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L'Italia non rispetta i bimbi: 32 mila al lavoro
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da Il Nuovo

L'Italia non rispetta i bimbi: 32 mila al lavoro

La giornata mondiale contro il lavoro minorile organizzata dall'ILO: nel mondo infanzia negata per 246 milioni di bambini. Ma il fenomeno, dice l'Isat, è diffuso anche in Italia

di Alessandro Guarasci

MILANO - Sono almeno 246 milioni nel mondo i bambini costretti a lavorare, e 73 milioni hanno meno di dieci anni. Una cifra al di sopra di ogni aspettativa e che ha spinto l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, a indire per giovedì 12 giugno la seconda giornata mondiale contro il lavoro minorile. Asia del Sud, Sud Est asiatico, Africa e Europa orientale sono le aree dove il fenomeno è maggiormente presente, ma anche in Italia c’è chi sfrutta a fini economici i più piccoli. Secondo l’Istat, infatti, sono circa 32 mila i minori che lavorano nel nostro Paese, e di questi oltre 12.000 con un impiego continuativo.

In particolare, su tutto il pianeta, sono almeno un milione e 200 mila i bambini vittime del traffico, e quindi spostati da una nazione all’altra per essere impiegati anche in attività lavorative. Questi bambini sono impiegati in vari settori dell’industria in diverse parti del mondo, soprattutto nell’agricoltura dove sono esposti a prodotti chimici e a macchinari pericolosi. A nessuno di loro vengono offerte reali possibilità di vivere un’infanzia normale, di ricevere una vera educazione o di aspirare a delle condizioni di vita migliori.

Come era prevedibile, il rapporto dell’ILO mette in luce che sono soprattutto i Paesi del Terzo Mondo ad essere interessati da questa forma di sfruttamento, con particolare riferimento all’Asia e al Pacifico, dove troviamo circa 127 milioni di bambini sfruttati. Nell’Africa sub-sahriana, inoltre, un piccolo su tre è impiegato in un’attività economica. Ma anche le nazioni industrializzate non ne sono immuni, tanto che in Occidente sono circa 2,5 milioni i minori che lavorano.

Ma, nel dettaglio, quali sono i settori dove c’è il maggior impiego? Per il 70% l’agricoltura, la caccia, la pesca industriale o l’industria del legno. L’8% dei minori sfruttati è poi coinvolto nelle industrie manifatturiere, e questo permette spesso di abbattere anche del 70% il costo della manodopera. Un altro 8% è attivo nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, la ristorazione e il settore alberghiero; mentre un ulteriore 7% lavora nei servizi comunitari e sociali come i lavori domestici. E non mancano le vittime: ogni anno circa 22.000 minorenni muoiono sul luogo di lavoro.

Ormai è dal 1919 che si parla di lavoro di minorile e solo nel 1999 si è arrivati ad una convenzione, ratificata da 138 Paesi, tra cui l’Italia, per adottare misure al fine di sconfiggere questo malcostume. Nella finanziaria 2003, il governo italiano è intervenuto per distinguere lo sfruttamento dalla collaborazione familiare, la Camera a gennaio ha chiesto al governo di istituire un’etichetta etica per indicare le merci prodotte senza sfruttare il lavoro dei bambini, ma finora i risultati sono stati inferiori alle attese. Molti parlamentari chiedono ora un’azione della Confindustria e delle Camere di Commercio per controllare e sanzionare quelle aziende che fanno ricorso a manodopera minorile.

(12 GIUGNO 2003, ORE 8:25)


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Date: 13 Jun, 2003 on 08:13
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