuale della gran parte delle aziende: «Fare di più con meno», ovvero riusare i molti investimenti informatici già fatti negli anni recenti per ottimizzare i processi, ma senza innovare. Ovviamente un messaggio come quello di Carr non piace a Microsoft. E infatti Ballmer così replica: «Non stiamo entrando in un'era post tecnologica, ché anzi portare il software al prossimo livello sarà una delle maggiori sorgenti di valore per i clienti». La Microsoft difende il suo business, ma in questo caso si può essere d'accordo. Certamente computer e connessioni costano sempre di meno e l'essere in rete è la regola e non l'eccezione, ma non per questo l'innovazione sembra essersi fermata; al contrario resta continuo il flusso di nuove proposte che vanno alla verifica del mercato. Alcune magari non ci riusciranno: per esempio la telefonia 3G potrebbe essere soppiantata rapidamente. Oppure, altro esempio, Napster è stato ucciso dagli avvocati, ma lo scambio di documenti «da pari a pari» oggi risulta interessante per le aziende. Insomma, la lista delle invenzioni non s’è esaurita. Magari non si tratta di invenzioni rivoluzionarie, ma ognuna di esse è in grado di scuotere equilibri e modalità operative che sembravano solidissime.

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