Il rilancio di Gates e i rischi del duopolio

di FRANCO CARLINI

L’accordo appena firmato tra Microsoft e America Online-Time Warner formalmente segna la fine di un conflitto durato quasi otto anni. Con 750 milioni di dollari finisce così la guerra dei «browser», Netscape contro Internet Explorer, dove la prima, oggi posseduta da Aol, lamentava di essere stata espulsa dal mercato con sistemi scorretti. Ma questo patto, se chiude con reciproca soddisfazione una storia passata, è importante specialmente per quello che rappresenta per i prossimi anni, durante i quali le reti multimediali esploderanno per davvero. Lo conferma la dichiarazione rilasciata da Mauro Meanti, amministratore delegato di Microsoft Italia: «Questa relazione è l'inizio di una nuova era nel campo dell'esperienza digitale». Un'era appunto, non una fase. Quella cifra vistosa, che potrebbe apparire una follia da New Economy, in realtà non è il risarcimento delle scorrettezze pregresse, ma il gettone che Microsoft paga per l'ingresso nei magazzini digitali di Time Warner (cinema, musica e televisione). La quale non sarà obbligata a usare i software di Bill Gates, ma certo risulta fortemente incentivata a farlo. Grazie a questa firma solenne i due maggiori portali Internet al mondo, Aol e Msn, lavoreranno in sintonia e si attrezzano a gestire (leggi vendere) contenuti digitali protetti dalle copie (anche quelle a fini personali) con le tecnologie software di Microsoft. Per i più piccoli concorrenti, come Apple e Real Network che stavano approfittando dell'inerzia dei giganti nel mercato della musica in rete, è una preoccupante minaccia. In ogni caso la grande causa antimonopolio sui «browser» finisce paradossalmente delineando un oligopolio a due sul terreno del futuro ovvero sull'impacchettamento dei contenuti multimediali per l'Internet così come per i nuovi cellulari. Quella che sta sorgendo sotto i nostri occhi è dunque una Microsoft 2.0, una versione rinnovata e corretta dell'azienda che fu di Bill Gates e che ora è spinta con irruenza da Steve Ballmer: si prende atto della fine della centralità del Pc e delle relative piattaforme di base; si difende con i denti il «cuore» dei pacchetti da ufficio, ma ribassandone i prezzi. Soprattutto si va in cerca di nuovi clienti nel grande mondo dell'intrattenimento. La forza sta in un tesoretto di cassa da 46 miliardi di dollari, ma la debolezza sta nel fatto che molti territori sono già saldamente presidiati.

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