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«I giovani meno lontani dai giornali»
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1. «I giovani meno lontani dai giornali»
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da Il Corriere della Sera
25 maggio 2003

Segnali di miglioramento nello studio di Eurisko. Quest’anno 430 mila studenti coinvolti nel programma del «quotidiano in classe»

«I giovani meno lontani dai giornali»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

BAGNAIA (Siena) - Batti e ribatti, le distanze si sono accorciate. I ragazzi raccontano come vorrebbero i quotidiani e, sorpresa, si scopre che il desiderio non è poi così lontano dalla realtà. Certo: se il linguaggio fosse più «brioso», magari si appassionerebbero di più alla lettura, ma in fondo va bene anche così. Ci fosse meno politica, ci sarebbe più spazio per argomenti «davvero interessanti» (quelli legati al mondo giovanile, per esempio), ma sono sempre in meno a chiederlo (29% quest’anno, un anno fa era il 39). Che è successo? Che la buona abitudine alla lettura in classe ha fatto il miracolo di rompere il ghiaccio, così la strada che fa incontrare ragazzi e quotidiani si è fatta un po’ meno faticosa. Lo dice la ricerca dell’Eurisko presentata ieri al convegno «Crescere fra le righe», sulle colline senesi: più i ragazzi leggono e più gli viene voglia di farlo. «E’ aumentata la frequenza - attacca Remo Lucchi, amministratore delegato dell'istituto di ricerca -. I ragazzi chiedono che il quotidiano li aiuti a capire il mondo raccontando con semplicità i temi più ostici, ma senza eliminarli». Insomma, niente scorciatoie: il mondo degli adulti è fatto anche di economia e di politica estera. Tanto vale cominciare a capirci qualcosa.
La platea dei direttori e degli editori presenti alla Bagnaia (la tenuta di Marisa e Andrea Riffeser Monti) tira un mezzo sospiro si sollievo: sono tre anni che l’operazione «Quotidiano in classe», sponsorizzata dall’Osservatorio giovani-editori (tre i soci fondatori: Rcs-Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Poligrafici editoriale), fa arrivare i giornali nelle aule, coinvolgendo quest’anno 430.000 studenti. E, per la prima volta, il complicato rapporto dei ragazzi con la carta stampata lascia spazio a qualche lampo di ottimismo. «I ragazzi sono tutti d’accordo: se si vuole imparare a ragionare, bisogna leggere il giornale, perché la tv da sola non basta», spiega Giuseppe Minoia, presidente Eurisko. Visto dai ragazzi (presenti al convegno in 70, da 10 città), il giornale è «ginnastica per la mente», insegna a parlare in modo più ricco (58%), a scrivere meglio (55%), a sostenere una discussione senza farsi smontare dal primo che passa (32%), a ritagliarsi una posizione nella società (22%).
Ma di numeri ce ne sono anche altri, ben più amari. Li concentra tutti nell’apertura dei lavori il presidente dell’Osservatorio, Andrea Ceccherini, perché a nessuno venga l’idea di montarsi la testa: l’Italia ha 128 lettori ogni 1.000 abitanti (ci superano persino Thailandia e Romania), solo un adulto su quattro legge il giornale e, quando si parla di ragazzi fra i 14 e i 19 anni, si precipita a uno su dieci (ma nel 2001 erano il 6,5%: dunque un po’ di ottimismo ci sta bene). Giuliano Amato, arrivato fresco da Bruxelles, riassume la ricerca così: ma che bravi questi ragazzi «più disponibili a leggere i giornali così come sono». Certo una bella fetta si perde ancora dietro i tabloid, «che fanno intrattenimento, non informazione». Il compito dei giornali, continua Amato, è proprio traghettarli tutti verso il quotidiano «serio». Ci riusciranno? I direttori (Ferruccio de Bortoli del C orriere della Sera , Guido Gentili del Sole 24 Ore , Marcello Sorgi della Stampa , Giancarlo Mazzuca del Quotidiano nazionale , Roberto Casu dell 'Unione Sarda e Giovanni Pepi del Giornale di Sicilia) snocciolano le iniziative per arrivarci: linguaggio più chiaro, grafica curata. Oggi si ricomincia: altra infornata di direttori e di studenti, per continuare a parlarsi.

Daniela Monti


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Date: 25 May, 2003 on 09:39
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